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SONO rimasti bloccati allo stadio di Messina i circa 170 tifosi del Catanzaro che hanno seguito la partita, conclusa 1-1, per il campionato di Lega Pro. All’andata i sostenitori della squadra calabrese sono stati portati nell’impianto sportivo con taxi messi a disposizione dalla Questura dopo che si è scatenato il caos allo sbarco dei traghetti. Ma al ritorno i taxisti si sono rifiutati di intervenire e alla fine è stata una compagnia privata di pullman a mettere a disposizione due mezzi nei quali si sono dovuti stringere in 170.
Il caos si è scatenato all’andata, quando i supporter, appena scesi dall’imbarcazione, non hanno trovato i bus che li avrebbero dovuti portare allo stadio. E i messinesi sono entrati in contatto con i rivali lanciando oggetti e brandendo cinghie. I catanzaresi hanno risposto lanciando bottiglie. E’ volata anche qualche pietra, ma nessuno è rimasto ferito. Poi è dovuta intervenire la polizia che ha disperso i tifosi siciliani e ha consentito di far salire i calabresi sui taxi precettati dalle autorità.
A fine gara però i tassisti hanno rifiutato di prendere a bordo i tifosi del Catanzaro, con problemi di ordine pubblico attorno allo stadio. «La vicenda è assurda – afferma Giuseppe Brugnano, del Coisp Calabria, della Digos di Catanzaro – la partita è considerata ad alto rischio per i rapporti tesi tra le due tifoserie. Quelli calabresi non hanno trovato i pullman per essere trasferiti in sicurezza allo stadio per un disaccordo tra Comune e la società di calcio del Messina. La ‘carovanà di taxi percorso un chilometro è stata assalita».
«Adesso basta – aggiunge Brugnano – non solo occorre togliere i poliziotti dagli stadi, ma chiediamo che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, attivi accertamenti sul prefetto di Messina, e se il caso lo rimuova, per la gestione dell’ordine pubblico: avrebbe potuto precettare dei bus o proibire la trasferta dei tifosi del Catanzaro».
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