X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

Dopo una deposizione durata un’ora e mezza, arriva la rivelazione shock del collaboratore di giustizia lametino, Giuseppe Angotti di 41 anni chiamato a deporre al processo “Progresso”per la tentata estorsione contro il commerciante di autoricambi di via del Progresso, Rocco Mangiardi (ora sotto protezione dopo che il 9 gennaio scorso ha indicato in aula i suoi presunti estortori) proprio mentre stava per essere chiuso il collegamento in videoconferenza avverte i giudici: «Attenzione, questa è gente spietata disposta a tutto. Siete in pericolo pure voi come lo sono stato io a dicembre scorso quando hanno tentato di farmi del male».
A questo punto il presidente del collegio giudicante, Giuseppe Spadaro già destinatario di minacce, ha chiesto al pentito: «Voi chi?». E Angotti ha precisato: «Lei presidente Spadaro e il pubblico ministero Dominijanni».
A quel punto, prima di sospendere l’udienza, Spadaro ha invitato Dominijanni (nella foto) ad approfondire quanto svelato dal collaboratore. Lo stesso Dominijanni ha annunciato che presenterà domanda di trasferimento.
Un’ora emezza dunque di deposizione del pentito Angotti, carpentiere, sposato con una sorella dei fratelli Notarianni che, per il pentito, sono affiliati alla cosca dei Giampà. Uno dei presunti esponenti, Pasquale Giampà, è imputato in questo processo insieme all’impresario edile Antonio De Vito e Battista Cosentino.
«Sono stato obbligato a sposare la sorella dei Notarianni», ha detto Angotti rispondendo al pm. «I mie cognati dividevano i proventi delle estorsioni con Giampà “Il professore” e poi con Pasquale, l’odierno imputato, detto “mille lire”, quello che è vivo perchè un altro Pasquale è morto».
Angotti ha anche riferito che tra «i Notarianni e Franco Giampà c’è una parentela perchè un mio cognato ha sposato la nipote del “professore”Giampà».
«Via del Progresso indiscutibilmente è la via dove i miei cognati facevano le estorsioni a nome dei Giampà», ha rivelato ancora Angotti.
Il pentito ha detto di non aver partecipato direttamente lui ad estorsioni o altro, ma di averlo appreso dai suoi cognati: «i bastardi ( intendendo Lo Gatto e De Vito) vanno in giro con i miei soldi mentro io puzzo di fame». E ancora, di aver appreso dai cognati che «De Vito era considerato il “principino” e che gestiva i soldi del professore, un mio cognato mi risulta che quando doveva prestare soldi ad usura si rivolgeva a De Vito».
Ha rivelato pure che Battista Cosentino «custodiva armi, un giorno mio cognato gli diede una pistola in una busta, ho visto il calcio di questa pistola».
Angotti poi ha raccontato di aver lavorato con l’impresa D’Alessandro e Gigliotti: «Dissi a mio cognato e supplicai Pasquale Giampà per farmi pagare lo stipendio ma Giampà mi rispose che di me non gli fregava niente perchè lui doveva recuperare 10.000 euro da questa impresa che sottostava ai Giampà».
E sulla presunta estorsione a Mangiardi, il pentito ha raccontato di essere a conoscenza che non voleva pagare e che i suoi cognati andavano da lui a prendere materiale, presentandosi a nome dei Giampà».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE