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CARO direttore,
ti ringrazio per la scelta di mettere in evidenza, richiamando in prima pagina il link al sito del Quotidiano, un articolo nel quale a suo tempo spiegavo cosa penso di “petrolio & dintorni”.
La prima reazione è stata quella di andare a rileggerlo oggi sul quotidianoweb, e devo dire che a distanza di qualche mese la mia posizione non è cambiata di un millimetro.
D’altra parte vedo che ancora oggi molti si affannano a dichiararsi contro il petrolio, ed ho il massimo rispetto per chi, fra questi, in maniera non strumentale e per ragioni di principio è da tempo schierato contro le estrazioni petrolifere.
Ma come tu stessa hai scritto in prima pagina, “Il petrolio ce lo dobbiamo tenere”, e quindi non so che senso avrebbe, oggi, una discussione di principio sulle concessioni già in essere, considerato che la Regione, con gli accordi stipulati a suo tempo con lo Stato, con l’Eni e successivamente con la Total, ha fatto una scelta e si è assunta le proprie responsabilità.
Altra cosa è invece il tema delle nuove autorizzazioni, sulle quali rimango dell’opinione che non si può fare della Basilicata una “gruviera” con ulteriori ed inutili ricerche. A maggior ragione, dopo la bocciatura dell’art. 37 della legge regionale n. 16/2012 da parte della Consulta, ripeto ciò che scrissi allora, e cioè che “la Giunta regionale dovrebbe negare l’intesa su ogni singolo procedimento utilizzando tutti gli argomenti di merito possibili e tutti gli strumenti amministrativi disponibili, a partire dalle procedure di valutazione di impatto ambientale, costruendo in tal modo atti robusti ed inattaccabili sul piano giuridico”.
Del resto ieri lo stesso presidente De Filippo si è espresso in questo senso, e credo ci siano numerose motivazioni valide (aree Sic e Zps, parchi, valenze paesaggistiche) per contenere e arginare le estrazioni petrolifere in Basilicata. Allo stesso tempo credo che sia venuto il momento di ridefinire il perimetro possibile e sostenibile delle estrazioni in Basilicata, sollecitando una decisione del Governo per ridimensionare questa attività.
Detto questo, occorre però chiarire che non c’è nessuna relazione diretta fra la moratoria bocciata dalla Corte costituzionale, che riguarda le eventuali nuove estrazioni, e l’art. 16 della legge n. 27/2012, che riguarda invece il petrolio che viene estratto attualmente in Val d’Agri e la concessione di Tempa Rossa che sta per entrare in produzione.
E la richiesta del gruppo parlamentare del Pd al governo riguarda soprattutto l’avvio di quest’ultima attività, considerato che mentre l’intesa raggiunta nel 1998 con l’Eni è stata preceduta da un accordo fra la Regione Basilicata e lo Stato, per quanto riguarda la Total il Governo nazionale non è stato fino ad ora coinvolto e non ha messo un solo euro. E proprio in ragione dell’art. 16 della legge n. 27/2012 il Governo nazionale deve fare la sua parte.
Ecco perché il gruppo parlamentare del Pd ha rivendicato l’attuazione dell’articolo 16 della legge n. 27/2012, che (è bene ricordarlo) prevede di stanziare una quota delle maggiori entrate delle estrazioni petrolifere “per lo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori di insediamento degli impianti produttivi e dei territori limitrofi”.
Non tutti sanno che il decreto attuativo, dal quale ci attendiamo un considerevole stanziamento per le infrastrutture della Basilicata, doveva essere emanato entro sei mesi dall’entrata in vigore della norma (24 gennaio 2012), e ad oggi, complice forse anche il periodo elettorale ed il cambio di governo, ciò non è stato ancora fatto.
A mio parere con il decreto attuativo dell’art. 16 si dovrebbero innanzitutto quantificare le risorse che il governo mette a disposizione delle Regioni interessate dalle estrazioni petrolifere per promuovere lo sviluppo produttivo e le infrastrutture. Ma le risorse del Governo per lo sviluppo e l’occupazione non sono altra cosa dal tema della tutela della salute e dell’ambiente, anzi il primo punto del decreto a mio parere dovrà riguardare le modalità operative per tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini, con investimenti tesi ad affrontare innanzitutto i rischi ambientali, naturali e artificiali, mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili e di metodologie scientificamente validate, con l’impegno degli organismi che concorrono ai controlli e con una validazione da parte di autorità accademiche indipendenti, nazionali ed internazionali. La bozza del decreto va esaminata poi dalla Conferenza unificata, ma i contenuti, gli obiettivi e gli impegni finanziari devono essere oggetto di confronto fra le Regioni interessate e il Governo.
Alla luce di queste evidenze, mi domando, e chiedo a te e ai lettori del Quotidiano: perché mai, indipendentemente dalle convinzioni personali che ognuno legittimamente potrà avere sul petrolio, dovremmo rinunciare a queste risorse, e magari anche solo a porre il problema? E basta questo, con buona pace del solito Bolognetti, per alimentare un clima di sospetti?
Ricordo ancora una volta che in quella norma, tra l’altro, ci sono due riferimenti a mio avviso importantissimi, all’art. 117 della Costituzione (tanto per parlare di corretti rapporti fra Stato e Regioni, che il ministro allo Sviluppo economico del Governo Monti avrebbe voluto modificare) ed ai “principi di precauzione, di sicurezza per la salute dei cittadini e di tutela della qualità ambientale e paesistica” che devono essere rispettati per lo svolgimento di questa attività.
E quindi mi chiedo: non sarebbe meglio utilizzare il nostro tempo per discutere temi quali l’entità e l’utilizzo delle royalties, la tutela ambientale, le infrastrutture da realizzare, gli impegni in termini di lavoro e sviluppo che lo Stato e le stesse compagnie petrolifere, ognuno per la propria parte, devono onorare?
Per quanto mi riguarda, non ho cambiato opinione. Sono perché i governi (nazionale e regionale) mantengano gli impegni assunti, tanto da permettere alla Basilicata di continuare a contribuire allo sviluppo energetico del Paese in un quadro di più forte tutela della salute e dell’ambiente.
La sollecitazione fatta al ministro dello Sviluppo economico Zanonato si fonda anche sul fatto che in una fase molto difficile per l’Italia, l’energia è essenziale e in Basilicata si produce circa il 10 per cento fabbisogno nazionale.
Fare leva su questa consapevolezza, significa affermare che la Basilicata contribuisce in maniera decisiva al bilancio energetico di un Paese in difficoltà, che non può fare a meno di questa risorsa, ma chiede legittimamente allo Stato di assumere impegni seri per colmare il gap infrastrutturale di questa parte del Mezzogiorno. In questo senso, le stesse compagnie petrolifere devono assumere impegni vincolanti per l’occupazione e gli investimenti produttivi nelle aree interessate dalle estrazioni petrolifere.
Mi auguro che anche in un periodo incerto e difficile per la politica lucana, e al di là di posizioni ideologiche che si registrano nelle istituzioni e nel mondo associativo, sia possibile parlare di queste cose concrete ed operare per il bene comune. Non farlo, questo sì, oltre che sbagliato, contribuirebbe ad alimentare più di un sospetto.
deputato Pd
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