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POTENZA – Il pasticcio potrebbe essere risolto in 5 minuti rettificando il numero delle preferenze assegnate alla lista del Pdl: eletti Tito Di Maggio e Michele Napoli; pronto a subentrare al primo, in caso di rinuncia a favore del seggio in Senato, Aurelio Pace; alla finestra Romano Cupparo, beffato per 22 voti di scarto. Ma c’è anche un’altra possibilità, ed è che con 50 preferenze in più la lista guadagni un consigliere regionale a scapito degli alleati dell’Udc, che nel calcolo dei resti li avevano sopravanzati per appena 12 voti. Quindi Pace entrerebbe subito in Consiglio con Napoli, mentre Cupparo resterebbe ad aspettare la rinuncia di Di Maggio. Il tutto a scapito di Franco Mollica, a cui soltanto il Tar potrebbe garantire la riconferma nel parlamentino di via Verrastro pregustata nelle ultime due settimane.

E’ stata rinviata a mercoledì l’audizione del presidente della sezione Dragonetti del comune di Filiano in Tribunale a Potenza davanti all’Ufficio circoscrizionale centrale. L’appuntamento era per ieri ma è slittato su richiesta del diretto interessato, domiciliato a Roma per questioni professionali, che ha dichiarato di non essere riuscito a ottenere un permesso per assentarsi dal lavoro.

Nel frattempo sono andate avanti quelle dei responsabili anche di altre sezioni per cui sono emersi problemi più o meno dello stesso tipo, per quanto l’unica contestazione vera e propria sia stata quella presentata da Cupparo per il risultato di Filiano.

Possibile che un candidato raccolga più preferenze di quelle assegnate alla sua lista di riferimento come accaduto per Aurelio Pace? Assolutamente no, stando alla legge elettorale vigente, che permette sì il voto disgiunto tra una lista, o il candidato di una lista provinciale, e il candidato governatore della regione, ma non quello tra una lista e un suo candidato.   

Perciò cos’è successo? E perché il verbale consegnato in Comune al termine dello spoglio risulta in parte in bianco?

A quanto il Quotidiano è riuscito ad apprendere in Tribunale, in realtà sarebbero già diversi i casi di verbali incompleti, se non proprio in bianco, che sono stati consegnati ai comuni della provincia di Potenza dai presidenti delle varie sezioni, aperte per il voto dello scorso 17 e 18 novembre, e poi “girati” all’ufficio centrale circoscrizionale.

In qualche caso – non solo tra questi ultimi – sono emersi anche evidenti errori di calcolo per cui Leonardo Pucci, Lucia Gesummaria e Isabella Tedone, i tre magistrati che compongono l’ufficio, hanno dovuto recuperare la scheda dello scrutinio per attingere i dati necessari sui voti e le preferenze espresse. Quindi hanno provveduto (in autonomia) a rettificare il contenuto dei verbali.

In varie occasioni è successo anche quanto denunciato da Cupparo, ossia che un candidato risulta aver preso più voti della sua lista di riferimento. Ma una volta convocato il presidente di sezione di turno ha riconosciuto senza troppa difficoltà l’errore commesso. Si potrebbe quasi chiamarla una gaffe, per quanto è banale. Se non fosse che per dirigere le operazioni di voto viene riconosciuto un gettone agli incaricati, e un minimo d’impegno non sarebbe male.

Più di qualcuno, in pratica, avrebbe scritto sulla scheda elettorale il nome del candidato a cui indirizzava la sua preferenza, nello spazio apposito che si trova dentro la casella assegnata alla lista di riferimento, ma non avrebbe messo una “x” sul simbolo della lista stessa.

Così lo scrutatore “distratto” avrebbe verbalizzato soltanto la prima. Dimenticando che la legge prevede il conteggio della stessa preferenza anche per il calcolo della “cifra elettorale” della lista, da cui deriva l’assegnazione a quest’ultima dei seggi da distribuire al suo interno tra i candidati più votati.

E se il presidente della sezione “contestata” non sarà in grado di chiarire l’accaduto? E’ probabile che l’ufficio centrale vada avanti per la sua strada comunque, rettificando i dati sulla base della scheda dello scrutinio.

Ma a quel punto – aggiunti alla lista del Pdl quei 50 voti in più finora attribuiti al solo Aurelio Pace – il margine di 12 che nel calcolo dei “resti” aveva premiato gli alleati dell’Udc potrebbe essere svanito.

Sempre che non venga compensato da altri “bonus” inaspettati derivanti dal riesame dei risultati comunicati dalle sezioni.

Se così fosse per il consigliere regionale uscente Franco Mollica la rielezione passerebbe per forza dal Tar, dove pende ancora un suo ricorso “congelato” contro le delibere del prefetto di Potenza, che hanno ripartito i seggi tra le due province e il “listino” regionale “sacrificandone” uno – a suo avviso –  proprio in quella del capoluogo.

Mollica potrebbe “scongelare” questo, che in caso di esito positivo invaliderebbe tutte le elezioni, o presentarne uno nuovo chiedendo il riconteggio delle schede vere e proprie.

Comunque sia per quel giorno il Consiglio regionale dovrebbe essersi già insediato da un pezzo, dopo la proclamazione degli eletti da parte degli uffici circoscrizionali e di quello regionale, che a meno di sorprese – chiarite le questioni ancora sul tavolo dei magistrati a Potenza molto più a Matera – potrebbe già arrivare entro la fine della settimana.

l.amato@luedi.it

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