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PIGNOLA – Concertone finale di Vinicio Capossela a chiudere “Percorsi Diversi” Pignola. Capriccioso, perfezionista e a volte insopportabile; il maestro Capossela si fa attendere più di un’ora all’incontro del mattino a Pignola  per “Percorsi Diversi” e la sera all’ex cava Ricci non fa assistere al sound cheek e non fa diffondere la solita musica nell’attesa del concerto, vuole il silenzio.

Ma Capossela è un mondo a sé, è puro prodigio, uno dei pochi sortilegi artistici della nostra epoca. Per la serata conclusiva della  manifestazione “Percorsi Diversi” organizzato da “La compagnia della Varoccia”, Vinicio fa un omaggio a Pignola (dove torna in concerto dopo 10 anni) con più di due ore  di grande musica, di ballo, di divertimento e quella strampalata e gustosa  sensazione tornati a casa, di avere qualcosa in più non solo nell’animo ma nella carne e nella storia personale.

Il mondo non è mai stato così bello, come quella strana realtà, quando una presuntuosa roccia nuda sovrasta quasi tremila persone che d’un tratto, si trasformano, mutano, si raccontano in sudore e polvere come il mito nella  penna di un Euripide ubriaco, in preda alle allucinazioni musicali di Capossela  come Baudelaire lo era per quelle oppiacee. Vinicio fa il suo ingresso sul palcoscenico  sulle note di una musica western, poi parte con “Si è spento il sole” e ” Che cos’è l’amor”  che riconsegna come  narrazione di un popolo, come se mischiasse gli animi, le parti intime ed oscure, le frustrazioni, le tristezze di tutti, al suo animo  dato in pasto  come in una blasfema ultima cena, dove il vino scorre in quella piazza come il sangue nelle vene e la carne fatta pane non si spezza ma si ricompatta in una enorme stratua di felicità. Ma non ci sono traditori, è l’unico messia riconosciuto di quel popolo. E ci sono mazurche, imperdibili  omaggi ad Enzo Del Re  e a Matteo Salvatore e nel bel mezzo del ballo arriva un momento di grande riflessione e fascino, un canto contro la guerra, un vero e proprio fiore ai caduti della Prima guerra mondiale e  a tutte le vittime dei proiettili  disseminati dal potere, insieme alla bella e brava  Enza Pagliara (esegue anche una Ninna nanna lucana recuperata  da Ernesto de Martino), Vinicio canta “La chanson de Craonne”.

Il concerto diventa un racconto anarchico, come deliziosamente sovversivo  appaiono evidenti ora perfino i balli da matrimonio che diventano poi un omaggio ai briganti lucani; in uno di questi canti sale sul palco una pignolese, Mariangela accompagnata dal fisarmonicista Antonio Gruosso.E’ una continua giostra di colori, di umori in cui un ideale filo di riflessione si frantuma come fosse uno specchio formato da piccole gocce di babilonia. In scaletta c’è “Marajà”, “Signora Luna”, “Al Veglione” , ” L’uomo vivo”  e a concludere nel bis  “Ovunque proteggi” ma i nomi sono dettagli: è un unico, lungo ed appassionato bacio dato senza motivo da un’anima sconosciuta che così si rivela e si dona. Un concerto di Capossela è una caliginosa idilliaca  indefinibilità  eppur così carnale, che si gusta nell’ebbrezza di ritrovarsi d’incanto fuori da ogni concreta concezione della mondo. Tornati a casa Capossela, la sua musica e  la sua magia diventano una amabile ossessione notturna, dopo la quale  ci si  risveglia capricciosamente nostalgici.

cultura@luedi.it

 

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