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Il Partito democratico scopre le carte. O almeno inizia a farlo. Non si gioca più a carte coperte. Ieri la Direzione regionale del Pd ha scelto il metodo per la scelta del prossimo candidato governatore del centrosinistra. Primarie aperte di coalizione.
Lo ha chiarito Roberto Speranza che ha precisato anche la data: «Il 15 di settembre. E secondo me potranno votare tutti coloro che si dichiareranno ai gazebo di centrosinistra senza dover dimostrare nulla e pagando una quota». Oltre a questo primo punto fermo si è anche capito che per il momento la guerra interna è tutta vera. Magari si troverà pure una mediazione. Magari. Ma il momento si annuncia scontro ai massimi livelli.
E c’è anche il promo candidato: Marcello Pittella chenel proprio intervento ha badato bene a non farsi trascinare nelle sabbie mobili della questione rimborsopoli ma ha fatto un discorso da candidato presidente in pectore parlando di quello che dovrebbe diventare la Basilicata. E di quello che serve alla Basilicata per il rilancio. Alla fine, dopo aver ribadito il concetto «per me il candidato ideale per mettere tutti d’accordo è Roberto Speranza» ha poi spiegato che essendoci invece le Primarie lui sarà della partita. Non ha preso la parola invece Piero Lacorazza che pure sembra essere il candidato principe dell’area bersaniana che fa a capo a Folino e Bubbico.
Ma per le candidature c’è tempo: ancora non è chiaro ma i tempi utili per iscriversi alla competizione sono di almeno 3 – 4 settimane da ieri. La sensazione al momento che alla corsa saranno diversi gli iscritti. Ma la fiammata che fa presagire polemiche e scontri c’è stata. E anche dirompente. Ci ha pensato il “solito” Vincenzo Folino. Il deputato del Pd non ha utilizzato la diplomazia. Già dalla partenza: «E’ il tempo della chiarezza».
Poi pochi preamboli e c’è l’affondo secco contro Gianni Pittella. Violentissimo e diretto: «La cosa che mi ha strabilia e che ci sono amici e compagni di strada che in questa fase non non esprimono pensieri politici». In sala cala il silenzio. Folino lo nomina direttamente ma il riferimento a Gianni Pittella è più che evidente: «Fa sparate davanti alla televisione contro la nomenclatura. Non lo accetto quando si tratta di chi è stato consigliere regionale già nell’80 e poi asessore e quindi parlamentare, e poi ancora europarlamentare europeo». L’identikit è chiaro.
Ma Folino prosegue: «Non si può far passare per nuovo e moderno chi ha 30 anni nelle istituzioni». Ovviamente Folino attacca Gianni Pittella ma in sala tutti guardano Marcello Pittella. E Folino quindi esplicità ancora meglio il proprio attacco contro i Pittella: «Non posso accettare che si dica no alle Primarie se c’è Speranza o De Filippo altrimenti si facciano le Primarie perchè tengo famiglia. Io non posso stare nello stesso partito». Insomma la sfida è aperta. E Folino anticipa quella che potrebbe accadere se davvero la sfida dovesse accendersi.
Ovviamente i Pittella non sono gli unici bersagli. Critica anche il governo regionale degli ultimi 8 anni e dice a tutti che è il tempo dell’assunzione di responsabilità «ciascuno a proprio titolo». E quindi poi passa alle dimissioni di De Filippo rimarcando «è stata una decisione che ha preso senza consultare nessuno». E quindi ha sottolineato: «De Filippo ha compiuto un atto che rimane agli atti come le parole secondo cui bisogna mette un punto e riparire da capo».Riferimento preciso all’intervento precedente del senatore Salvatore Margiotta che aveva indicato ancora in Speranza la migliore scelta «anche se il Pd nazionale ha deciso diversamente» e poi in De Filippo: «Per ricominciare da chi ha messo il punto a capo». Margiotta da parte sua aveva anche chiesto a Speranza più chiarezza sulle regole delle Primarie e sul tipo di interlocuzione da assumere con i possibili alleati di centrosinistra.
Ad ogni modo uno dei punti della discussione anche se poco espolicitati fuori dal politichese e dalla tattica è stato il tema della ricandidatura dei consiglieri interessati da rimborsopoli. Tema introdotto nella relazione iniziale da Speranza e poi utilizato da Folino: «Io non pongo il problema che chi è indagato non deve candidarsi. Ma avverto che la questione se la pongono i cittadini». E quindi altro passaggio “delicato” di Folino: «Luongo è stato escluso dalla competizione per le Primarie per i candidati alle politiche senza una spiegazione per questioni morali. Mi chiedo se in Basilicata abbiamo la stessa forza». Altro intervento di “rottura” con la schiettezza che spesso ha utilizzato nelle riunioni della Direzione regionale è stato quello del consigliere regionale Erminio Restaino che ha invitato tutti a discostarsi in Basilicata dal dibattito interno al Pd nazionale: «Io sono avvilito. Apprezzo lo sforzo di Speranza ma il dibattito interno del Pd non è altro che populismo».
E ancora ha aggiunto Restaino: «Ritengo Renzi una pessima opportunità per il Pd». Frasi che faranno discutere. Poi Restaino ha parlato delle questioni più strettamente regionali. Ha detto di non apprezzare la riduzione dei consiglieri regionali da 30 a 20 «per ridurre i costi bastava tagliare le indennità ma non colpire la platea dei legislatori» e poi ha avvertito sui problemi interni del Pd: «La vulgata dice che qualcuno di noi ha votato alle politiche per Sel o Centro democratico. E io credo che ci possa essere qualcosa di vero».
La conclusione è quindi su quello che per Restaino resta il vero problema: «Ricostruire l’unità del Pd è poca cosa. La cosa difficile è ricostruire la coesione della Regione». Prima delle conclusioni è quindi intervenuto anche Luca Braia che si è detto disponibile anche per le Primarie per la scelta dei candidati consiglieri». In precedenza era intervenuto anche Vincenzo Santochirico che aveva parlato di rispetto per le leggi e non per «certi teoremi» sottolineando sull’aspetto più politico che «le Primarie non risolvono tutti i problemi».
Ancora prima, quasi in apertura di Direzione c’è stato anche l’intervento del viceministro Filippo Bubbico che ha chiesto a Speranza uno sforzo in più per trovare una sintesi. Bubbico ha anche sottolineato la necessità di un maggiore senso della responsabilità di ciascuno.
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