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Poca attenzione in Calabria verso le malattie infettive? A parere degli esperti e degli studiosi sembrerebbe proprio di si. È quanto emerso nel corso del Convegno scientifico nazionale «L’infezione da HBV: una nuova era?» promosso dalla sezione calabrese della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), presieduta dal professor Vincenzo Guadagnino, Direttore della Cattedra di Malattie Infettive dell’Università Magna Graecia, tenutosi presso il Campus di Germaneto nei giorni scorsi. Aperto ad infettivologi, gastroenterologi, biologi, medici di medicina interna e di medicina generale, il convegno si è avvalso del patrocinio dell’Università, Cattedra di Medicina Sperimentale e Clinica «Gaetano Salvatore», di quello dell’Azienda Ospedaliera Mater Domini, dell’Ordine dei Medici della Provincia di Catanzaro e del Gruppo Epatologico Calabro-Siciliano. «Nell’ambito della gestione terapeutica dell’infezione – ha detto Guadagnino – certamente stiamo vivendo una nuova era; grandi sono i progressi conseguiti e numerose sono le opzioni oggi disponibili che alimentano un significativo ottimismo. Siamo in possesso di terapie efficaci sul controllo della replicazione virale il cui principale obiettivo è prevenire/interrompere la progressione verso la cirrosi, l’insufficienza epatica e l’epatocarcinoma». Nel corso della riunione scientifica è stato, quindi, affrontato e dibattuto il problema del residuo sommerso epidemiologico, evidenziato da una recente indagine effettuata in Sicilia e Calabria dalle due rispettive sezioni della SIMIT. «Tale studio – ha sottolineato Guadagnino – ha chiaramente dimostrato l’esistenza di un calo di livello di attenzione sulla infezione da HBV sia da parte dei pazienti che da parte dei curanti con un conseguente insufficiente impegno nella prevenzione della diffusione dell’infezione da HBV specie nell’ambito intrafamiliare».

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