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NONOSTANTE la giovane età, 42 anni il prossimo 10  novembre, considera la storia del Mezzogiorno (spesso scritta sui testi di storia e raramente espressione di giustizia sociale, ndr.) un’eredità da riscrivere. Orlandino Greco, ex sindaco di Castrolibero (cittadina del consentino che ha guidato per 13 anni) è in Basilicata per una serie di incontri propedeutici alla creazione di un Movimento che prende le mosse da quello per le Autonomie, in grado di restituire al Sud il suo ruolo e il suo valore propulsivo, lontano dai clichè tristi e accorati di chi sa solo chiedere. Lo accompagna Michele Corazza, ex consigliere comunale con ruoli significativi all’interno del Pd.

A Matera ha appena incontrato imprenditori pugliesi, campani  e lucani con i quali si è confrontato per essere già pronto con nome del Movimento e piattaforma programmatica per le prossime regionali che decideranno la nuova composizione istituzionale lucana.

«I partiti ideologici sono finiti in malo modo  – spiega Greco – così come quelli leaderisti perchè mancava un quadro territoriale, la realtà locale per cui destra e sinistra avevano lo stesso significato a nord e sud quando, invece, esistono da 150 anni differenze macroscopiche. Esiste ancora un Sud che  è visto come palla al piede e un nord che ha un Pil molto elevato come conferma l’ultima statistica sulla competitività,  stilata dalla Comunità europea, la Calabria è al 233mo posto e la Basilicata al 232mo».  Per Greco non c’è posto per la rassegnazione. «Bisogna individuare i responsabili. Bisogna riscrivere il ruolo del Meridione, o meglio dell’Italia del Meridione. La soluzione al problema Italia è il sud,  senza questione meridionale. La soluzione è nel passare da terra di consumo a terra di produzione». Il sud, resta però ancora terra di emigrazione e di fuga di cervelli. «Vanno  ripensati l’università, l’economia, il commercio. Bisogna legare tutto al territorio, così come la formazione». Greco ha già stilato i suoi appunti per la nascita del Movimento  per l’Italia del Meridione. Scritti che  fanno parte di una brochure e che indicano il percorso sul quale vuol puntare. «Le seconde linee della politica,  chiedono alle prime di mettersi da parte. Vogliamo creare un Movimento generazionale che faccia la guerra ai padri». La sintesi fra le specificità delle regioni che entreranno nel progetto è la vera sfida di Greco. «Rappresentiamo  le Due Sicilie, il Cilento e il Salento, la Terra d’Otranto. In comune con i lucani abbiamo una storia della Magna Grecia. Non abbiamo un comune denominatore complessivo, e per questo va costruita la cultura di appartenenza e identità.  Il manifesto  da cui Greco prende le mosse è una frase di Luciano De Crescenzo: «A quanti vogliono sapere se io sono di centrodestra o di centrosinistra rispondo: sono del centro storico».

Lo strumento migliore, oggi, sta  nel recupero della militanza sociale che Greco spiega così: «Vuol dire avere sezioni nei paesi, tornare alle scuole di politica. Noi generiamo politici low cost che non disegnano strategie per produrre una classe parlamentare che a Roma conta meno degli uscieri». Scettico sull’idea di trovare un nome a tutti i costi al Movimento, sottolinea l’importanza di una decisione così, che deve provenire da un profondo fermento interno. Presidente del consiglio provinciale di Cosenza, considera la scelta di cancellare questi enti: «Una follia allo stato puro. Le Province incidono nel bilancio statale per l’1,3%. Le spese per la politica sono una parte minimale. Siamo l’ente più vicino ai cittadini che fornisce risposte immediate. Non nego che si possa procedere all’accorpamenti, in alcuni casi, ma la chiusura no. I nemici del territorio, oggi, sono i parlamentari. Sul tema delle Province siamo in bilico dal 2010 e dopo tre anni la Consulta dice di aver sbagliato. Del Rio, oggi, fa un decreto legge che ripete lo steso percorso che era stato bocciato dalla consulta. Tutto questo per non parlare dei problemi reali».

a.ciervo@luedi.it

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