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POTENZA – Alla prova delle primarie lo scandalo, i “bandi” e gli avvisi di garanzia sembrano aver unito più che diviso: chi era già nel centrosinistra, e chi non c’era ma per l’occasione avrebbe cambiato i suoi “valori” di riferimento. In linea con l’ultimo ventennio in Italia e in Basilicata. Resta solo da misurare l’effetto 5 Stelle arrivati alle elezioni vere e proprie.
Ha commentato euforico il risultato delle consultazioni del centrosinistra ripetendo “gatto” come un ossesso il senatore Vito Petrocelli. Ha scelto twitter e il proverbio del felino e del sacco giocando anche a storpiare il nome del deputato Pd uscito sconfitto assieme al “suo” Lacorazza. Mentre sui siti e i forum degli attivisti 5 Stelle c’è chi ha raccontato di essersi infiltrato ai seggi votando senza sottoscrivere alcun documento di adesione al centrosinistra.
I 55mila che sono andati a votare? Un’infinità rispetto a quelli che hanno partecipato alle regionarie del Movimento 5 Stelle. Ma a novembre sarà un’altra storia, e tra i “grillini” non manca l’entusiasmo per rilanciare sui temi più imbarazzanti rimasti sullo sfondo nel confronto tra Marcello Pittella e il presidente della Provincia di Potenza. D’altronde a sei giorni dal voto ci sarà l’inizio dell’udienza preliminare per 35 tra attuali ed ex consiglieri regionali accusati a vario titolo di falso e peculato. Perciò è scontato che la questione finisca all’ordine del giorno almeno per quelli di loro che hanno intenzione di candidarsi.
Quanti saranno? Difficile a dirsi per ora, ma guardando la prima fila del comizio di chiusura della campagna di Pittella al Don Bosco erano diversi e domenica sera nel suo comitato hanno festeggiato con lui l’assessore Falotico e il consigliere Mollica, entrambi indagati nell’inchiesta sulla gestione dei rimborsi per le spese dei gruppi e di segreteria dei membri del parlamentino di via Verrastro.
La prospettiva, quindi, è quella di una campagna elettorale segnata dal tema dello scandalo e degli appuntamenti giudiziari. Specie se oltre ai 5 Stelle a destra dovesse realizzarsi una coalizione attorno a personalità uscite indenni dall’inchiesta. Sempre che a loro volta non rischino di trovarsi isolate in un puzzle ricomposto a forza, dove a tenere insieme i pezzi non è solo la presunzione d’innocenza, ma anche una certa solidarietà e la condivisione di una linea difensiva.
Facile pertanto che anche il prossimo Consiglio regionale, non molto diverso da quello attuale, debba fare i conti con rimborsopoli e l’incedere del processo verso la definizione: assoluzioni e condanne, che comporterebbero la decadenza degli eletti. Possibile che tutto avvenga entro la chiusura naturale della legislatura fissata per il 2018? Se in Tribunale le udienze dovessero procedere spedite sì, ed è chiaro che a quel punto anche l’epilogo potrebbe essere non molto diverso da quello che si sta attraversando adesso.
l.amato@luedi.it
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