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Vetrina internazionale e cinematografica per una delle fiction più attese dell’anno. 1992, la serie di Sky su Mani Pulite, ha aperto la sezione dedicata alle storie televisive del Festival di Berlino (5-15 febbraio).

Prodotta da Wildside e diretta da Giuseppe Gagliardi (Tatanka) da una idea di Stefano Accorsi, ha tra i protagonisti lo stesso Accorsi, nel ruolo di uno spregiudicato manager pubblicitario, e, tra gli altri, Guido Caprino, Tea Falco, Miriam Leone, Alessandro Roja e Domenico Diele con anche, tra le altre, apparizioni di Bebo Storti, Antonio Cederna, Antonio Gerardi e Natalino Balasso.

In onda a fine marzo su Sky Atlantic in 10 puntate, «1992», racconta per la prima volta in tv le vicende di Tangentopoli che 23 anni fa sconvolsero il Paese e cancellarono i vecchi partiti, riportando così alla ribalta un tema come quello della corruzione e dell’etica nelle amministrazioni e nella vita civile che dopo tutti questi anni continua ad essere centrale per il Paese e tutt’altro che risolto come dimostrano i tanti casi della cronaca quotidiana, non ultimo quello di oggi al dipartimento urbanistica del Comune di Roma.

Una corruzione così ancora dominante da far dire oggi al presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, che «il tema vero per i prossimi anni sarà riportarla entro livelli fisiologici».

A quanto si apprende dalle prime indiscrezioni sui contenuti, il filo narrativo scelto non è quello del film documento, bensì di raccontare i fatti di quell’anno attraverso i cambiamenti che causano nella vita quotidiana di «sei persone comuni». In  un affresco d’epoca in cui, accanto a una ricostruzione quasi maniacale di gusti, colori, abiti, stili di vita di quegli anni, c’è spazio anche per i personaggi pubblici che il 1992 portò alla ribalta della cronaca. La novità televisiva è di far interagire personaggi immaginari proprio con i protagonisti della cronaca chiamando questi ultimi con i loro nomi.

Tra questi, Antonio Di Pietro (interpretato proprio dal lucano Gerardi), Piercamillo Davigo, Francesco Saverio Borrelli, Gerardo Colombo, Giovanni Falcone, e politici come Mario Segni, Umberto Bossi, il leghista Formentini. Nella serie si affaccia, e potrebbe far discutere, anche Silvio Berlusconi, descritto come un visionario che, in un contesto di crisi e decadenza, propone una visione di ottimismo e di speranza. Uno dei fili che percorrono la trama di 1992, infatti, è proprio il racconto di come nacque Forza Italia.

In particolare la sua incubazione nata dalla ricerca – di cui si immagina, proprio come avvenne in realtà, l’avvio tra i «cervelli» della Publitalia guidata da Marcello Dell’Utri (ad interpretarlo è Fabrizio Contri) – di un nuovo equilibrio che rilanci il Paese mentre Tangentopoli fa crollare i vecchi riferimenti, cogliendo come in quell’anno in cui la storia accelerò furono proprio gli uomini di Fininvest ad approfittare dell’opportunità della crisi, guardando lontano e capendo che quel crollo poteva portare ad un cambiamento.

Nella storia, a quanto si apprende, non mancano i riferimenti agli altri fatti pubblici dell’epoca: l’avanzata impetuosa della Lega Nord (anche in questo caso in grado di intercettare il nuovo), gli imprenditori suicidi perché travolti dall’inchiesta, gli attentati a Falcone e Borsellino. Fino alla  «chiamata di correo» pronunciata da Craxi in Parlamento nel luglio 1992 nei confronti di tutti i partiti della Prima Repubblica. Ce ne sarà abbastanza, insomma, per suscitare un vespaio. 

*ANSA

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