4 minuti per la lettura
E come un bambino stizzoso che fa i capricci perchè vuole stare in aula con quest’amichetto piuttosto che con quell’altro, nei giorni d’inizio anno scolastico il Pd iscrive tutti i suoi uomini alla classe delle primarie.
Suggestivo come sempre lo spunto che offre Anna R. G. Rivelli. Si sfalda davvero, in queste ore, in modo elementare, il fu partito regione. Si sfalda il contenente, non più granitico come le rocce delle dolomiti lucane, friabile invece, ed eroso da fin troppo umane miserie. Era nato con l’Ulivo di Luongo che aveva sbarrato la strada al berlusconismo e in questi anni ci siamo chiesti perchè mai il Cavaliere avesse abdicato alla Basilicata immaginando chissà quali viadotti segreti stesse scavando dalla Valbasento a Mosca per favorire l’amico Putin, con Viceconte col colbacco mentre con un braccio faceva flessioni all’hotel de Russie e con l’altro concordava a telefono la desistenza con i post comunisti lucani abbracciati con i post democristiani.
Cosa è stato serve a capire dove siamo.
In realtà il centrosinistra unito dal potere sbarrava la strada, perennemente e comunque, con la complicità di un centrodestra afono, incapace più che mai adesso di fare il gran balzo della tigre, attendista più per sfinimento che per tattica, pronto a consegnarsi al condottiero che di sicuro sbarcherà dopo il cinque settembre, a funerale fatto nel Pd.
Sarà l’operazione Avalanche sul Basento. I grillini inciampano sul grillismo, il centro magari recupererà quello che una volta diceva Spadolini: né a destra né a sinistra, più avanti: ma chi gli credeva? Era destino, la fine del Cavaliere avrebbe accompagnato la fine della ragion d’essere dei suoi oppositori. Il laboratorio politico della Basilicata teorizzava la tesi del tempo necessario della mediocrità ed eccoci arrivati al depauperamento persino dello stile e del garbo.
Un no l’ha detto Carrano in un proscenio che non l’avrebbe mai lasciato protagonista, un altro no ha detto D’Andrea costretto nell’angolo dai suoi stessi amici. E alla fine serve a poco precisare se i tanti aborti collezionati finora sono stati spontanei o indotti: è più importante trasmettere la consapevolezza che stiamo perdendo il nostro futuro, mentre la cronaca si diverte a farci costruire un Folino rammaricato a Milano, un Pittella asserragliato nel suo dipartimento, il duo De Filippo Luongo a mangiare dai fratelli La Bufala (un nome una situazione), Speranza in aereo, Lacorazza a controllare a distanza, Margiotta a seguire Franceschini su twitter.
Dunque è ufficiale. I gladiatori scendono in campo. Forse è un bene. Ma per come ci siamo arrivati è di sicuro una sconfitta, innanzitutto per il segretario regionale del partito, Roberto Speranza. Era prevedibile che il doppio ruolo ne diminuisse la capacità di tenuta sul territorio regionale. La Basilicata non esiste, verrebbe da dire. Invece, e ancora per nostra fortuna, esiste e molto nella percezione che di essa si ha oltre Eboli.
Certo non sarà la prima volta né l’ultima che il vuoto a perdere delle pretese degli uomini fa scegliere la strada del tanto peggio tanto meglio. Qualche giorno fa il professore Mauro Maldonato, su Repubblica Napoli, ragionava sulla politica delle cose semplici e scriveva “che la via del cambiamento e della speranza passa per un riformismo dal passo rivoluzionario, che rompa con ogni gradualismo, su cui si proietta la sinistra ala di interessi e poteri conservatori. Il coraggio autentico è di una politica che limiti la politica”. L’antipolitica e l’invettiva portano all’inferno, il vero cambiamento richiede pazienza.
Il professore, che insegna psicologia all’Unibas, faceva un esempio: prendiamo cinque imprese competitive e due comunità scientifiche di prestigio, si selezionino programmi a partire dalle loro richieste, proviamo a generalizzare e vediamo l’effetto che fa. Di tutto questo non abbiamo sentito parlare in quest’estate di passione. Un po’ di rammarico devo confessarlo, nella parte di me stessa: come un buon giornalismo può essere utile alla sua comunità mettendo insieme i contributi dei molti, allargando le intelligenze, connettendosi con le idee?
Facciamo uno sforzo immane a trovare voci, molte viltà diffuse impediscono un autentico dibattito. E’ sempre il tempo della mediocrità. L’apparire però parla inglese, Potenza è smart e Matera ora va together. Pensiamo in grande ma quando il sogno diventa utopia il tempo del fare diventa un orologio bloccato. Chi ha il coraggio di raccontare la verità? Sono tutti discepoli di De Sica che ai figli raccomandava: non dite mai quello che pensate.
l.serino@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA