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LA NOTIZIA è che a Potenza venti tifosi del Ravenna hanno potuto seguire la loro squadra senza nessun problema, nonostante la chiusura del settore teoricamente a loro riservato. Il tifo più sano batte la burocrazia e i suoi ritardi, il tutto rimanendo nell’ambito della legalità. E’ la storia di copertina di questa domenica, che va necessariamente raccontata e fa onore alla città e alla sua cultura sportiva.
Il provvedimento di inibizione all’uso della curva per gli ospiti era arrivato in settimana dalla Questura, ma sin da subito aveva lasciato spazi di manovra. Il divieto derivava dall’inagibilità di quella specifica porzione di stadio per la mancanza di un’adeguata copertura a livello di telecamere, come richiesto dalle nuove disposizioni in materia di sicurezza. Non comportava però una limitazione per la vendita dei biglietti. Tecnicamente quindi nessuno poteva impedire ad un cittadino di Ravenna (o di qualsiasi altra parte d’Italia) di acquistare entro la mattinata il tagliando per assistere regolarmente alla partita in un altro settore. Diverso è quando, per stringenti ragioni di ordine pubblico, oltre a vietare la trasferta si limita la vendita dei biglietti ai soli residenti della provincia o della città dove si svolge l’evento. Non era questo il caso.
Analizzata correttamente in tal senso la situazione, in settimana si sono avviati i contatti tra gli esponenti del tifo organizzato potentino e gli omologhi ravennati. Il tutto facilitato da un incrocio calcistico poco meno che inedito e quindi dall’assoluta mancanza di conflittualità, reale o presunta. Gli sportivi rossoblu che si sono proposti come registi dell’operazione non hanno lasciato nulla al caso: si è pensato di ospitare i ravennati nel settore distinti, sondando opportunamente la disponibilità (ma non c’erano dubbi, ndr) dei tradizionali occupanti di quella che è ora denominata “tribuna laterale scoperta”. Ottenuto l’ok, i sostenitori romagnoli intenzionati ad affrontare il lungo viaggio hanno inoltrato via fax copia dei loro documenti ai colleghi potentini, che hanno acquistato per loro conto i tagliandi associati a ciascun nominativo.
Dall’antefatto passiamo a ieri: in mattinata i circa venti giallorossi hanno raggiunto il capoluogo lucano in treno, accolti con la dovuta ospitalità in stazione. Arrivati nei paraggi dello stadio sono rimasti piacevolmente sorpresi dall’accoglienza più che amichevole. Ai cancelli sembrava esserci un inghippo: i dirigenti della Digos hanno controllato nuovamente la corrispondenza del nominativo indicato sul tagliando e hanno chiesto al pacifico gruppo di temporeggiare un attimo prima di acconsentire all’ingresso. Il motivo lo rivela in sala stampa il presidente Postiglione: “Mi sono fatto garante con la Questura per la sistemazione dei tifosi del Ravenna – spiega – la presenza di sciarpe, bandiere e striscioni aveva portato le Forze dell’Ordine a procedere con maggiore cautela ma la società ha messo a disposizione quattro steward che hanno gestito la presenza degli ospiti in assoluta tranquillità”.
Sicuramente quel che resta è un messaggio costruttivo. Si può rimanere nell’ambito della legalità aggirando prescrizioni che finiscono per essere troppo limitative. Basta un po’ di buon senso e di cultura sportiva. Potenza ha dimostrato che da queste parti abbondano. Da questa storia ne escono tutti bene: tifosi rossoblu, società e ospiti. Applausi.
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