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UN problema che gli studiosi si pongono da qualche decennio è dove siano andati a finire tutti quei comunisti che negli anni della contestazione impazzavano per le strade, dettavano legge nelle università, dicevano che il capitalismo era morto, così come Dio, suo padre.

Essi sono scomparsi, spariti, come certi coleotteri quando si accenda la luce. Svaniti. Accurate ricerche di laboratorio hanno accertato che i comunisti, a parte quelli del partito comunista cinese, della Corea del Nord e di quei partitini che ancora si attardano nell’adesione agli ideali del comunismo o di quei simpatizzanti che si annidano negli interstizi della cultura di sinistra e compaiono qua e là nelle manifestazioni di piazza, esistono, ma sotto forme diverse, ottenute attraverso operazioni di ingegneria politico- genetica, che hanno prodotto delle sorta di Ogm comunisti, ovverosia  Cgm., comunisti geneticamente modificati. Se ne sono identificate alcune tipologie, che ora andiamo ad elencare, senza alcuna pretesa di completezza. Lasciando alla storia l’arduo compito di perfezionare la lista.

 

1) I DISILLUSI

Essi continuano a pensare che la lotta di classe sia il motore della storia, sono sempre convinti che Marx avesse ragione. Ma si sono resi conto che coloro che hanno applicato meglio il marxismo sono stati i capitalisti, mentre i marxisti hanno fatto della teoria marxiana una sorta di religione. Solo che essi non credono più al ruolo delle avanguardie, anche perché si sono resi conto che loro, più che avanguardie del proletariato, come pretendevano di essere, erano soltanto dei piccoli borghesi (di merda, come loro stessi avrebbero detto dei loro concorrenti della sinistra riformista) e poi ora sono fatti vecchi.

2) I REVISIONISTI

Il materialismo storico? Certo, ne sono più convinti che mai. Chi potrebbe negare che sono i rapporti di produzione a far girare il mondo? Solo che loro, i comunisti, hanno realizzato di essere soltanto dei piccoli borghesi, con i loro modesti redditi, i loro problemucci quotidiani, gli amoretti extra coniugali, lo shopping, senza possibilità di evasioni ideologiche e nemmeno ideali e si accorgono che la storia se li porta via come spazzatura della borghesia che conta.

Preferirebbero, a questo punto, appartenere alle classi alte, meglio se altissime.

3) I NAZIONALPOPOLARI PENTITI

Si tratta di comunisti geneticamente modificati. Ma sanno di esserlo? Lo hanno voluto loro? No, non lo vorrebbero per niente. Vivono questa condizione che non hanno voluto, trasformati così dalle dure leggi dell’economia di mercato, dalla potenza inarrestabile delle nuove bio-tecnologie, dalla forza delle abitudini televisive.

Prima, ai tempi della contestazione,  si rifiutavano di guardare il festival di Sanremo.

Dopo il crollo delle speranze rivoluzionarie, si sono messi di nuovo davanti all’odiato apparecchio. Così si poteva sparlare dell’ “homo videns”, condannare la beoticità della gente comune. Ora sono stufi di questo dinosauro della comunicazione, riciclato come “grande evento mediatico”.

 4) I COMUNISTI PACIFISTI

E’ opinione corrente che le manipolazioni genetiche, il cui caso più noto è quello della pecora Dolly, facciano correre alla specie umana il rischio della omologazione globale, quello di una umanità fatta di individui identici, come altrettante Dollies. Noi non crediamo proprio che finisca così.

I Cgm, infatti, dimostrano esattamente il contrario.  Ce ne sono di quelli che hanno sollevato la bandiera del pacifismo, forse pensando che la pace sia l’unico antidoto al bellicismo del capitale mondiale. Somigliano ai primi cristiani, arieggiano l’ideologia dell’altra guancia (non quella di “morte agli infedeli”), ricordano in versione malinconica la trovata sessantottesca de “sarà un risotto che vi seppellirà”.

