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ORA in Basilicata sarà una maratona, una bella gara, tra diversamente berlusconiani e  diversamente democratici. Dove sta la normalità? Solo due giorni fa avevamo titolato su  Viceconte pronto a voltare le spalle a Berlusconi.  Traditore o responsabile? Di  certo una svolta storica, dopo anni di stretta intesa (Guido è stato anche  medico del Cavaliere). Ed era talmente nell’aria che Silvio per la prima volta,  qualche giorno fa, a un vertice con leader lucani a Roma, ha mostrato per la prima  volta disappunto verso una leadership del segretario regionale del partito mai  finora messa in discussione. 

La politica democratica, come notava a caldo ieri Antonio Polito, è  parricidio. E di parricidi ce ne sono stati molti di questi tempi in  Basilicata. La sensazione avvertita finora è stata di insopportabile  staticità.

Il 2 ottobre potrebbe avere un effetto immediato proprio sulle  prossime regionali. Ci sarà una larga intesa con i diversamente berlusconiani?  E da parte di chi? Ci sarà una forza attrattiva di centro (qualcuno ieri ha  commentato che è la rivincita della Dc) come si auspicano Monti e Casini?   Il Pd locale andrà verso una sempre  più probabile scissione facendo la corsa a inseguire i ribelli? Pittella, in  verità, si era portato avanti con il lavoro.

Ora è davvero complicato  rinfacciargli di aver preso voti dal centrodestra a meno che non si voglia  pesare il tasso più  o meno alto di “fascisteria” che scorre nel sangue di  questa fetta di suoi elettori. Ma con la prospettiva di una grande area centrista (ieri Scelta civica si è di fatto schierata con la corrente Bubbico chiedendo rinnovamento totale) ora è il Gladiatore a dover scegliere. L’appello che ha fatto subito ieri via twitter il  senatore Margiotta (uniti o sarà il Pdl a decidere quale parte del Pd vincerà)  dà la misura di quanto i democratici siano a un bivio importante.

Paradossalmente un Pdl  che è stato finora la stampella di risulta (ma all’occorrenza consociativa)  della politica lucana svolgerà ora un ruolo regolatore di ago della bilancia.  Con una eventuale scissione del Pd potremmo trovarci davanti a una strana nuova  geografia.

Si capirà nei prossimi giorni la tattica dei vari protagonisti. Il 2 ottobre ha anche un’altra ricaduta lucana. Per il governatore uscente si riaprono le porte del governo. Gli uomini vicini al suo amato premier non lo escludono. E per De Filippo sarebbe finalmente l’approdo a uno stesso aplomb, stessa scuola, poco di gladiatorio, per usare l’espressione di Europaquotidiano. 

Ma è improbabile che ciò avvenga prima delle elezioni. Sono ore febbrili a pochi giorni dalla scadenza della presentazione delle liste. Al  netto dell’euforia e della valutazione epocale che accompagna ogni novità  (attenzione alla sindrome Fini, che fine ha fatto?) questo strappo necessario  che tiene in vita l’unico governo che abbiamo potrebbe miracolosamente dare  maggiore competitività alla dimensione lucana della politica finalmente messa  in discussione nel suo immobile stare insieme giocato come plusvalore per la  ricerca del consenso e per l’occupazione del mercato economico imprenditoriale.  Potrebbe aprirsi, insomma, una riforma del sistema politico, sempre che non  valgano le parole di Gaber citate da Letta durante il discorso con cui ha  chiesto la fiducia: si scannano su tutto ma poi si mettono d’accordo.

l.serino@luedi.it

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