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POTENZA – La proposta di Antonio Ribba ha ottenuto un primo, importante, risultato: quello di smuovere le acque non soltanto della politica ma scatenare una riflessione che si è rincorsa sui network. In una sorta di evoluzione ed apertura del dibattito sorge spontanea una domanda, i tempi sono propizi per iniziare a ragionare sull’accorpamento di Acquedotto Lucano, Acqua Spa e Società energetica Lucana?Il primo intervento è stato quello di Ernesto Navazio, che ha ripescato una proposta di legge per l’istituzione di un amministratore unico nelle società a partecipazione totale della Regione. Tra i cofirmatari della proposta c’erano anche Roberto Falotico e Francesco Mollica, correva l’anno 2011. 

La proposta puntava alla modifica dello statuto delle aziende, alle quali andava aggiunta Metapontum Agrobios spa per creare una società con un massimo di quattro amministratori. Proposta che, stando a quanto ha scritto ieri Navazio su Twitter, De Filippo non accolse «perché i consigli di amministrazione sono democratici e plurali. Infatti inclini all’inciucio e al controllo di filiera». Diciamo che la proposta di Navazio prevedeva la creazione di un consiglio di amministrazione, non proprio un amministratore unico. Ma la vicenda è rimbalzata anche all’interno del Pd: Salvatore Margiotta ne dà un giudizio «molto buono, concreto», come dire che ci siamo, i tempi sembrerebbero essere quelli giusti. 

Ma su Twitter il discorso va ancora più avanti di quanto previsto. Amministratore unico o Cda? Qual è il rischio con un uomo solo al comando? L’ingresso dei privati garantirebbe meno clientelismo all’interno delle strutture in questione? A quanto ammonterebbe il risparmio in termini economici? Tutte domande che sono in cerca di una risposta. Sul fronte opposto, quello del Pdl, Michele Napoli estende la questione: assieme a Acquedotto Lucano, Acqua spa e Sel perché non aggiungere anche i tre Consorzi di Bonifica, anch’essi da accorpare in unico ente consortile?

«Sono troppi i politici – dice Napoli -o comunque di nomina politica dell’area di centrosinistra a dirigere o amministrare enti, aziende, società regionali, sino a comitati e commissioni da “gettone” o indennità. Penso inoltre che favorire l’ingresso di capitale privato sino all’ipotizzata quotazione in Borsa sia un’ulteriore sollecitazione a ragionare sul futuro della gestione di due risorse strategiche fondamentali per il Paese, quali sono appunto il petrolio-gas e l’acqua». Certo la domanda più concreta fatta fino ad oggi riguarda proprio un eventuale ingresso dei privati. 

Come si potrà sperare in una gara pulita che non favorisca i cosiddetti “amici degli amici”? Domanda che però identifica un fatto: il dibattito sta subendo un’evoluzione rapidissima.«Nella nuova legislatura – continua Napoli – non ci sono più alibi per rinviare la riforma organica della governance nel comparto idrico (senza fermarsi al ddl della giunta sui Consorzi di Bonifica mai approdato in Consiglio). 

Quanto alla Società Energetica Lucana, è tempo di verificarne i risultati raggiunti in tutti questi anni e di adeguarne la “mission” in relazione al decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che istituisce il Fondo per gli interventi infrastrutturali nei territori interessati da attività di ricerca e produzione di idrocarburi, che  rappresenta uno strumento innovativo per la gestione del petrolio lucano».E se il Psi, sempre sui network rilancia il discorso dicendo che questa idea fa parte del loro programma e quindi, automaticamente, della mission di Marcello Pittella, Raffaele Tantone, segretario del Giovani Socialisti lucani, accolgono la proposta con occhio critico. 

L’idea di accorpamento fu un’idea già ribadita dal centro studi della Uil «Da qualche tempo, i giovani socialisti propongono di rimodulare l’intervento pubblico nell’economia, che le istituzioni regionali applicano tramite enti e societàpartecipate. Ma pensiamo alle modalità di approvazione dei bilanci o di nomina degli amministratori di questi soggetti da parte del consiglio o della giunta regionale, all’utilizzo dei poteri sostitutivi del presidente di consiglio regionale». 

Resta il problema dell’ingresso dei capitali privati. «Certamente vigileremo – concludono i socialisti – affinché non si regalino risorse strategiche agli amici degli amici, certo le multiutilities del centro nord sono quotate in borsa, ma non  hanno il principale bacino idrico che insiste sul più importante giacimento di idrocarburi d’Italia».

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