Possono così intrupparsi nelle marce della pace di Assisi o nei cortei no global, ovviamente condannando i teppisti-vandali-infiltrati-black-block.

5) I NEOSINDACALISTI

 Esistono, poi, quelli che si sono messi al servizio della classe operaia, senza considerare che questa mitica classe è diventata assolutamente minoritaria e, anziché tendere a diventare maggioritaria, si avvia all’estinzione o alla sopravvivenza di nicchia. Scambiando i sindacati per autentica espressione della “classe”, essi sono diventati servitori dei sindacati, quelli maggiormente rappresentativi, s’intende, la triplice, alias trimurti.

6) I COMUNISTI RADICAL (A VOLTE CHIC)

Quando militavano nelle organizzazioni di sinistra marxista, si consideravano avanguardie del proletariato.

Una ristrettissima elite, anche nell’Unione sovietica, dove i membri del partito comunista erano una minoranza assolutamente esclusiva e privilegiata. Essi non erano proletari, ma borghesi, anche molto piccoli, a volte, ma cosa conta? E’ la coscienza proletaria che fa il vero proletario. Insomma, i comunisti erano una elite, un’aristocrazia politica di sinistra.

Col tramonto delle illusioni rivoluzionarie, i più “si sono dati”, mutando geneticamente nelle maniere che qui si cerca di illustrare, mentre pochi, i pochissimi irriducibili, continuano a proclamarsi comunisti.

Anche se non credono né più predicano la rivoluzione, lo scontro di classe, limitandosi alla protesta “illuminata” contro le manifestazioni estreme del sistema capitalistico globalizzato, lo sfrenato consumismo, lo sfruttamento neo coloniale, l’imperialismo dell’unica grande potenza del pianeta, l’assurda distribuzione della ricchezza fra il primo mondo ed il terzo e il quarto.

Non parlano più di abolizione della proprietà privata, di democrazia reale e tantomeno di dittatura del proletariato e di abolizione  rivoluzionaria del potere borghese. Sono sempre un’elite, anzi, sempre più elitaria ed esclusiva, il Gotha della “vera” sinistra.

Li distingue una buona cultura, anche politica, un abbigliamento chic anche se finto casual, letture molto  scelte, spesso controcorrente, frequentazioni assai rarefatte, disprezzo per i consumi di massa, soprattutto la televisione, questo elettrodomestico dopante, il grande istupiditore, e poi il culto della natura, del teatro off off, della musica nobile; a volte, per snobismo democraticistico,  la rivalutazione dei cascami popolareschi del cinema e della letteratura più bassamente popolare, e, ancora, il culto dell’alimentazione biologica ed il gusto delle abitazioni raffinate e costose, se possibile disadorne, ma piene di libri di sinistra e di mobili d’epoca racimolati nelle soffitte dei parenti cafoni e nei mercatini dell’antiquariato finto povero.

7) I TEPPOCOMUNISTI

Questa categoria raggruppa coloro il cui comunismo consiste sostanzialmente nel menare le mani, sprangare, rompere vetrine. Perché la violenza è rivoluzionaria, caspita. Non è un pranzo di gala, come diceva il Grande Timoniere. Quelli della P.38 sono diventati casseurs, black block, distruttori di cassonetti e di negozi. Ci vorrebbe un’atomica, per New York, altro che Twin Towers! Possono andare d’accordo con i mutanti-pecora-pacifisti-a-oltranza? Teoricamente, no, nella prassi invece sì.

8) I COMUNISTI NON PROFIT

Ma le mutazioni non finiscono qui. Ci sono, infatti, gli ex comunisti diventati ora non profit. Essi pensano ad un’internazionale del volontariato che mini alle fondamenta il potere delle multinazionali e del capitale tout court.

