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“Naturarte” in alta quota
 con Javier Girotto
Risveglio in  musica sulle note del sassofonista Javier Girotto e di  Luciano Biondini
di FRANCESCO ALTAVISTA
VIGGIANELLO –   Sarà uno straordinario concerto all’alba, a partire dalle 6 di mattina, a Piano Visone  ad aprire la giornata di “Naturarte Basilicata”  dedicata a Viggianello, nell’ambito dell’ottavo week end della manifestazione che coinvolge anche la cittadina di Rotonda  dove è partita e chiuderà  domani la tre giorni di eventi. Il grandissimo Javier Girotto in duo con Luciano Biondini (sax e fisarmonica) libereranno  grande musica a 1400 metri d’altezza, allo spuntar del sole. Sia Biondini che Girotto sono considerati tra i migliori jazzisti sulla piazza. L’ italo- argentino Javier Girotto   jazzista di fama internazionale con una produzione  incredibile di live, dischi e collaborazioni, arriva per la prima volta in Basilicata mentre  ha in preparazione  un  disco di musica classica  con Michele Campanella, un album nella sua terra d’origine che ha coinvolto tutti i maggiori musicisti argentini e dopo l’uscita di “Araucanos”   un disco realizzato  da lui con altri quattro  sassofonisti.  Questa solo una piccola parte  di ciò che in questo momento  impegna discograficamente questo favoloso artista che in anteprima si concede ad un’intervista per  il Quotidiano della Basilicata.
Maestro, con Biondini lei ha una lunga collaborazione, 13 anni a partire dal 2000 con tre album e poi nel 2006 con un altro progetto.  E’ solo una delle sue tantissime collaborazioni che lei fa da anni con un ritmo  incredibile. Perché farne così tante? 
«Per me fondamentalmente suonare in tante situazioni è un modo per mantenere lo stimolo alla composizione, scrivere è una cosa che mi interessa molto. Scrivendo mi invento sempre gruppi nuovi e delle nuove collaborazioni e con questo mantengo un certo allenamento e divertimento. Collaborare  poi con altri musicisti per suonare la musica di altri significa come sempre aggiungere novità al repertorio. Non si finisce mai di imparare, non basta una vita».
 E’ stato in giro per il mondo sin da giovane, è stato nelle patire del jazz  ma a  25 anni  ha scelto di vivere in  Italia, perché?
«Vivevo negli Stati Uniti da quattro anni, avevo il passaporto argentino e presi la decisione di richiedere il passaporto italiano. Il consolato italiano mi ha consigliato di venire in Italia per accelerare i tempi. Venendo in Italia è stato un po’  amore a prima vista, in una settimana a Roma ho preso la decisione di rimanere. Questo per tante cose, ho trovato un modo di vivere che somigliava a quello argentino, un modo di essere delle persone, la passione per il cibo. L’Italia somiglia molto a dove sono nato». 
Vivere in Italia non ha un po’ limitato la sua carriera? Penso alla sua collaborazione con l’orchestra nazionale di jazz di Parigi ma anche al fatto che lei viveva negli Stati Uniti.
«Non è solo la musica che deve esistere, deve esistere un modo di vivere, stile di vita. Devi stare bene, sarei stato anche negli Stati Uniti se volevo dedicarmi solo alla mia carriera. Delle volte sono scelte di vita, uscire ed andare a prendere un caffè  con un musicista che ha collaborato con te, in Italia lo puoi fare, negli Stati Uniti queste cose non esistono. Non è solo musica. Se si vive bene con queste cose poi si vede anche in ciò che fai. Avrei avuto più possibilità ma io mi accontento,  bisogna  vivere bene.  La musica fa parte della vita ma non deve prenderla tutta». 
Lei stesso ha lavorato sul tango, una musica e uno stile della sua terra ma anche legato all’Italia. Quale è il suo rapporto con la musica della sua terra?
«Sono cresciuto con il folklore argentino  e con il tango, fino alla nausea. Ho cominciato a ricercare  quindi nell’ambito del jazz ed andai negli Stati Uniti e mi sono dedicato pienamente al jazz. Poi arrivando in Europa ho cominciato a sentire la nostalgia di quei generi musicali con i quali ero cresciuto. Ed è qui che nasce un po’ questa idea o necessità di mischiare tutte e due le cose». 
Ha collaborato anche con Natalio Mangalavite sulla musica argentina unita alle parole e al cantautorato di Peppe Servillo. Come nasce questo progetto?
«Quando suonavo nel quintetto di Roberto Gatto, conobbi  Peppe e mi accorsi che il suo modo di cantare somigliava molto ad un cantante di tango argentino Goyeneche. Da lì gli ho fatto ascoltare un po’ di cose  che a lui sono piaciute, io gli ho poi chiesto di metterci un testo  e lui l’ha fatto. Dopo lo invitai alle prime collaborazioni con il mio gruppo “Aires Tango”. Abbiamo poi pensato di fare uno spettacolo  intero insieme e magari mischiare il tutto  con il folklore. Ho chiamato Natalio  che è della mia stessa città Cordoba, perché conosce molto bene il folklore argentino e da allora abbiamo mischiato degli stili argentini dove Peppe ha messo i testi. Abbiamo realizzato due dischi “L’amico di Cordoba” e  “ Fùtbol” e il terzo lo stiamo preparando,  lo registriamo a settembre si chiamerà “Parente” , un modo per riprendere tutti i tanghi argentini composti da autori di origine italiana tradotti in italiano».     
Concludiamo. Cosa è per lei  la Bellezza?
«La Bellezza è un qualcosa che trasmette un qualcosa di  emozione, anche un minimo di emozione è Bellezza». 

