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REGGIO CALABRIA – Domenica prossima, 2 dicembre, alle ore 11 presso lo stadio di San Cristoforo a Reggio Calabria va in scena una nuova sfida dell’Heliantide Reggio Calabria, squadra che milita con profitto nel campionato di serie B di rugby che sfiderà la Partenope di Napoli.
Una partita come le altre? Indubbiamente no. Ma lo abbiamo chiesto Scott Palmer. Infatti, sopo un iter burocratico infinito, la formazione reggina può finalmente schierare il “pezzo da novanta” del proprio mercato, il neozelandese Scott Palmer appunto. Nell’ambiente del rugby è conosciutissimo, ha giocato e vinto con le casacche di Padova e Benetton Treviso tra gli altri, ha vestito la maglia della Nazionale Italiana da naturalizzato. Se volessimo fare un paragone con il calcio, è come se Pirlo ritornasse alla Reggina o la Viola firmasse Carlton Myers per capirci.
Lo abbiamo incontrato e ci ha parlato di lui e soprattutto della sua scelta.
Cosa ci fa Palmer a Reggio Calabria?
«Sono venuto qui grazie alla proposta dell’avvocato Liberati, il nostro presidente, per cercare di far crescere il rugby calabrese. Finalmente potrò scendere in campo per una partita ufficiale e francamente non vedo l’ora come se fossi al mio esordio in campo».
Che impressioni si è fatto dell’ambiente sportivo reggino?
«C’è molto movimento tra tutte le squadre: calcio, basket, volley. Forse manca qualche squadra nella massima serie, magari toccherà a noi del rugby, magari proveremo a emulare le imprese di calcio e basket e l’attuale tricolore della Pro Reggina nel calcio a cinque femminile. Quest’anno sarà dura conquistare la promozione ma ci proveremo. Al momento abbiamo la testa dedicata alla sfida di Napoli. Giochiamo partita dopo partita e poi si vedrà. Il mio esordio avviene solo ora perché ho avuto un problema di tesseramento. Purtroppo il visto che ho sempre avuto per giocare il serie A non è valido per la serie B. Dopo una serie di chiarimenti sono dovuto rientrare in Nuova Zelanda a Wellington. Adesso, finalmente è tutto risolto. C’è stata un po’ di amarezza. Io ho giocato anche in Nazionale, sono naturalizzato italiano e tutto questo era assurdo».
In tanti dicono che il rugby è uno sport in chiara crescita, sport fatto di veri valori. Cosa vuol dire per lei?
«È stato sempre grande parte della mia vita. Ho iniziato a giocare quando avevo solo 4 anni. Il rugby è modo di vivere, ci ho sempre creduto e ci credo ancora: è uno stile di vita. Allenarsi, l’approccio mentale, è una disciplina che forse nella mia vita ho dato per scontato: questa è la palla ovale che voglio passare ai miei compagni che, non sono professionisti ma devono fare questo con impegno e con la giusta mentalità vincente. Non sono molti i segreti per far bene. Lo spirito di gruppo è fondamentale. Siamo in tanti che vanno in campo. Siamo quindici più sette riserve. Bisogna centrare l’obiettivo e bisogna capire tutti cosa vogliamo fare. Se sei avanti di venti punti o indietro di venti devi avere la forza di recuperare e di non mollare mai. Quando il gioco diventa duro c’è questa tendenza di mollare: il vero rugbista non molla mai».
Le cronache mondane hanno illuminato la figura dello sportivo Palmer grazie a una relazione con Elisabetta Canalis. Cosa c’è di vero?
«Parlano di tante cose: gossip su gossip. Io sono qua a concentrarmi e giocare. Ho avuto un po’ di fortuna nel conoscere quella ragazza ma adesso penso solo al rugby».
Vuole lasciare un messaggio ai suoi compagni?
«Non aspettate me per fare tutto perché io non posso fare tutto. È uno sport di squadra. Io posso dare il mio meglio se tutti diamo il mio meglio. Spero che loro lo capiscano: sarà dura contro quindici napoletani che cercheranno di “bastonarmi”. Io ho maggiore esperienza ma alla fine siamo il quindici e dobbiamo vincere in quindici».
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