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MARATEA- E’ stato l’attore Luigi Lo Cascio il mattatore della serata di chiusura dell’edizione 2013 del Maratea Film Festival. Al debutto da regista con il lungometraggio “La città ideale”, Lo Cascio, accolto nella splendida cornice di hotel Villa del Mare, ha presenziato alla proiezione del film e incontrato il pubblico del festival. 
Con la cortesia che da sempre lo contraddistingue,  Lo Cascio non si è sottratto alle domande e alle curiosità degli interlocutori. Piacevole anche la chiacchierata concessa al Quotidiano della Basilicata che di seguito vi proponiamo.
C’è qualche differenza nel ricevere un premio in qualità di autore rispetto al riceverlo come attore?
«Non ci si stanca mai di ricevere premi, e in più c’è la componente del concetto di dono che arriva da qualcuno che ti pensa e ti stima, e l’aspetto della gratuità del dono. I premi hanno delle motivazioni che, spesso, insieme al contesto, sono la cosa più interessante del riconoscimento stesso.
Questo di Maratea è un premio molto importante perché ha molto a che fare con un’ organizzazione che tiene molto al concetto di sala cinematografica».
Il rapporto con la Basilicata?
«E’ una delle prime volte per me in Basilicata e festival come questi sono importanti proprio in quanto permettono ai turisti e agli abitanti della regione di andare in posti fuori dalle rotte consuete. L’occasione di questo festival mi rende contento di visitare questa regione che non ho avuto ancora occasione di conoscere bene».
Lei già conosce il mondo del teatro, proviene da quell’ambiente ed è poi passato a recitare nel grande schermo. Come è avvenuto questo ulteriore passo vero la regia?
«L’opera prima è la maniera per presentare un autore in tutti i suoi limiti, è la descrizione del punto della sua vita in cui si trova e nel quale decide di esordire. Avevo già portato in scena qualche testo teatrale in passato e quindi il concetto di regia non mi era sconosciuto, ma in un film è tutta un’altra storia. Dovendo poi lavorare su tutti i vari aspetti della messa in scena, il sonoro, il montaggio, il missaggio, quello del film è un percorso che dura anche anni dal momento in cui viene concepito in quanto idea. C’è una profondità maggiore, in quanto autore uno porta la propria personalità di uomo ma anche quella di spettatore».
Cosa porta Michele a lasciare la Sicilia per una città ideale come Siena?
 
senza approfondire sul senso del film, che preferisco lasciare a chi non lo ha ancora visto, posso dire che a questo significato ci si arriva alla fine della storia. Alla sua conclusione infatti si arriva all esito di una indagine profonda che si muove parallelamente ad un’ indagine più plateale come quella giudiziaria che vede protagonista Michele per tutta la durata del racconto. 
Queste due indagini vanno avanti parallelamente e lo spettatore alla fine arriva da solo alla risposta.

MARATEA- E’ stato l’attore Luigi Lo Cascio il mattatore della serata di chiusura dell’edizione 2013 del Maratea Film Festival. Al debutto da regista con il lungometraggio “La città ideale”, Lo Cascio, accolto nella splendida cornice di hotel Villa del Mare, ha presenziato alla proiezione del film e incontrato il pubblico del festival. Con la cortesia che da sempre lo contraddistingue,  Lo Cascio non si è sottratto alle domande e alle curiosità degli interlocutori. Piacevole anche la chiacchierata concessa al Quotidiano della Basilicata che di seguito vi proponiamo.

C’è qualche differenza nel ricevere un premio in qualità di autore rispetto al riceverlo come attore?

Non ci si stanca mai di ricevere premi, e in più c’è la componente del concetto di dono che arriva da qualcuno che ti pensa e ti stima, e l’aspetto della gratuità del dono. I premi hanno delle motivazioni che, spesso, insieme al contesto, sono la cosa più interessante del riconoscimento stesso.Questo di Maratea è un premio molto importante perché ha molto a che fare con un’ organizzazione che tiene molto al concetto di sala cinematografica».Il rapporto con la Basilicata?«E’ una delle prime volte per me in Basilicata e festival come questi sono importanti proprio in quanto permettono ai turisti e agli abitanti della regione di andare in posti fuori dalle rotte consuete. L’occasione di questo festival mi rende contento di visitare questa regione che non ho avuto ancora occasione di conoscere bene».

Lei già conosce il mondo del teatro, proviene da quell’ambiente ed è poi passato a recitare nel grande schermo. Come è avvenuto questo ulteriore passo vero la regia?

«L’opera prima è la maniera per presentare un autore in tutti i suoi limiti, è la descrizione del punto della sua vita in cui si trova e nel quale decide di esordire. Avevo già portato in scena qualche testo teatrale in passato e quindi il concetto di regia non mi era sconosciuto, ma in un film è tutta un’altra storia. Dovendo poi lavorare su tutti i vari aspetti della messa in scena, il sonoro, il montaggio, il missaggio, quello del film è un percorso che dura anche anni dal momento in cui viene concepito in quanto idea. C’è una profondità maggiore, in quanto autore uno porta la propria personalità di uomo ma anche quella di spettatore».

Cosa porta Michele a lasciare la Sicilia per una città ideale come Siena?

Senza approfondire sul senso del film, che preferisco lasciare a chi non lo ha ancora visto, posso dire che a questo significato ci si arriva alla fine della storia. Alla sua conclusione infatti si arriva all esito di una indagine profonda che si muove parallelamente ad un’ indagine più plateale come quella giudiziaria che vede protagonista Michele per tutta la durata del racconto. Queste due indagini vanno avanti parallelamente e lo spettatore alla fine arriva da solo alla risposta.

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