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MELFI – Nella chiesa di Santa Maria ad Nives, in occasione della festività dell’Immacolata, si rinnova l’antico rito delle “panedduzze”, unico in Basilicata. Introdotto intorno al 1570 da una colonia di albanesi, giunta a Melfi per ripopolarla dopo l’eccidio francese del 1528. Nell’iscrizione sulla porta della chiesa si legge: “Questa ecclesia ha edificato Georgino Lappazzaia albanese”, sacerdote già cappellano della Corte Pontificia e anche matematico, fondatore di una scuola a Napoli e autore di libri di aritmetica e geometria. Nella chiesa da lui voluta, ovviamente si celebrava con rito bizantino e la distribuzione di pane azzimo, con “tenera devozione” nel giorno dell’Immacolata, della quale si venera un’antica statua lignea. Con il tempo, a causa del rito adottato, la colonia venne a dissidio con il vescovo e si trasferì a Barile.
A Melfi rimase la tradizione della distribuzione dei piccoli pani azzimi, inserita nel giorno dell’Immacolata. Un connubio non facile a comprendersi per essere la festività dell’Immacolata legata ad un dogma della Chiesa Cattolica e quindi ben distante da quel rito tutto orientale. Attraverso testimonianze di anziani e documentazione della chiesa si è potuto comprendere una correlazione di grande valenza spirituale e religiosa: il concepimento di Maria senza il peccato originale, strettamente legato a quello del Cristo per opera dello Spirito Santo, e il pane senza lievito. Un anello di congiunzione fra le chiese cristiane, un seme di quell’ecumenismo che si va realizzando. Tappa di questi giorni, l’incontro in Turchia di Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo I. Ma l’essenza del rito va oltre. La gente del luogo, in una forma ancestrale che richiama il passato, getta i piccoli pani azzimi nei solchi dei loro campi, con l’auspicio che la terra torni alla fecondità di un tempo.
Anche la confezione delle “panedduzze” aveva una sua ritualità. La farina veniva reperita attraverso una questua in paese, dove molti macinavano appositamente il grano per destinarlo al pane azzimo dell’Immacolata. Erano le devote ad effettuare l’impasto e realizzare i piccoli pani, da distribuirsi in chiesa durante i sacri riti, dopo la benedizione del sacerdote.
La tradizione negli ultimi decenni si stava perdendo ed erano in molti a non conoscere la motivazione del rito.
A rivitalizzarla la Pro loco dell’epoca e la Confraternita, con l’intesa del Comune di Melfi, dell’Apt Basilicata e il Dipartimento alla Cultura della Regione. Allo scopo si svolsero una serie di iniziative, alcune dirette alle scuole, e si istituì anche il “Concerto dell’Immacolata”, inserito nella Stagione concertistica di Melfi, che ebbe termine nel 2007, alla sua 31^ edizione.
Pur tuttavia, nella chiesa di Santa Maria ad Nives, alla continuità dell’antico rito, si unisce ancora il concerto in onore dell’Immacolata, che avrà luogo alle ore 19, a cura della Confraternita.
Il concerto sarà tenuto dal trio Raffaele Rigillo (piano), Rosetta Nigro (soprano), Peppino Curci (tenore). Questi i brani in programma: Fratello sole, sorella luna (Ortolani); Quanno nascette ninno (sant’Alfonso de’ Liguori); Adeste Fidelis (Corbetta); Casta diva (Mascagni); Ave Maria (Mascagni); Ave Maria (Shubert); Pietà Signore (Stradella); La Vergine degli angeli (Verdi); Lettera a Pinocchio (Panzeri); L’ideale (Paoli Tosti); Gabriel’s oboe (Morricone); Recondita armonia (Puccini); Coro dei pellegrini(Wagner).
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