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SATRIANO- Il pubblico del teatro Anzani, torna a casa con una bella commedia nella testa: “Uomo e galantuomo” che, scritto da Eduardo insieme al fratellastro Vincenzo Scarpetta, nelle sapienti mani di una compagnia guidata dalla regia di Alessandro D’Alatri è rifiorita, più adatta ai tempi e alla tensione a cui il pubblico moderno è abituato. Un’altra scelta azzeccata per il direttore artistico Domenico De Rosa e il suo collaboratore Rocco Positino che con questa perla di comicità hanno voluto aprire ufficialmente la nuova rassegna “Le valli del teatro”.
In questa messa in scena viene portata agli occhi quella che è una delle grandezze del teatro di Eduardo: l’uso della lingua partenopea. Gianfelice Imparato, nella parte del protagonista il capocomico Don Gennaro, riesce per primo a far fuggire dalla sua lingua suggestioni linguistiche meravigliose che, insieme ad un stile recitativo impeccabile, rendono ancora più frizzante la messa in scena. A seguirlo naturalmente tutti gli altri attori, tra cui la bellissima Antonia Truppo nella parte di Viola (moglie incinta di Don Gennaro), il bravo Emilio Fabrizio La Marca (il Delegato di polizia) star assoluta del terzo atto e naturalmente Giovanni Esposito nei panni del suggeritore della compagnia. In quest’ultimo vivono contemporaneamente mimica, movimenti e presenza scenica da vero cultore e continuatore del teatro napoletano.
Sempre incastrata nella comicità, arriva anche la riflessione che ha il suo exploit nel monologo tra il secondo e il terzo atto: Gianfelice Imparato parla dell’affascinante ma anche triste vita delle compagnie dette “scavalca montagne”, lasciando sottintendere la difficile situazione di essere perennemente in preda agli “umori” del pubblico delle piazze. Dopo aver assistito ad una recitazione pimpante, rallegrandosi anche di un rispetto attivo del testo che disegna un’epoca storica (parlando tra le altre cose di diritto d’onore ) e quasi stanchi per le tante risate ci si alza dal posto per tornare a casa ebbri della magia del teatro.
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