Eh, sì, perché se si produce più o meno gratis, se milioni di volontari lo faranno, le multinazionali, come le industriette del Nord est, dovranno chiudere i  battenti, schiudendo le porte a un mondo in cui si lavorerà solo volontariamente e nell’interesse di tutti, non per il profitto di pochi.

I mutanti di questa specie non vivono di aria (fra l’altro, l’aria comincia ad avere un prezzo, come l’acqua da bere): sono pagati da istituzioni pubbliche caritatevoli che mettono in bilancio le somme necessarie, prelevate dalle tasche dei contribuenti, quelli delle fabbriche e delle fabbrichette, destinate ad essere soppiantate dal volontariato.

9) I COMUNISTI DI “ POTERE PER IL POTERE”

Le mutazioni non finiscono qui: somigliano alle vie del signore. Ci sono di quei compagni che del marxismo hanno assorbito un solo principio: che la dialettica sociale ha come obiettivo, anche se strumentale, il potere.

E’ questa, secondo loro, la chiave di tutto, con i soldi che ne sono la rappresentazione simbolica.

Essi pensano, più o meno consapevolmente: noi comunisti lottiamo per il potere, vogliamo distruggere quello della borghesia e sostituirlo con quello proletario. Ma questo si è dimostrato impossibile storicamente, almeno fino alla fase attuale della lotta di classe. E noi, che non siamo altro che borghesi, o borghesucci, cosa ci potremmo aspettare dalla eventuale rivoluzione proletaria? Un bel niente, pare ovvio.

10) I COMUNISTI DELL’AMORE

Una mutazione intimistica e individualistica è quella dei Cgm che si sono votati all’amore o al sesso. Senza grandi presupposti teorici, ma con la intima convinzione, derivata da tanta cinematografia americana, che in un mondo alienato e perverso, dominato dalla tecnologia più disumana, l’amore rompe gli assurdi schemi di un potere anonimo e terribile, apparentemente inattaccabile.

I Cm amorosi si manifestano anche in una versione ideologicamente più agguerrita, quella reichiana. Scopano, amano, tradiscono, sperimentano nuovi modelli di erotismo, le forme più estreme di pornografia, ritenendo che lo scatenamento delle pulsioni  libidiche sconvolgerà l’ordine imposto dai padroni, coinvolgendo prima tutti gli umani poveri ed oppressi, proletari, ma poi anche gli stessi borghesi, i grandi ricchi, i “padroni”, anche loro soffocati dall’assurdità del sistema capitalistico, in una rivoluzione orgiastica che farà crollare fabbriche, grattacieli, trasporti, famiglia, stati, Onu, eserciti, religioni, filosofie, Web …

Soltanto che molti di loro non ce la fanno nemmeno a farsi una scopata la settimana o addirittura al mese.

11) I COMUNISTI AMBULANTI

Qualcuno di voi si chiederà: e i venditori di collanine e altra “chincaglieria pigra”, che negli anni ’70 invadevano le strade, i concerti rock, le estati romane o di Canicattì, le feste popolari e rionali, con i loro carrettini, i loro stracci bianco-grigi stesi sui marciapiedi; questi variopinti umanoidi con le treccine, le bandane al collo o sulla fronte, le t-shirt con scritte trasgressive, e mai lavate, i capelli scarruffati ad arte, gli anelli al naso, le sacchette di tela maleolenti e sdrucite, bene, proprio quelli, avevano qualcosa a che fare con il comunismo g.m.?

Ma certo, che si trattava di Cgm! e la ragione è semplice, intuitiva, logica.

Questo piccolo commercio era destinato a destabilizzare la grande distribuzione capitalistica multinazionale, a mettere in ginocchio le grandi centrali produttive del capitale mondiale?

Risposta: quando la gente si sarà abituata a comprare le collanine e gli anelletti per le strade, vorrà comperare tutto sui marciapiedi, dove la merce costa poco.

E se non vi troveranno i bastimenti, i camion, le case …?

