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Riunisce il Pd regalando un briciolo di convinzione a chi ancora crede alla parola partito, dice di essere disposto a rinunciare persino a una fetta di consenso (sostitutivo), usa la metafora del medico per rassicurare chi è stato tagliato fuori (“non lascerò che le ferite si incancreniscano per evitare la perdita di materiale nell’organo proprio”), sottolinea l’idea che ha del rinnovamento (“é nell’azione di governo”) ma soprattutto parla da leader unico per affermare il principio della diversità necessaria e delle prerogative di un presidente. Dura poco la direzione domenicale dei democratici che sancisce il ritrovato accordo. Non c’è un momento in cui Marcello Pittella dice sì ai colleghi di partito. Ma l’applauso (prolungato e anche un po’ liberatorio) con il quale lo accolgono per la prima volta ha il significato evidente che tutti ormai sanno quello che è successo, tutti sono al corrente. A parlare con dirigenti e iscritti a tratti si percepisce che è solo una tregua necessaria. Così come lo era stato lo strappo delle primarie. Del resto quel riferimento che il segretario regionale De Filippo fa ai corvi è eloquente. Il governatore uscente trova le parole per consegnare al gladiatore, che ora scende per la seconda volta nell’arena, una prospettiva di “esperienza e rinnovamento insieme”, un concetto non molto diverso da quello del “rinnovamento ragionato” teorizzato da Folino. Nel giorno in cui da Roma arrivano le notizie tragiche di una probabile ulteriore riduzione del trasferimento di risorse alle regioni, soprattutto alla sanità, Pittella inizia una battaglia che non sappiamo dove condurrà la Basilicata. Chi ha vinto, chi ha perso? Conviene mettersi dalla prospettiva delle attese dei cittadini
2) Ricordo quello che mi disse il collega dell’Ansa Mario Restaino qualche settimana fa: “Vedrai, poi troveranno un accordo”. Devo dargli ragione. Eppure in questo accordo c’è una novità che lo distingue dagli accordi che il fu partito regione negli ultimi vent’anni era sempre riuscito a trovare. E’ stato un calcolo elettorale quello di Pittella? E’ stato il senso di appartenenza a un partito? Di certo hanno influito molto gli incroci con le dinamiche nazionali. E ha influito il pericolo che il vincitore delle primarie sicuramente ha avvertito di passare come il restauratore rispetto alla necessità di un rinnovamento chiesto non sappiamo quanto strumentalmente dall’altra parte del partito. Il dato oggettivo è: né Pittella né coloro che gli si opponevano sono nuovi allo scenario lucano. Sarà sicuramente oggetto della campagna che i grillini si apprestano a fare. La lotta di potere tutta interna al partito è l’effetto dell’inusuale selezione del leader, finora sconosciuta alla classe dirigente lucana. Pittella rappresenta una novità in questo. La vittoria della linea del rinnovamento consacrata dall’intervento di Epifani bilancia la portata del successo dell’ex assessore alle primarie. In pratica restituisce a Lacorazza quello che il risultato gli aveva tolto. E’ molto probabile, anche alla luce degli scenari congressuali nazionali, che si formino nuove maggioranze e nuove minoranze all’interno del partito che finora ha avuto in maniera indiscussa in mano il destino della Regione. Se minoranza significherà controllo (è il caso di dire democratico) sarà un bene. Se minoranza e maggioranza interne significheranno riproporre vecchi schemi di attribuzione compensativi l’accordo che sconsolatamente mi anticipava Mario Restaino non significherà unità ma concertazione proporzionale.
3) C’era bisogno di tutto questo stress per arrivare a un accordo? Evidentemente sì. Perchè all’improvviso è cambiata la grammatica con la quale comprendersi. Il fatto che finora l’unico sfidante di Pittella sia Pedicini del M5s dimostra inoltre come tutti gli altri partiti siano aggrappati alle mosse del Pd. Il vero grande male della discussione politica in Basilicata. Ma questo attribuisce ai democratici ancora una volta una grande responsabilità. Lo stato dell’arte in Basilicata è figlio della loro azione di governo. E’ da loro che la maggioranza (sulla carta) dei cittadini si attende le risposte per uscire dalla più grande crisi che stiamo attraversando. Sono sempre di più le analisi apocalittiche mondiali che prevedono la polverizzazione reddittuale del ceto medio, esattamente la polpa della società lucana che non è più una società contadina ma sconta, come tutto il Sud, un mancato ed adeguato salto nella modernità delle competenze e delle innovazioni. Di questo deve farsi carico un governatore moderno dando voce a una popolo per sua natura silenzioso ma molto rancoroso perchè abituato ad avere interventi di supplenza.
4) La normalità non è divertente. La guerra eccita. Comincia oggi la campagna elettorale con molti logoramenti alle spalle. Sarebbe auspicabile una linea di totale trasparenza del candidato presidente Pittella. Da oggi ci aspettiamo che sottoscriva la sua carta di programmi, che assuma impegni sostenibili e chiari tali da poter essere controllati. Il massimo sarebbe che annunciasse subito quale sarà la sua squadra di governo perchè i cittadini votassero anche in base a questo. Ma temo che apriremmo una guerra più lunga di quella che si è appena chiusa.
l.serino@luedi.it
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