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POTENZA – Gianni Pittella dà a Folino della «zavorra sovietica», mentre dal lido di Policoro Benedetto intona il canto delle sirene per gli amici del Pd, e gli fa subito eco un sindaco vicino a De Filippo come Borneo, esaltando «la luce accecante» che promana dal vicepresidente del Parlamento europeo e «sovrasta anche i monti di Pietrapertosa».
E’ il giorno dopo la direzione regionale del Pd. Il primo di schermaglie in campo aperto dopo l’annuncio delle Primarie a settembre per la scelta del prossimo candidato governatore del centrosinistra, e la rottura tra il deputato dal “brutto carattere” e i fratelli più famosi della politica italiana, il più piccolo dei quali, Marcello, ormai è ufficialmente in corsa.
Lontano com’è dal dibattito lucano il maggiore dei due Gianni ha impiegato qualche ora per reagire all’affondo sul “nuovismo” pubblicizzato sui grandi media nazionali, e i «trentatre anni» di politica attiva dal giorno del suo ingresso in Consiglio regionale. Oltre al «tengo famiglia» che avrebbe animato il pendolo tra primarie e ricerca di un accordo a tutti i costi per l’investitura come candidato di uno a scelta tra Speranza e De Filippo. Fino all’aut aut di Folino: «Non possiamo stare nello stesso partito».
«Una delle zavorre che piu ha impedito la crescita del Pd – ha postato Gianni sulla sua pagina di facebook – è il residuo di dispotismo di alcuni dirigenti, pensano ancora di stare nel Pci, anzi nel Pcus, pensano di avere la verità e chiunque osa dissentire va cacciato, o punito, o deriso. Per fortuna il comunismo sovietico è morto, morto, morto!»
Nessun riferimento espresso a Vincenzo Folino, d’altronde anche quest’ultimo non l’aveva mai nominato nel suo discorso riuscendo a . Poi però chiarisce meglio il concetto, precisando il destinatario. «Non mi riferisco certo ad Epifani». Risponde a chi gli chiedeva se ce l’avessa col segretario nazionale del Pd. «Considero un valore il pluralismo all’interno del Pd, l’esperienza che viene da Pci, Psi, Dc, Pli, Pri o le energie nuove che non hanno conosciuto i partiti della prima Repubblica, é un bene grande che vi siano e si confrontino nel pieno rispetto delle opinioni di ciascuno, poi in democrazia si vota e si decide… la cosa che scoraggia chi vuol venire con noi é che vi sono i possessori di verità, i dirigenti che non sbagliano mai, gli infallibili la cui linea non si puo’ ostacolare… questo male va espiantato… Vogliamo un Pd aperto e contendibile… dignità e rispetto per tutti!»
Soddisfazione per la decisione di indire le primarie è stata espressa da Nino Carella di Occupy Pd Basilicata: «Accogliamo con favore la decisione del Partito Democratico di sciogliere il nodo candidature indicendo le primarie di coalizione. Soluzione alla quale si poteva avvenire immediatamente, sia per restituire credibilità alla politica lucana, appannata da un’inchiesta che trasversalmente colpisce tutti, sia per evitare di dare un pessimo spettacolo di noi stessi al pubblico lucano che guarda con sempre maggiore incredulità e distacco questi tristi teatrini».
Carella afferma però che si tratta di «una vittoria a metà: ufficializzare a fine luglio primarie che si dovranno tenere entro la metà di settembre (e ancora nulla sappiamo delle regole sull’elettorato attivo e passivo), dà energia al timore, giustamente espresso ieri da alcuni esponenti, che anziché la democrazia e la partecipazione, venga premiata l’organizzazione militare da parte di alcuni, già preparati allo scontro. Si fossero indette tre mesi fa, si sarebbe potuto dar luogo ad una competizione davvero seria e costruttiva».
Si candida subito per un posto al tavolo del centrosinistra il Movimento 139, che con Tonio Brigante si compiace del fallimento lucano del «metodo Napolitano» e rilancia sulle questioni etiche. Così pure il Centro democratico di Pasquale Lionetti, sebbene coi distinguo di Nicola Benedetto che non rinuncia all’idea di un contenitore trasversale. «Se qualcuno – ha dichiarato l’assessore – prevede primarie “all’ultimo sangue” per il clima tutt’altro che pacifico interno al Pd, il clima che si è respirato a Policoro è stato, al contrario, di entusiasmo, partecipazione attiva, solidarietà e amicizia, voglia di cambiamento vero, sentimenti tutti positivi». Poi l’attacco contro i «cosiddetti centristi», e alle strategie «che hanno come unico obiettivo l’occupazione di posti e la sistemazione di destini personali».
Stesso bersaglio anche per Livio Valvano (Psi) che disegna una coalizione “ristretta” con Pd e Sel, e denuncia il rischio delle «porte girevoli», ossia di liste come «autobus personali che si svuotano subito dopo la “fermata” elettorale, o che si rianimano alla bisogna durante i 5 anni del mandato». Quindi al primo posto il sindaco di Melfi mette la la condivisione di un giudizio critico degli ultimi tre anni. «Certo va compreso il disagio dell’area di centro con cui è necessario dialogare instaurando una relazione politica libera dalla schiavitù dei personalismi e basata, invece, su scelte programmatiche – aggiunge ancora Valvano – Ma il dialogo con l’area di centro non coincide con il “mercato in centro”».
l.amato@luedi.it
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