Beh, ne faranno a meno e il capitalismo crollerà come un castello di carta. Così impara.

12) I COMUNISTI DELL’ANTI PSICHIATRIA

La follia non è che la conseguenza dei mali sociali. Nei paesi capitalistici dilaga in mille forme, dalle piccole nevrosi quotidiane alle grandi patologie psicotiche. La follia viene separata dalla società, come degenerazione patologica individuale. Non più nei manicomi, ma in spazi definiti, controllati.

La follia è, invece, il sintomo di una malattia sociale, di una patologia del sistema. I Cgm lo sanno bene, loro, e sanno pure che il rimedio non è curare il malato psichico, ma curare la società malata, estirpando la causa di tutti i mali, il capitalismo!

Come? con la rivoluzione proletaria, naturalmente. E come si fa, ‘sta rivoluzione? Semplice: non curando i malati, scatenando la loro energia come testa di ariete contro le mura della cittadella capitalistica.

 13) I COMUNISTI MUSICALI

Alla crisi del modello comunista e, più in generale, della contestazione politica radicale, una frangia del popolo comunista abbraccia con entusiasmo la contestazione musicale, nelle forme della canzone di protesta, del rock più aggressivo e teoricamente fuori delle logiche del mercato; del reggae in quanto portatore di valori contrari alla globalizzazione capitalistica e del rap, una cultura musicale prodotta nei grandi ghetti neri di America, in profonda contraddizione con i valori di quella bianca dominante.

Questi CGM vivono con le cuffie sopra la testa, hanno trasformato i propri spazi vitali in fornitissime nastro-video-disco-cidi-teche, e vivono in un mondo totalmente dominato dalla super tecnologia musicale dell’odiato mondo capitalistico globalizzato

14)  I COMUNISTI ARANCIONI

Chiunque di voi avrà visto, almeno una volta, sfilare per le strade della propria (o altrui) città strani esseri umani coi crani rasati come skin heads, vestiti di tuniche color arancione, danzare declamando una sorta di canto che fa “Hare Krishna, hare, hare” e sorridere senza un palese motivo. Li avrà visti avvicinarsi con movimenti sinuosi, ondeggianti, scuotendo tamburelli.

Chi sono, costoro? vi sarete chiesti. Ma ora lo avrete capito prima ch’io ve lo dica. Sono comunisti geneticamente modificati anche loro. Una sottocategoria di questi CGM mistici hanno pensato meglio di coniugare l’afflato del misticismo con il culto della scienza, retaggio del socialismo scientifico di matrice marxiana. Hanno aderito così a Scientology. La vera scienza, quella profonda, assoluta, universale, cosmica, taglierà l’erba sotto i piedi alla fallace e falsa scientificità del capitalismo, parziale, mistificatoria, classista.

Mediante la divinazione si sottraggono le masse popolari al falso scientismo della società capitalistica. Non solo, ma si può anche divinare la metodologia più efficace per debellare una volta per tutte questo fottutissimo Sistema Imperialistico Multinazionale.

POSTILLA

Non escludiamo che possano esservi altri organismi comunistici geneticamente modificati: già ci vengono alla mente le sette tipo quella di Jim Jones della Gujana, oppure le comunità di anoressici, che praticano il rifiuto estremo di ogni forma di consumismo, oppure gli scambisti di coppia che intendono superare il concetto di proprietà sul corpo del partner.

Ma fermiamoci qui. Anzi, assolutamente no: come si può non menzionare quei Cgm che passano sotto il nome di Riformisti, e che rappresentano la mutazione genetica più consistente dei comunisti d’antan? Non abbiamo però tempo né voglia di parlarne ora, qui in fine, ché occorrerebbe per questo una trattazione a parte e particolareggiata. Lasciamo perdere, per ora.

Diamo a chi legge la chance di scoprire nuovi tipi di Cgm, non ancora oggetto di trattazione sistematica e scientifica come la presente.

 

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