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POTENZA – Da quando è arrivato, meno di un mese fa, ha dovuto gestire da segretario regionale la fase di vita più difficile del Partito democratico lucano. Vito De Filippo che ad aprile lasciava la presidenza della Regione aprendo di fatto la crisi politica si è trovato a ricomporre le fratture di un partito che sembrava non avere più chance di unità. La svolta alla fine, a malato quasi morto, è arrivata da Roma, con la presa di posizione da parte del segretario nazionale.
Segretario ma perché si è arrivati fino a questo punto? Non si poteva fare in modo che Epifani intervenisse prima evitando al partito questo bagno di sangue?
«La linea del partito lucano è stata condivisa fin dai prima passi con gli organi nazionali. E i contenuti del documento di venerdì di Epifani sono quelli che in questi giorni abbiamo ribadito più volte nelle telefonate intercorse. Il voto anticipato in Basilicata, tra l’altro alla vigilia del congresso nazionale, ha sollecitato l’attenzione dei dirigenti nazionali agli interessi sul territorio. Credo comunque che la dinamica che si è consumata in queste settimane all’interno del partito democratico, anche se in più di qualche momento ha lasciato intravedere il peggio, sia anche fisiologica rispetto a un partito grande e popolato da tante anime come il nostro. In più quest’anno, per la prima volta, si è deciso di ricorrere alle primarie con tutto quello che hanno alimentato in termini di clima e che sicuramente hanno condizionato la prima fase. Credo che alla fine il risultato raggiunto sia un importante successo, riuscendo a conciliare con il giusto equilibrio esperienza e rinnovamento».
Ma il Pd ha offerto una pessima immagine di sé e ribaltarla non sarà facile..
«Beh c’è stato qualche momento veramente difficile. Ma sinceramente credo che il Pd non sia il peggio, anzi. Al nostro interno si è verificato uno scontro di culture politiche, animato sì, ma comunque positivo e soprattutto partecipato. Che nonostante tutto siamo riusciti a condurre a sintesi. Dall’altra parte, invece, a cosa si assite? Le stesse turbolenze stanno percorrendo un movimento giovane come quello di Grillo. Per quanto riguarda il Pdl, invece, possiamo solo interpretare il mutismo. Il nostro è un partito grande, partecipato, fatto di tanti che discutono in altrettanti punti della comunità e questo contribuisce, in qualche occasione, a renderlo più esposto alle fragilità. Ma credo anche che possa vantare una grande cultura politica che ne fa la differenza».
Ma un accordo in extremis non basterà a fare in modo che le stesse spaccature si ripropongano quando sarà il momento di governare?
«Io lo dico da tempo: governare da qui in poi sarà sempre più difficile e questo per cause oggettive che vanno ben oltre le fragilità politiche. Ecco perché non si può prescindere da un partito unito. E io credo che questo non sia solo un accordo di facciata. Ma che sia l’inizio di un nuovo percorso. O almeno me lo auguro».
Ma lei che prima sosteneva Pittella e poi lo ha “tradito” è davvero felice che sia lui il candidato presidente?
«Io non ho tradito Marcello Pittella. Ma ero favorevole a una soluzione di mediazione. E quando è diventato palese che la via scelta dall’ex assessore andava in altra direzione, ho deciso di fare una scelta di unità: ovvero sostenere Lacorazza. Detto questo devo dire che sono molto felice che lui sia il mio probabile successore. Ho stima per lui. Lo conosco bene come grande lavoratore e persona generosa, dinamica e forte. Deve diventare ancora più bravo».
Cosa significa? Quale consiglio gli dà?
«Credo che governare bene dovrà mettere in atto una capacità di regolazione politica più rigorosa della maggioranza che lo dovrà sostenere. Solo con questo ingrediente potrà prendere le decisioni che contano, in tempi rapidi, di cui ha bisogno la Basilicata. Beh, è stato difficile prima, come hanno dimostrato le sue dimissioni, figuriamoci addesso…
Ma lui ha il favore dell’entusiasmo dell’inizio».
marlab
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