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FINALISTA al prestigioso Premio Tenco e in due categorie: nella sezione 1: per l’ “Album in assoluto dell’anno” con Pascouche; e nella sezione “Canzone singola” con il Fado del partigiano.
Non poteva bissarre meglio Antonio Pascuzzo la sua partecipazione al blasonato Tenco dove era già risultato tra i finalisti nel 2011 con Rossoantico. Per Pascuzzo – catanzarese d’origine ma di stanza a Roma oramai da anni – questa ‘“entrée” nella rosa dei finalisti 2015 è legata, però, a doppio filo al suo primo album da solista: “Pascouche ”, appunto. E a voler scorrere i nomi degli altri finalisti c’è da essere soddisfatti. Basti pensare, per rendere la cifra, che nella prima sezione Pascuzzo si trova in compagnia di Francesco De Gregori, Carmen Consoli, Fabi, Silvestri, Gazzé, Paolo Conte, Cammariere. E non son tutti. Nella seconda sezione, poi: Bersani/Pacifico/Guccini con “Le storie che non conosci”, per dirne una. Insomma Pascuzzo se la gioca e alla grande. E vedremo cosa succederà alla finalissima quando le targhe Tenco saranno consegnate dal 22 al 24 ottobre nell’ambito di “Fra la via Aurelia e il West – dedicato a Francesco Guccini”, in programma al teatro Ariston di Sanremo.
«Sono molto felice di essere insieme e alla pari con artisti che hanno segnato il mio percorso – commenta a caldo l’artista che ormai ha appeso al chiodo la toga da avvocato – Felice di essere per la seconda volta al Tenco: lo considero un onore. Il Tenco è ancora un’isola nella canzone d’autore». «Felice ed emozionato – aggiunge – anche perché sono finalista in due categorie: miglior album e miglior canzone. Al di là di tutto, però, quello che per me è importante è fare ascoltare il mio album e il mio concerto». “Pascouche”, dunque. Presentato quest’estate anche in Calabria con un live a Copanello organizzato dall’associazione Venti d’autore, il disco è dedicato a Pino Daniele. Un lavoro corale con la partecipazione di diversi artisti, questo primo lavoro da solista. Un viaggio alla ricerca di vecchi e nuovi compagni dai quali Pascuzzo riceve in dono i cromatismi sonori del fado e del calypso. Echi cubani, suoni balcanici; note di swing, blues, rock e manouche, appunto. Parole e musica con i testi che si muovono anche sul terreno della ricerca estetica. Da “Un bacio” con “l’amore che scoppia come una rivolta” ispirata al bacio di due atlete russe, alla struggente “Calabrisella” ispirata alla storia di Fabiana Luzzi. E tra le quattordici tracce anche “Le berte”, pezzo struggente incastonato in una dimensione favolistica con cui è raccontato un viaggio della speranza dagli esiti disperati, quando abbracciarsi nell’abisso è l’unica alternativa, mentre intorno cantano le berte, uccelli stanziali nel canale di Sicilia. Un modo diverso di raccontare l’orrore e la morte …E poi Il Fado del partigiano: seconda traccia dell’album dove il fado portoghese è una chiave di lettura per cantare la Costituzione; dove il ritmo incalzante accompagna la fotografia in note di una “Carta fatta a brandelli”. Costituzione, fiore del partigiano».
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