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POTENZA – Alle regionali del 2010 Florenzo Doino – oggi di nuovo candidato governatore – prese 3.000 voti. La lista, quella del Partito Comunista dei Lavoratori, circa 700. Resistenza? «Un momento, noi affrontiamo le elezioni dal 2008; gli altri, i dirigenti di Pd o Pdl, sono sulla scena da vent’anni. Chi sono i vecchi?».
C’è poi da chiarire: «Va bene, battaglia di testimonianza: il punto è che questa parola è un concetto nobile. Vorremmo solo avere più voce.»
Comunisti, linguaggio inconfondibile e discreta creatività. Con mezzi di casa. Come per il video-appello elettorale. Sfondo rosso e una versione folk di “Bella Ciao” in sottofondo.
Un video di due minuti per raccontarvi..
«Ci piaceva l’idea, che avevamo già sperimentato alle amministrative. È poi è anche un modo per avvicinarci in rete a chi vuole ascoltarci. La parte tecnica è opera di un compagno, Vincenzo, che ci sa fare con il montaggio. Sui temi, invece, abbiamo ragionato in tanti».
Sempre così, sempre metodo collettivo?
«Assolutamente. Nessuna decisione nasce dal singolo, prima si discute. Anche per fissare l’orario di una conferenza stampa».
E come costruite la campagna elettorale?
«La nostra campagna elettorale funziona così come funzioniamo noi, nel partito. Ragioniamo insieme, scegliamo metodi e mezzi, ognuno offre quel che può. Autofinanziamento e collettivo.»
«Anche nella comunicazione?
«In tutto. Mettiamo a disposizione spazi per le riunioni, macchine per girare il territorio, materiale. Ognuno partecipa secondo risorse ed esperienza.»
Oltre al video promozionale, con cosa vi promuovete?
«Attaccheremo in giro alcuni manifesti: il simbolo del partito e la scritta “vadano via tutti, governino i lavoratori”. È un manifesto nazionale che noi affiggiamo, non facciamo campagne personali. Poi, un piccolo spot radiofonico su un’emittente locale.»
Ma non fate affidamento su un’organizzazione superata?
«È il partito, è la lotta di classe».
Ecco, appunto: compagno, lotta di classe, falce e martello, dicitura “comunista” nel nome. Non è un linguaggio lontano da chi è nato nell’era post-ideologica?
«Sfatiamo un mito: con noi ci sono giovani, e neanche pochi. Tra gli stessi candidati ci sono trentenni: preparati, colti, desiderosi di impegnarsi e cambiare le cose».
Usate una terminologia che descrive la società su un paradigma che nessuno usa o conosce quasi più..
«La terminologia classista è quella che descrive come stanno le cose oggi. C’è una classe lavoratrice, c’è una popolazione immensa di “poveri”. E sia chiaro, ne fanno parte licenziati, cassintegrati, disoccupati, ma anche quei cittadini a cui la crisi ha fatto perdere potere, come i padroncini. C’è poi una piccola popolazione, una parte minima: sono gli oppressori. E poi ci sono le caste: politici, notai, professoroni universitari, tutto quell’apparato che veicola tra i giovani messaggi destinati a peggiorare le cose.»
Quali messaggi?
«Basti pensare a slogan come “premiare il merito”. Ecco: significa premiare il laureato con 110 e lode, bravo, brillante. Bene. Ma poi, quello che arriva un punto dopo? e quello senza lode? e quello che arriva a 95? chi se ne occupa? Incoraggiando comportamenti individualistici – ognuno pensi per sè e si metta in salvo – abbandoniamo l’idea di collettività. Dovremmo invece dissotterare l’ascia della solidarietà di classe.»
E ai ragazzi come arrivate?
«Sappiamo che è difficile, ma abbiamo pazienza. Se durante questa campagna elettorale riuscissimo a convincere anche un solo giovane ad abbandonare l’ideologia individualista, saremmo contenti. Anche senza il consigliere regionale. Sappiamo che la rivoluzione e i grandi cambiamenti radicali non sono atti volontaristici, ma processi.»
A proposito di rivoluzione: quella democratica è lo slogan di Marcello Pittella, candidato presidente del centrosinistra…
«La rivoluzione democratica c’è già stata ed è una cosa seria. In quel caso si tratta di una rivoluzione borghese.»
La vostra rivoluzione come si fa?
«Nella pratica di tutti i giorni.»
Due temi su tutti?
«La sanità e il petrolio. Nel primo caso, basta provare a prenotare una visita qualunque via Cup e poi farlo optando per l’intramoenia, per capire quanto si speculi sulla salute. Quanto al petrolio, non inventiamo nulla nello spiegare che si arricchiscono solo le compagnie e l’ambiente – cioè tutti noi – paga.»
s.lorusso@luedi.it
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