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POTENZA – In 7 hanno raccontato agli investigatori di aver pagato di tasca propria per quel pranzo natalizio pensato per darsi gli auguri tra colleghi. Mai a pensare che la fattura per quei soldi sarebbe finita tra i rimborsi dell’ex assessore.
E’ accusato di peculato, falso e truffa aggravata l’attuale presidente del cda di Acquedotto lucano spa, ex assessore regionale alle infrastrutture della prima giunta guidata dal presidente Vito De Filippo dopo la sua rielezione nel 2010.
Rosa Gentile era rimasta indenne da contestazioni durante la prima fase dell’inchiesta sulla gestione del contributo per le spese di segreteria e rappresentanza che spettava a consiglieri e assessori “esterni” lucani proprio come lei, prima della riforma approvata a dicembre sulla scia della spending review sugli enti locali.
Ma dopo l’avviso di chiusura delle indagini recapitato a fine maggio a 36 consiglieri ed ex consiglieri le indagini sul suo conto erano ripartite, sulla base di una soffiata a quanto pare davvero bene informata.
Il resto è emerso grazie al lavoro delle fiamme gialle che hanno individuato i commensali di un affollato pranzo di Natale, organizzato a Pignola il 17 dicembre del 2010 nel ristorante “La fattoria sotto il cielo”. Perlopiù dipendenti del dipartimento Infrastrutture della Regione, all’epoca guidato dalla Gentile. «54 menu a prezzo fisso di euro 30». Riporta la ricevuta finita tra la documentazione giustificativa delle spese sostenute con i soldi del contributo previsto per l’«esercizio del mandato senza vincolo di mandato» dei consiglieri regionali, ma esteso anche ai tecnici membri della giunta. Un contributo versato in maniera anticipata, ma da giustificare entro un certo periodo (prima ogni sei mesi poi una volta all’anno). Altrimenti scattava la restituzione.
In totale quei 54 coperti sarebbero valsi 1.620 euro . «Nella occasione – scrivono gli inquirenti – ognuno dei partecipanti sosteneva a proprie spese il pasto consumato corrispondendo la somma di circa 30-35 euro pro quota». Perciò «la Rosa – che più correttamente sarebbe la Gentile – itroitava due volte (una dai partecipanti e l’altra dalla Regione Basilicata) e senza alcuna plausibile ragione il valore dell’importo sostenuto».
Oltre alla fattura del pranzo del 17 dicembre del 2010 i militari della guardia di finanza si sono concentrati anche su altra di cinque giorni più tardi del ristorante Kappador di Matera: «17 pasti a prezzo fisso di 30 euro» per 510 euro, che veniva giustificata come «spese di rappresentanza in occasione di incontro con staff e dirigenti per preparazione relazione di fine anno». Per gli investigatori si tratterebbe invece di una circostanza «completamente falsa atteso che nessuno dei dirigenti e dello staff aveva mai preso parte a tale evento».
Fin qui l’accusa di peculato ai danni delle casse del parlamentino di via Verrastro, ma non è finita. Infatti, dal momento che a rimetterci di tasca propria sono stati anche i dipendenti del dipartimento infrastrutture ospiti a loro insaputa del pranzo natalizio di Pignola, gli inquirenti hanno deciso di contestare alla Gentile anche la truffa. Perché «mediante artifici e/o ragiri consistiti nel farsi consegnare da ciascuno di costoro la corrispondente quota di partecipazione pari a 30 euro, induceva in errore tutti gli astanti dall’evento nascondendo loro il fatto di aver utilizzato la ricevuta emessa per l’occasione dal predetto ristorante – del valore di 1.620 euro – nel rendiconto per il secondo semestre del 2010». Giustificazione: «Spese di rappresentanza in occasione di incontro con dirigenti e funzionari di Potenza e Matera per saluti di fine anno». Con l’aggravante di «aver commesso il fatto con abuso di relazioni d’ufficio».
Come si fa a sottrarsi a un invito del capo per un pranzo di auguri “alla romana”? E la disdetta di scoprire di essere stati beffati? Messa così più che una soffiata, quella arrivata alle fiamme gialle sa tanto di una terribile vendetta meditata molto, molto a lungo.
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