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Il gip del tribunale di Gela, Lirio Conti, comincerà lunedì a interrogare gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta «Athena», accusati, a vario titolo, di avere creato, tra la Sicilia e la Calabria, una rete di istituti scolastici privati, in cui, dietro pagamento di vere e proprie tariffe (da tre a cinquemila euro), era possibile conseguire diplomi facili. L’operazione, eseguita dalla Guardia di finanza dopo tre anni di indagini, ha portato all’arresto di 7 persone ai vertici delle scuole private indagate, all’obbligo di firma per altre 13 e alla denuncia a piede libero di 205 tra insegnanti compiacenti (sono 158 accusati di falso), studenti che ne avevano tratto beneficio, amministratori, e ispettori scolastici pubblici corrotti, e il sequestro di beni immobili per 2 milioni di euro. Almeno 400 i diplomi illegali rilasciati nell’anno scolastico 2005-2006, preso a campione. Tutto veniva pianificato: false presenze in classe degli studenti (a volte residenti a centinaia di km di distanza), compiti preparati dai docenti, esami pilotati con la compiacenza di esaminatori e ispettori scolastici dello Stato. Perno del sistema truffaldino era l’istituto paritario tecnico commerciale e per geometri «Michelangelo Buonarroti», di Gela,che aveva aperto succursali a Licata con il commerciale «Ettore Majiorana», il socio-psico-pedagogico «Vittorino da Feltri», l’odontotecnico «Ugo Foscolo», e a Palma di Montechiaro, con il tecnico-commerciale «Ugo Foscolo». Nell’inchiesta figurano coinvolte anche scuole private di Cosenza, Catania e di alcuni comuni della provincia etnea come Biancavilla, Scordia, Giarre. Questi i nomi degli arrestati: Emanuele Cassarino, di 52 anni di Gela, gestore dell’istituto «Michelangelo»; Ernesto Calogero, di 41 anni, di Catania; Giuseppe Malfitano, di 44 anni, di Licata; Patrizia Calvo, di 40 anni di Rosolini (SR); Giovanni Rapidà, 45 anni di Licata; Luigi Rizzari, 43 anni di Catania, Libero Lise, di 48 anni di Cosenza.

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