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RIO DE JANEIRO – Un’atleta brasiliana del Volley Soverato, squadra del campionato italiano di Serie A/2, ha rivelato a un blog sportivo verdeoro di essere stata licenziata senza giusta causa e accusa il club calabrese di discriminazione. Secondo l’opposta Jaline Prado de Oliveira, il presidente del Soverato, Antonio Matozzo, l’avrebbe «maltrattata e minacciata moralmente». «Mi ha detto che se non avessi fatto più di 30 punti a partita – ha dichiarato la giocatrice a ‘UOL Esportè – mi avrebbe mandato via e fatta estradare dal Paese». «Sono stata trattata come un cane», ha aggiunto l’atleta, che ha deciso di fare causa contro la società di pallavolo, che l’ha acquistata nel luglio scorso. «Ho messo tutto in mano a un avvocato», ha affermato Jaline Prado, che gioca in team italiani dal 2006. «Le minacce sono iniziate a dicembre: sono stata zitta perchè avevo bisogno dello stipendio, ma ora basta», ha concluso.
«Mai minacciata, mai maltrattata. Anzi, ha sempre avuto tutto da me. Basti pensare che ancora vive a Soverato in un appartamento messo a disposizione della società. Il problema è che ha un disturbo al ginocchio che le impedisce di giocare». Così Antonio Matozzo, presidente della Volley Soverato, replica alle accuse della giocatrice brasiliana Jaline Prado de Oliveira. «E’ stata messa fuori squadra – ha detto Matozzo all’Ansa – perchè, dopo averle fatto firmare il contratto, è venuta fuori una risonanza magnetica che dimostra che ha un disturbo serio al ginocchio. Le abbiamo detto: se vuoi giocare firma e ti assumi la responsabilità di eventuali infortuni. Non sapevamo del problema quando le abbiamo fatto firmare il contratto. Nonostante questo, nel periodo in cui è rimasta qui, in 10 mesi le abbiamo dato, tra stipendi ed altro, 50 mila euro. Duemila euro li abbiamo pagati prima che firmasse ed ogni volta che aveva bisogno anticipavo io il denaro che le serviva, anche per andare dal medico. Adesso ci ha fatto causa ed il suo avvocato dice che un ortopedico di sua fiducia sostiene che può giocare. Allora si assuma lui la responsabilità. Ma allora perchè ha rifiutato l’artroscopia ed una visita specialistica. Se dice di essere sana e di poter giocare, perchè non si trasferisce in un’altra società dove la vogliono, visto che adesso è libera essendosi rotto il rapporto fiduciario che la legava a noi? E perchè continua ad occupare il nostro appartamento quando ha un biglietto pagato da noi per il Brasile per tornare a casa?». Anche la vicenda dei 30 punti a partita, secondo Matozzo, è strumentalizzata. «Spesso – spiega – mi ha chiesto degli anticipi sullo stipendio ed io glieli ho sempre dati. Allora, per spronarla, le dicevo: adesso però fammi 30 punti, ma non era una pressione, era uno stimolo. È sempre stata trattata con i guanti. La chiamavo affettuosamente ‘cioccolatino’. L’abbiamo presa perchè doveva essere la nostra punta di diamante, ma in campo non saltava neanche. Sono fortemente amareggiato – ha concluso Matozzo – per questa vicenda. Una giocatrice di prestigio si dovrebbe solo vergognare di tenere questo atteggiamento».
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