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POTENZA – Quando si commuove stretto nell’abbraccio dei tre figli saliti sul palco a intervento ultimato, il grosso è già fatto, la prova di forza – l’ennesima – è già data. Marcello Pittella ritorna sul palco del Don Bosco, da dove aveva chiuso la campagna per le Primarie, con la stessa grinta e la stessa tenacia che gli hanno regalato la vittoria del 22 settembre.
Una kermesse appassionata, quasi teatrale, che il candidato presidente, il “gladiatore”, dedica alla platea, numerosa, anche se un pò meno rispetto alla volta precedente, ma questa volta con i quadri del Pd e del centrosinistra al completo. E’ a loro, e a tutti i candidati della coalizione presenti in sala, che il presidente del centro sinistra chiede il coraggio dell’unità, nel rispetto della pluralità. Ai lucani, invece, l’appello a esserci. Non solo con il voto, ma con la partecipazione. In nome di un consenso «non legato ai singoli nomi, ma alla condivisione di un progetto che abbia come unica causa comune la Basilicata». Ringrazia tutti: persone, partititi, coalizione. Ma soprattutto chi ha saputo fermarsi con responsabilità per raccogliere la sfida del rinnovamento, per il politica, per il partito, per il centrosinistra. Il suo punto di partenza rimane uno: «Il sistema va cambiato». Perché qualche errore da parte di un classe dirigente («me compreso») – «troppo ripiegata su se’ stessa» c’è stato.
“Liberiamo la Basilicata”, lo slogan che lo aveva portato ad affermarsi contro i pezzi strutturati del partito, ormai è lontano e non fa più parte del lessico politico del candidato presidente. Ma il concetto di rottura rimane, spostato soprattutto sul quel sistema di filiere «che va spezzato, prima che il malato muoia». Quindi, «stesse opportunità per tutti alla partenza, rottura del combinato disposto tra la mano che chiede e la politica che elargisce con la sola logica del mantenimento del consenso. La sua – assicura – sarà una «rivoluzione democratica, con tutti voi protagonisti». Che dovrà partire da un «nuovo compromesso con la società per rafforzare il senso di fiducia nelle istituzioni». E se nel caso non dovesse riuscire «sarò il primo ad ammettere il fallimento e a lasciare la scena».
Due punti su tutti: rompere la ruggine della macchina pubblica che va cambiata, perchè anche di troppa burocrazia si può morire. «E chi non sarà disposto a farlo – tuona Pittella dal palco – dovrà fare un passo indietro, senza che che si nemmeno il bisogno di chiederlo». E per chi gestisce dovrà farlo in maniera responsabile e consapevole: «Chi sbaglia paga, come è pure per il presidente».
Snocciola i punti del suo programma, dal petrolio all’ambiente, passando il reddito di cittadinanza e dalla necessità di ripetere il «buon metodo di Basilicata 2012». Infine l’appello dallo spirito un pò renziano, sopportato anche da un video: «ai lucani contro, quelli come noi, che si riconoscono nella nostra stessa battaglia. Ma anche a quelli sfiduciati, che non ci credono più. E’ necessario che tornino a credere in un progetto per la Basilicata. Ecco io mi rivolgo proprio a loro». La sfida di Pittella riparte da qui. Dal “forza Marcello” del presidente uscente e segretario regionale, Vito De Filippo che, introducendolo nell’intervento, gli raccomanda: «Mi aspetto da te una vittoria di gioia e di speranza. Con l’audacia che fino a ora hai dimostrato e la forza che non ti dovrà mancare». Dall’abbraccio finale con il suo sfidante alle primarie, Pietro Lacorazza. La vera battaglia inizia adesso. E rispetto a Di Maggio che annuncia il ricorso al Tar, replica: «Andiamo avanti, al di là di quello che faranno gli altri. Siamo certi che l’attesa ci darà ragione e ci farà capire cosa sia accaduto».
m.labanca@luedi.it
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