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Si allarga il fronte delle indagini, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia guidata dal procuratore Piero Grasso, sui presunti affondamenti di navi con rifiuti tossici. Oggi, infatti, nella sede della Dna di Via Giulia si è svolta una riunione di coordinamento alla quale hanno partecipato – oltre a Grasso ed ai competenti magistrati della Dna – i magistrati delle dda di Catanzaro, Reggio Calabria, Potenza, Firenze, della Procura di Livorno e di Paola. «Abbiamo suddiviso gli ambiti delle indagini per evitare sovrapposizioni ed è stato deciso – ha spiegato al termine della riunione il procuratore Grasso – che la Dda di Catanzaro contatterà le istituzioni governative per capire chi, tra i vari ministeri o il Cnr ecc, possa mettere a disposizione le tecnologie più avanzate per il recupero dei fusti e l’analisi del loro contenuto in piena sicurezza oltre che per la ricerca di eventuali altri relitti». Per quanto riguarda i prossimi atti di indagine, Grasso ha aggiunto che «la Procura di Reggio e quella di Catanzaro procederanno al più presto all’interrogatorio congiunto di Francesco Fonti». La riunione è servita anche, ha spiegato Grasso, per «ricostruire tutte le acquisizioni processuali raccolte finora dai vari uffici». Adesso rimangono da accertare – ha proseguito – «eventuali ulteriori contenuti oltre a quelli visibili nel relitto localizzato al largo di Cetraro. Per quanto riguarda le ipotesi di altre ‘navi dei velenì, attualmente si tratta soltanto di affondamenti sospetti in luoghi genericamente indicati che quindi richiedono approfondite ricerche». Grasso ha ricordato che «una intelligente ricerca presso i Lloyd’s di Londra aveva accertato trenta affondamenti sospetti avvenuti negli anni Ottanta e Novanta davanti alle coste italiane, ma quelli riferibili a rifiuti tossici sulla base degli elementi acquisiti si contano sulle dita di una mano».

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