5 minuti per la lettura
E’ finito finalmente in manette, il superlatitante Giovanni Strangio, 30 anni, arrestato ieri sera ad Amsterdam dalla polizia insieme al cognato, Francesco Romeo. Strangio è ritenuto dagli inquirenti l’organizzatore e l’esecutore materiale della strage di Duisburg, in cui furono assassinate sei persone.
Le vittime della strage, avvenuta davanti il ristorante da Bruno il giorno di Ferragosto del 2007, erano tutte appartenenti alla cosca Pelle-Vottari, contrapposta a quella dei Nistra-Strangio nella faida di San Luca (Reggio Calabria).
Le persone uccise nella strage furono Sebastiano Strangio, di 39 anni, titolare del ristorante; i fratelli Francesco e Mario Pergola, di 20 e 22 anni, che lavoravano nel ristorante; Marco Marmo, di 25, Tommaso Venturi, di 18, e Francesco Giorgi, di 17.
L’uomo agì grazie all’appoggio di un commando venuto da San Luca e composto da almeno quattro persone ed i complici dell’arrestato non sono stati ancora identificati, nonostante la polizia sia da tempo sulle loro tracce.
Secondo l’accusa, la strage sarebbe stata compiuta per vendicare l’assassinio della cugina, Maria Strangio, uccisa a San Luca il giorno di Natale del 2006. Una delle vittime della strage, Marco Marmo, infatti, era sospettato di essere il responsabile dell’uccisione di Maria Strangio.
I due arresti sono stati compiuti «grazie all’impegno dei ragazzi della squadra mobile di Reggio Calabria e dello Sco di Roma», ha commentato il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.
Strangio era inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, e al momento dell’arresto è stato trovato in compagnia della moglie e del figlio. Secondo quanto è emerso dalle indagini, obiettivo dell’agguato in cui morì Maria Strangio sarebbe stato, in realtà, il marito della donna, Giovanni Nirta, considerato uno dei capi della cosca Nirta-Strangio.
L’uomo era stato scarcerato pochi mesi prima della strage dopo essere stato arrestato perchè trovato in possesso di una pistola ai funerali di Maria Strangio. Proprio lui aveva espresso propositi di vendetta per l’agguato contro Giovanni Nirta costato la vita alla moglie di quest’ultimo.
Giovanni Strangio, in Germania, era titolare di due pizzerie considerate dagli investigatori basi logistiche per gli affari della ‘ndrangheta in Germania. Lo stesso ristorante da Bruno, davanti al quale avvenne la strage di Duisburg, sarebbe stato utilizzato dalla cosca Pelle-Vottari per nascondere armi. Romeo, invece, era ricercato dal 1997 con l’accusa di traffico internazionale di droga.
LA REAZIONE ALL’ARRESTO
«Confuso e sorpreso, al punto da non riuscire a dire una sola parola». Così gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria descrivono Strangio nel momento dell’arresto. «Quando abbiamo fatto irruzione nell’appartamento e lo abbiamo immediatamente bloccato – ha detto un funzionario – Strangio, che era in pigiama, è apparso disorientato e quasi non rendersi conto della situazione. Evidentemente il fattore sorpresa è stato determinante».
Secondo gli investigatori, non pensava che la polizia avrebbe insistito sulla traccia investigativa che conduceva in Olanda, dopo che a novembre era stato arrestato il cognato, Giuseppe Nirta, e si sentiva tranquillo. «Pensava che in Olanda, dopo l’arresto di Nirta a novembre – ha aggiunto il funzionario – non ci saremmo tornati più. Ed invece in Olanda ci siamo rimasti perchè era la pista giusta». Strangio e Romeo avevano un’enorme disponibilità di denaro perchè pagavano tutto in contanti per non lasciare tracce. I due, inoltre, avevano documenti di riconoscimento falsi. Gli uomini della sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Reggio, diretta da Renato Panvino, anche dopo l’arresto di Strangio e Romeo, sono rimasti in Olanda per proseguire le indagini.
L’ESTRADIZIONE
Intanto è stata già avviata la procedura di estradizione per trasferire in Italia Giovanni Strangio e Francesco Romeo. I tempi perchè i due vengano trasferiti in Italia, secondo quanto riferito dagli investigatori, dovrebbero essere brevi anche per gli accordi in tal senso e la collaborazione tra l’Italia e l’Olanda.
L’ANTEFATTO
Era il Carnevale del 1991, quando, per un banale scherzo tra ragazzi (lancio di uova e arance), vennero uccisi due giovani ed altrettanti ne rimasero feriti. Quell’episodio si lasciò dietro una scia di morte e violenza che sembrava interminabile, poi una lunga tregua pareva aver posto definitivamente fine alla mattanza. Ma la guerra tra clan riprese, probabilmente causata dalla gestione dei traffici illeciti, primo fra tutti quello di droga. Il 25 dicembre del 2006, un commando armato di fucile mitragliatore, sparò nel mucchio per uccidere Giovanni Nirta, uscito da poco dal carcere, ma i proiettili freddarono la moglie di quest’ultimo, Maria Strangio, e ferirono un bambino di cinque anni. Questo episodio segnò la ripresa delle ostilità. E così, all’attacco simbolico di Natale seguì quello del ferragosto del 2007, quando sei persone, presunti appartenenti al cartello Pelle–Vottari vennero assassinate a Duisburg, davanti al ristorante «da Bruno», gestito da una delle vittime. Fu quello il fatto di sangue più eclatante mai commesso dalla ‘ndrangheta al di fuori dei confini nazionali. Da quel momento, anche per la rafforzata presenza dello Stato nella Locride e per le fortissime pressioni da parte delle forze dell’ordine, i capi bastone delle due fazioni avviarono i «negoziati» che si conclusero con una nuova pax mafiosa.
IL PERSONAGGIO
E’ uno specialista nella cattura dei latitanti Renato Cortese, il dirigente della Squadra mobile di Reggio Calabria che ha coordinato l’operazione che ha portato all’arresto ieri sera ad Amsterdam di Giovanni Strangio, latitante per la strage di Duisburg.
Sono tante le persone ricercate che Cortese ha arrestato nel corso della sua carriera. Il più importante è stato l’imprendibile boss di Cosa nostra Bernardo Provenzano, bloccato a Palermo, l’11 aprile del 2006, dopo 43 anni di latitanza. Un’esperienza che Cortese ha raccontato di recente ad un gruppo di studenti di Reggio Calabria definendola «una grande vittoria di quadra ed un’esperienza indimenticabile». Cortese, 44 anni, originario di Santa Severina (Crotone), in polizia da oltre 20 anni, è stato a lungo a Palermo, dove ha diretto la Squadra mobile. È passato poi al Servizio centrale operativo, incarico nel corso del quale ha arrestato Provenzano.
Dopo l’arresto del boss di Cosa nostra, Cortese, promosso per meriti di servizio primo dirigente, nel 2007 è stato nominato dirigente della Squadra mobile di Reggio Calabria, dove ha coordinato le indagini sulla faida di San Luca e sulla strage di Duisburg del giorno di Ferragosto del 2007.
«La determinazione e la caparbietà – ha detto Cortese, raccontando l’esperienza della cattura di Provenzano – sono essenziali per raggiungere un obiettivo. Alla fine vengono sempre premiati e non bisogna mai arrendersi davanti alle prime difficoltà». Il suo punto di riferimento sono i giovani. «Credo molto in loro. Se le cose cambieranno – ha detto – sarà soprattutto merito loro».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA