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Ad accendere la fiamma olimpica a Tokyo 1964 è il velocista Yoshinori Sakai, nato a Hiroshima il giorno in cui la città veniva distrutta dalla bomba atomica
AD accendere la fiamma olimpica dei Giochi di Tokyo del 1964 è il velocista Yoshinori Sakai, nato a Hiroshima il giorno in cui la città veniva distrutta dalla bomba atomica. Insomma, un’apertura simbolica e commovente, dopo che il Giappone per la mancata edizione del 1940 ha atteso per 24 anni di poter organizzare le Olimpiadi. Questa volta il medagliere è conteso più che mai tra Usa e Urss, con gli americani che conquistano più ori e i russi che si aggiudicano nel complesso più trofei. L’etiope Abebe Bikila ripete il successo di Roma e arriva primo nella maratona, mentre la ginnasta sovietica Larisa Latynina, proprio con i successi di Tokyo, raggiunge il record di 18 medaglie olimpiche.
Dopo il Giappone, l’organizzazione dei Giochi tocca al Messico. È il 1968, un anno denso di avvenimenti di grande rilievo, e la repressione nel sangue della protesta studentesca da parte dell’esercito messicano rischia addirittura di far saltare le Olimpiadi. In un primo momento si crede che l’altitudine di Città del Messico possa creare dei problemi agli atleti e invece si rivela un grande aiuto, tanto che molti record vengono battuti e se ne stabiliscono di nuovi molto longevi. Tra gli atleti che si fanno notare, uno passerà alla storia: è Dick Fosbury, che rivoluziona il salto in alto con la sua tecnica dorsale. I velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos alzano il pugno chiuso durante una premiazione per protestare contro il razzismo: vengono espulsi dal Villaggio Olimpico, ma il loro gesto resta nella memoria collettiva.
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