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POTENZA – Si sarà sfogato con Dario Franceschini, del cui staff è consigliere politico. La vicenda Basilicata che si è consumata negli giorni lo ha lasciato deluso. Il suo nome è stato tirato in ballo dal presidente De Filippo nella rosa delle quattro possibili candidature di mediazione proposte al segretario Roberto Speranza, insieme a quelli di Rocco Colangelo, Salvatore Adduce e Vincenzo Santochirico.
A un certo punto la trattativa sembrava chiusa: l’ex segretario del Governo Monti avrebbe dovuto guidare la coalizione di centrosinistra alle elezioni di novembre. Soluzione molto gradita negli ambienti romani, come era trapelato durante il fine settimana. A cui anche il presidente Sel, Nichi Vendola aveva dato il suo via libera. Il suo nome piace al segretario Speranza, e va bene anche all’area di Folino e Bubbico, con Lacorazza pronto a rinunciare alle primarie “vere”.
Primo testa a testa con Carrano, poi con il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, D’Andrea è stato a lungo il favorito. E’ rimasto a Roma fino alla scorsa settimana, in attesa di notizie che sembravano volgere dalla sua parte.
Fino a quando l’ipotesi della sua corsa da governatore è crollata definitivamente. Con l’ultimo tentativo di mediazione portato avanti dall’area che l’aveva proposto, spostato dal suo al nome di Adduce. E a quanto pare le dinamiche che si sono consumate intorno alla sua ascesa e rapida caduta non sono piaciute al professore universitario che proviene dalla Democrazia Cristiana. Un brutto colpo se si considera che ad abbassare l’entusiasmo sul nome del sottosegretario sono stati proprio i suoi ex amici Dc, Vito De Filippo e Salvatore Margiotta. Ma è difficile, nella rete complicata dei sospetti incrociati, allenarsi al gioco degli autori del complotto. In una possibile ricostruzione delle dinamiche che hanno portato a mettere da parte l’ipotesi D’Andrea, malignamente si potrebbe azzardare: la sua effettiva candidatura avrebbe potuto dar fastidio alla sua stessa corrente, che in questo modo, dopo avere espresso il presidente, avrebbe dovuto rinunciare, o quantomeno ridimensionare, ulteriori rivendicazioni.
Il suo sarebbe stato un altro nome bruciato in queste ore frenetiche, in nome delle logiche di spartizione di potere.
marlab.
m.labanca@luedi.it
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