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Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha rinunciato al Lodo Alfano e il pm Henry John Woodcock rimetterà la sua querela per diffamazione avviata ai tempi dell’inchiesta “Vallettopoli” quando tra gli indagati, oltre a Vittorio Emanuele di Savoia, c’era anche il portavoce del politico, Salvo Sottile. «Da magistrato e da uomo di Stato – ha fatto sapere il pm in una nota diffusa dal suo legale Bruno Larosa – ritengo doveroso rimettere querela nei confronti di chi ha dimostrato leale collaborazione tra istituzioni e, soprattutto, fiducia nell’azione della magistratura. La sensibilità istituzionale del presidente Fini – continua Woodcock nella nota – compensa le pur gravi offese arrecatemi dalle sue dichiarazioni dell’epoca». L’epoca a cui fa riferimento l’ex pm di Potenza ora in servizio alla procura di Napoli, è il mese di giugno del 2006, quando, durante la trasmissione “Porta a porta” in cui si parlava delle intercettazione telefoniche utilizzate dal magistrato nelle sue inchieste, l’allora leader di An disse che Woodcock era «noto per una certa fantasia investigativa, chiamiamola così». Poco dopo lo definì «personaggio verso il quale il Csm avrebbe già da tempo dovuto prendere provvedimenti» e in un’altra occasione, replicando a Francesco Rutelli, disse che «Woodcock, in un Paese serio, avrebbe già cambiato mestiere». Il pm fece allora partire una querela per diffamazione nei confronti dell’uomo politico. In fase di udienza preliminare, dopo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Erminio Amelio, l’avvocato di Fini, Giulia Bongiorno, aveva sostenuto che l’uomo politico «parlò nella sua veste di parlamentare» e ne chiese il proscioglimento ma il gup di Roma, Marina Finiti, nella sua ordinanza di invio degli atti alla Camera, definì «non evidenti le ragioni della funzione parlamentare» da parte di Fini al momento della trasmissione. Quando Fini divenne presidente della Camera, il procedimento penale nei suoi confronti fu sospeso per il lodo Alfano che prevede appunto la sospensione del procedimento che riguardi una delle prime quattro cariche dello Stato “in ogni stato e fase” in cui si trovi. Fini ha formalmente rinunciato al lodo «mostrando – è il parere di Woodcock – leale collaborazione tra istituzioni e fiducia nell’azione della magistratura».

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