VIGGIANELLO –   Sarà uno straordinario concerto all’alba, a partire dalle 6 di mattina, a Piano Visone  ad aprire la giornata di “Naturarte Basilicata”  dedicata a Viggianello, nell’ambito dell’ottavo week end della manifestazione che coinvolge anche la cittadina di Rotonda  dove è partita e chiuderà  domani la tre giorni di eventi. 

 

Il grandissimo Javier Girotto in duo con Luciano Biondini (sax e fisarmonica) libereranno  grande musica a 1400 metri d’altezza, allo spuntar del sole. Sia Biondini che Girotto sono considerati tra i migliori jazzisti sulla piazza. L’ italo- argentino Javier Girotto   jazzista di fama internazionale con una produzione  incredibile di live, dischi e collaborazioni, arriva per la prima volta in Basilicata mentre  ha in preparazione  un  disco di musica classica  con Michele Campanella, un album nella sua terra d’origine che ha coinvolto tutti i maggiori musicisti argentini e dopo l’uscita di “Araucanos”   un disco realizzato  da lui con altri quattro  sassofonisti.  Questa solo una piccola parte  di ciò che in questo momento  impegna discograficamente questo favoloso artista che in anteprima si concede ad un’intervista per  il Quotidiano della Basilicata.

Maestro, con Biondini lei ha una lunga collaborazione, 13 anni a partire dal 2000 con tre album e poi nel 2006 con un altro progetto.  E’ solo una delle sue tantissime collaborazioni che lei fa da anni con un ritmo  incredibile. Perché farne così tante? 

«Per me fondamentalmente suonare in tante situazioni è un modo per mantenere lo stimolo alla composizione, scrivere è una cosa che mi interessa molto. Scrivendo mi invento sempre gruppi nuovi e delle nuove collaborazioni e con questo mantengo un certo allenamento e divertimento. Collaborare  poi con altri musicisti per suonare la musica di altri significa come sempre aggiungere novità al repertorio. Non si finisce mai di imparare, non basta una vita». 

E’ stato in giro per il mondo sin da giovane, è stato nelle patire del jazz  ma a  25 anni  ha scelto di vivere in  Italia, perché? 

«Vivevo negli Stati Uniti da quattro anni, avevo il passaporto argentino e presi la decisione di richiedere il passaporto italiano. Il consolato italiano mi ha consigliato di venire in Italia per accelerare i tempi. Venendo in Italia è stato un po’  amore a prima vista, in una settimana a Roma ho preso la decisione di rimanere. Questo per tante cose, ho trovato un modo di vivere che somigliava a quello argentino, un modo di essere delle persone, la passione per il cibo. L’Italia somiglia molto a dove sono nato». 

Vivere in Italia non ha un po’ limitato la sua carriera? Penso alla sua collaborazione con l’orchestra nazionale di jazz di Parigi ma anche al fatto che lei viveva negli Stati Uniti.

«Non è solo la musica che deve esistere, deve esistere un modo di vivere, stile di vita. Devi stare bene, sarei stato anche negli Stati Uniti se volevo dedicarmi solo alla mia carriera. Delle volte sono scelte di vita, uscire ed andare a prendere un caffè  con un musicista che ha collaborato con te, in Italia lo puoi fare, negli Stati Uniti queste cose non esistono. Non è solo musica. Se si vive bene con queste cose poi si vede anche in ciò che fai. Avrei avuto più possibilità ma io mi accontento,  bisogna  vivere bene.  La musica fa parte della vita ma non deve prenderla tutta». 

Lei stesso ha lavorato sul tango, una musica e uno stile della sua terra ma anche legato all’Italia. Quale è il suo rapporto con la musica della sua terra?

«Sono cresciuto con il folklore argentino  e con il tango, fino alla nausea. Ho cominciato a ricercare  quindi nell’ambito del jazz ed andai negli Stati Uniti e mi sono dedicato pienamente al jazz. Poi arrivando in Europa ho cominciato a sentire la nostalgia di quei generi musicali con i quali ero cresciuto. Ed è qui che nasce un po’ questa idea o necessità di mischiare tutte e due le cose». 

Ha collaborato anche con Natalio Mangalavite sulla musica argentina unita alle parole e al cantautorato di Peppe Servillo. Come nasce questo progetto?

«Quando suonavo nel quintetto di Roberto Gatto, conobbi  Peppe e mi accorsi che il suo modo di cantare somigliava molto ad un cantante di tango argentino Goyeneche. Da lì gli ho fatto ascoltare un po’ di cose  che a lui sono piaciute, io gli ho poi chiesto di metterci un testo  e lui l’ha fatto. Dopo lo invitai alle prime collaborazioni con il mio gruppo “Aires Tango”. Abbiamo poi pensato di fare uno spettacolo  intero insieme e magari mischiare il tutto  con il folklore. Ho chiamato Natalio  che è della mia stessa città Cordoba, perché conosce molto bene il folklore argentino e da allora abbiamo mischiato degli stili argentini dove Peppe ha messo i testi. Abbiamo realizzato due dischi “L’amico di Cordoba” e  “ Fùtbol” e il terzo lo stiamo preparando,  lo registriamo a settembre si chiamerà “Parente” , un modo per riprendere tutti i tanghi argentini composti da autori di origine italiana tradotti in italiano».     

Concludiamo. Cosa è per lei  la Bellezza?

«La Bellezza è un qualcosa che trasmette un qualcosa di  emozione, anche un minimo di emozione è Bellezza». 

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