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POTENZA – Lo si leggeva negli occhi che qualcosa oggi sarebbe franata sotto i piedi. Un Pd fatto a pezzi, che ancora non riesce a trovare la luce, né da una parte né dall’altra. Una storia veramente da sceneggiata napoletana. I big del partito prima puntano su Adduce, la voce circola e arriva anche ai nove renziani che all’ingresso del Park Hotel di Potenza stanno per riunirsi. Visto come stanno andando le cose in questi giorni hanno deciso di raccogliere le firme per una candidatura alle primarie, ma c’è da decidere sui nomi. E la cosa non è sembrata proprio leggera da prendere.
La notte scorsa, prima dell’incontro, la convergenza sul sindaco Fausto De Maria non c’è stata, con 5 voti a favore e 4 contrari. L’unanimità tanto desiderata non c’è stata. E così si è deciso per un passo indietro, passo che però è arrivato soltanto nella serata di ieri, quando sono spuntati anche i nomi del segretario della Uil Carmine Vaccaro e di Domenico Fortunato, l’attore finito nella sedicesima stagione del Commissario Rex, e capitano dei carabinieri nella serie “Gente di mare”. Questi sarebbero i due candidati della società civile usciti fuori dalla riunione.
L’incontro, a porte chiuse, è iniziato con una certa tranquillità. La posizione dei renziani è una sola, quella di chiara opposizione alle scelte calate dall’alto. Per loro è necessario fare le primarie, «anche perché le abbiamo volute noi. Sogniamo un partito aperto, non chiuso all’interno delle stanze». La discussione, prima delle riunione è molto franca, l’unica certezza sta nel malloppo portato da uno dei membri del comitato provvisorio dei renziani, le firme. Da lì bisogna partire. Poi ad un certo punto arriva la telefonata e la chiusura su Adduce fa tremare i polsi. In ogni caso nessuno si tira indietro, anche i materani come Auletta giudicano tutta vicenda come la chiusura di un ciclo. Ma sul candidato la vicenda si fa molto più complessa del previsto. Ad entrare nella stanza ci sono ci sono Antonio Anastasio, Vito Auletta, Andrea Badursi, Mauro Basso, Giovanni Casaletto, Antonio Corizzo, Franco Dell’Acqua, Fausto De Maria, Rocco Fiore, Francesco Laurino, Francesco Mitidieri e Domenico Sassone, tutti si interrogano anche sulla possibilità di scelta di un candidato “forte”, che possa praticamente incarnare consenso e allo stesso tempo discontinuità assoluta con i dieci anni «disastrosi» della giunta precedente.
La scelta è quindi una presa di posizione che è partita dall’unificazione della stessa area, il cosiddetto superamento delle correnti chiamato in causa da Renzi stesso.
Ed ecco poi il nome di Adduce, che rappresenta «in toto la continuità». La linea dei renziani è proprio questa: evitare non solo la proposta dei “vecchi” del partito ancora una volta in campo, ma anche i giochi di potere, le “sostituzioni”, l’immagine di una monolitica Basilicata incapace di esprimere il nuovo. Eppure la notte è lunghissima anche per loro, spaccati e divisi anche sul nome, che sembra non essere affatto condiviso. Alla fine ciò che rimane è un pugno di polvere e tante discussioni. Forse domani la definitiva schiarita anche da queste parti. All’inizio era tutto verso De Maria ma, dice lui stesso, non si «è riusciti a trovare l’unità d’intenti» ed è questo che i renziani vogliono, compattezza totale.
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