CATANZARO – Traghettatore cercasi. Il Pd calabrese cerca un Epifani in sedicesimo che possa gestire la fase congressuale senza ulteriori traumi. In realtà se fosse per Alfredo D’Attore, che formalmente è ancora il titolare dell’ufficio del commissario regionale, le cose rimarrebbero così come sono. Ossia, affidate a se medesimo. Con una delega funzionale da lasciare nelle mani del suo fido Giovanni Puccio. E dire che durante la campagna elettorale il professore, eletto poi deputato di Catanzaro, confessò che avrebbe preso casa nel capoluogo per stare più vicino ai problemi della città. La medesima cosa fu sentita dire a Giuseppe Scopelliti due anni prima. Poi sapete come andò a finire, nei due casi.
Ma ora D’Attorre ha ricevuto incarichi nazionali e, quindi, è entrato in un’altra dimensione. D’altra parte, però, gli stanziali del partito si sono un po’ seccati di ricevere la merendina. Passi per i renziani che da subito hanno chiesto a D’Attorre di fare le valige allo stesso di come certi dirigenti locali crocefissero il povero Adriano Musi. Acqua passata. Il problema dei maggiorenti calabresi oggi è questo: D’Attorre è troppo, Puccio è troppo poco. Ora, cosa serve? Un regista o un direttorio? In Calabria le società, per funzionare, devono essere composte di un numero dispari di soci, ma tre sono troppi. E, comunque, anche nella soluzione plurale poi ci vuole un coordinatore. Chi chiamare per l’arduo compito? La questione ufficialmente non è in agenda. Ma è l’argomento di cui più si parla dietro le quinte. La figura ideale rimanda all’«usato sicuro». Una personalità che non abbia velleità a fare il segretario regionale del partito o il presidente della giunta regionale. Che non si voglia candidare né alle prossime europee (2014) né alle prossime regionali (2015).
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