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La prima domanda è la più diretta. Perché Potenza? Perché un importante imprenditore della Marca Trevigiana ha intenzione di fare calcio in Basilicata? Non è tempo di benefattori quello che stiamo vivendo. E Renzo Corvezzo, 55 anni, già dal primo approccio mostra quella concretezza che l’ha portato ad eccellere nel suo settore di riferimento. Entrato nel 1975 nell’azienda agricola di famiglia situata nei territori di Cessalto e Motta di Livenza, l’ha portata a riconosciuti standard di qualità arrivando nel 2014 al restyling del marchio e alla decisione di ampliare gli orizzonti.

Dicevamo, perché Potenza?

Sono un imprenditore con una grande passione per il calcio, che per svariate ragioni non posso più portare avanti a Treviso. Ho sempre applicato alla gestione di una società sportiva gli stessi concetti imprenditoriali e organizzativi che regolano le mie aziende. Di Potenza conosco la storia e il prestigio della piazza, me ne ha parlato il mio amico Maurizio Notaristefani e stiamo vedendo cosa si può fare, insieme anche ai dirigenti potentini che ho avuto modo di conoscere qualche giorno fa. 

Da imprenditore, avrebbe degli interessi in questa avventura?

Certamente. La mia azienda ha deciso di espandere al Sud il mercato del prosecco biologico Doc Treviso. Abbiamo bisogno di un’importante operazione promozionale e credo che una squadra di calcio possa rappresentare il veicolo giusto. Voglio mettere in chiaro che si tratta di un investimento a medio-lungo termine, altrimenti non avrebbe senso.

Sta promettendo un solido futuro al Potenza?

No, non faccio promesse e preferisco far parlare i fatti. Da imprenditore posso dirvi che l’obiettivo è la Lega Pro, perché voglio fare calcio professionistico. Ma va raggiunta programmando, senza fare il passo più lungo della gamba. La prima stagione in D può essere anche di consolidamento e transizione.  

Ma nella nostra prima chiacchierata ci ha fatto capire che non entrerebbe subito in società.

Intendo partire con una forte sponsorizzazione, che possa dare al club la giusta tranquillità. Nel frattempo sarà costituita la Srl e in un secondo momento, se le cose dovessero procedere per il meglio, nulla esclude un mio coinvolgimento più diretto come ho fatto a Treviso.

Ecco, ci racconti com’è andata lì. Due campionati vinti, la scalata fino in Prima Divisione, poi una retrocessione e la mancata iscrizione in C2. Treviso con lei ha ritrovato il calcio professionistico per poi perderlo nuovamente dopo quattro anni.

Ho preso la società in Eccellenza, nel 2010, dopo il fallimento della gestione Setten che aveva raggiunto anche la Serie A. Abbiamo chiesto e ottenuto il ripescaggio in D, iniziando da lì una cavalcata entusiasmante. Con la guida tecnica affidata a Diego Zanin sono arrivati il primo posto in D nel 2011, dopo un lungo testa a testa col Venezia, e l’anno successivo anche la promozione dalla Seconda alla Prima Divisione. Nel corso della stagione 2012-’13, preso da impegni di lavoro che non mi consentivano distrazioni, ho fatto l’errore di affidarmi a persone sbagliate nella gestione. La stagione è terminata con la retrocessione e quella di non iscriversi è stata una scelta imprenditoriale, non legata alla mancanza di disponibilità economica. Ho capito che non era più il caso di fare calcio a Treviso e ho chiuso saldando ogni pendenza. Rispetto il territorio dove opero ma voglio anche essere rispettato.

Un principio che varrà anche per Potenza?

Sicuro. I professionisti contabili incaricati stanno lavorando per chiudere a breve l’accordo. Conto per l’inizio della prossima settimana di essere lì da voi e spiegarvi di persona  il progetto che abbiamo in mente io e i miei amici che mi hanno convinto a scegliere questa città.

Twitter @pietroscogna

 

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