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di ADRIANO MOLLO
Tirato per la giacca nella polemica sull’area metropolitana di Reggio, dopo lo
scambio di accuse tra il presidente della Regione Agazio Loiero e il sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti, il presidente del consiglio regionale Giuseppe Bova (nella foto), decide di affidare il suo pensiero ad una nota diffusa dal suo portavoce. Una lunga riflessione per dire «basta alle polemiche» e invitare
rappresentati politici e istituzionali a «lavorare tutti insieme al bene comune». Poi nel pomeriggio, nel durante una conferenza stampa in consiglio regionale, rispondendo a una domanda sui buoni rapporti con il sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti, sottolinea che «sono trasparenti e rispettosi di ruoli e funzioni» e di non capire perché «in questi giorni sia stato fortemente criticato». La città metropolitana – puntualizza Bova – non ci è stata regalata da nessuno. Noi non volevamo pennacchi o campanili, ma vere opportunità per far crescere una vasta area che va da Gioia Tauro a Taormina, per far restare i tantissimi giovani che
hanno ripreso la via dell’emigrazione verso il nord del Paese».
«Perché‚ negarci queste opportunità?», si chiede il presidente, sottolineando che «con la città metropolitana non abbiamo sottratto nulla ad altre aree della Calabria».
Bova bolla la discussione che nè seguita come «volgare, altamente offensiva e piccina». Nella nota diffusa dal portavoce mette in evidenza come «ogni occasione» sia utile per mettere in pratica «il vecchio teatrino» che trane spunto
dalla decisione della Camera di far diventare dieci le aree metropolitane, da nove quali erano originariamente ipotizzate, «nella logica antica che oltre Napoli o Bari non si dovesse comunque procedere». Così la pietra dello scandalo – osserva il presidente – diventa che Reggio di Calabria e la sua provincia».
Il presidente del Consiglio regionale parla di come «irresponsabilmente», volano «parole in libertà e offese gratuite ed anche pezzi importanti del Pd e del Pdl, che hanno rilevanti responsabilità amministrative, mentre in Parlamento
hanno votato uniti, qui si dividono. Se non lo avessi sotto gli occhi – aggiunge – non ci crederei. In nessuna delle altre nove regioni italiane osserva – in cui sono state istituite le aree metropolitane c’è stata divisione e nemmeno discussione su questo; da noi sì.
Ci si riempie la bocca di paroloni, evocando irresponsabilmente vecchie divisioni di campanile che con la situazione di oggi non c’entrano proprio nulla». Secondo Bova «il confronto deve essere civile, pacato, veritiero; l’opposto di una
lunghissima, velenosa campagna elettorale tesa a strumentalizzare tutto e il contrario di tutto. Una discussione nel merito – aggiunge – ci farebbe affermare che la futura Città metropolitana avrebbe tutte le prerogative della vecchia Provincia e qualche altra in più, quale la responsabilità della pianificazione e delle reti. Potremmo, ancora, facilmente rilevare come qualsiasi attenzione
nazionale ed europea sulle altre aree metropolitane del nostro Paese avrebbe ricadute automatiche e positive anche sulla Calabria. Più in generale, – osserva Bova – l’ammodernamento dei collegamenti tra queste aree finirebbe per riguardare l’insieme della realtà italiana e calabrese. Messina e la sua provincia rappresentano così non il rischio (come sostiene il presidente Loiero ndr) o la divisione, ma la chiave per l’Area metropolitana dello Stretto».
Per Bova «questo è il momento dell’audacia, dell’autonomia, dell’assunzione piena della responsabilità». Bova ricorda di aver posto la questione della Città
metropolitana in Consiglio regionale nel 2003 «e, su questa strada, – dice – ho continuato nei periodi successivi. Nelle passate settimane ho lavorato, assieme a tanti altri, perchè questa buona idea si realizzasse. Così continuerò a fare,
con testardaggine, convinto, come sono, che l’esempio sia il seme del germoglio successivo». Sulla vicenda interviene anche il capogruppo del Pd in consiglio
regionale Nicola Adamo per dire «basta». «Ho la sensazione – dice Adamo – che il confronto non sia sull’opportunità o la giustezza della scelta votata dalla Camera
dei Deputati. Mi pare evidente, infatti, che ci sia un uso strumentale di tale questione per definire e anticipare un profilo di propaganda elettorale intorno alla leadership regionale. Se si insiste su questa strada si finisce con il riaccendere infauste contrapposizioni municipalistiche che produrrebbero più danni di quanto sia avvenuto agli inizi degli anni ’70».

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