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POTENZA – «Il candidato del Partito democratico e del centrosinistra lucano sono e resto io. Anche in caso di spaccatura. Non tradirei mai il mandato che mi hanno affidato gli elettori delle primarie». Inizia così la conferenza stampa convocata a metà giornata, quasi a sorpresa, da Marcello Pittella. Parla “dopo due giorni di silenzio responsabile” e di consultazioni nazionali. L’ultimo vertice a Roma, quello di giovedì sera, da cui l’ex assessore delle Attività produttive ha fatto ritorno nelle prime ore della mattinata di ieri, dal quale sarebbe arrivata la legittimazione alle sue ragioni politiche. «Chiederò al Pd di seguirmi. E’ questo il messaggio che porterò alla direzione regionale di questa sera (ieri per chi legge ndr)». Poche ore dopo dell’ennesima rottura del tavolo del centrosinistra che si era tenuta ieri mattina su convocazione del segretario regionale Vito De Filippo, e prima dell’attesa direzione regionale di ieri sera, il candidato governatore si è portato avanti con questa strategia: chi mi ama, mi segua. Ma chi si aspettava di arrivare nella sede elettorale del candidato per sentire pronunciare la parola “rottura” si è dovuto ricredere. Tutt’altro. Pittella ha parlato di “coalizione più vasta e inclusiva possibile”, del suo personale “obbligo morale di recuperare l’originario tavolo di centrosinistra e rafforzarlo con pezzi aggiuntivi». In pratica: se scissione dovesse essere, non sarà lui a rompere. Marcello Pittella parla da interprete di quel nuovo partito che si va configurando anche a livello nazionale, e che molto probabilmente uscirà dal congresso di dicembre con una nuova anima. «Un partito che non mette paletti, che amplia il proprio perimetro, piuttosto che restringerlo». «Dobbiamo essere espressione di un partito che sappia riformarsi: lo dice Renzi, ma anche Epifani». L’ex vicepresidente della Giunta – con il volto provato dalle poche ore di sonno, ma che ha ribadito di sentirsi «assolutamente tranquillo» rispetto a una percorso «ragionato in tutti i suoi passaggi», non si discosta molto dalla linea che fino a questo momento è risultata inconciliabile rispetto a quella del partito: rinnovamento sì, ma ragionato. E come “bibbia” da tener presente nella famosa questione morale il codice etico del partito. «Altrimenti dovremmo chiedere il casellario giudiziario di tutti. A me interessa spsotare la discussione sui temi del merito e delle competenza».
«E’ su queste basi – ha continuato – che ho ottenuto il consenso die lucani alle primarie. Ed è su queste basi che intendo procedere». Dunque, lui non cambia idea. Piuttosto, «lo hanno fatto gli altri». E spiega ai giornalisti, a cui nel frattempo si sono aggiunti alcuni sostenitori, come Vito Giuzio, Paolo Galante, Pasquale Robortella, Rocco Vita e Roberto Falotico: «Fin dall’esito del voto del 22 settembre ho cercato di accorciare le distanze, senza far venir meno il portato delle primarie. Per cercare di rappresentare anche chi non ha vinto, non tradendo chi invece ha vinto». A un certo punto – ha aggiunto – «l’intesa è sembrata a portata di mano su una sintesi. Poi, all’improvviso, ho dovuto constatare una pericolosa inversione a “U” che mi ha reso perplesso e preoccupato. Ho dovuto prendere coscienza di una chiara volontà a precorrere la strada dell’intesa. Non mi sono perso d’animo neanche in questa occasione. Ho cercato ancora di rafforzare quel rapporto, senza mai perdere il contatto con il partito nazionale, a cui ho rappresentato le ragioni politiche del successo della mia battaglia. E devo dire che ho trovato ampia condivisione». Da qui era partito, e da qui riparte, anche a poche era dell’infuocata direzione regionale. Alle stesse condizioni. Lasciando intravedere comunque sullo sfondo una divisione inevitabile. Nel qual caso «sarà Epifani a decidere sul il simbolo». E a chi gli chiede delle esternazioni del leader dei radicali, Marco Pannella che solo il giorno prima lo ha indicato come il candidato del centrodestra, replica così: «Non c’è neanche bisogno di smentire una notizia così palesemente falsa. Io sono un uomo del Pd. Questo è e resterà il mio partito». Pittella chiarisce pure: «Io personalmente, non sono per l’apocalisse. Anzi, se proprio devo dirla tutta credo che a tutte queste manfrine i lucani non siano affatto interessati. Dobbiamo pensare alla Basilicata e ai suoi problemi». E quando uno dei cronisti che gli domanda di chi siano le responsabilità maggiori, risponde così: «Non credo sia un problema di responsabilità. Credo che si stiano scontrando due modi differenti di intendere il partito e la coalizione. Del resto non possiamo nasconderci che, non solo a livello locale, è in atto un nuovo corso. Mi auguro che alla fine prevalga il buon senso.
m.labanca@luedi.it
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