4 minuti per la lettura
POTENZA – Qualcosa si muove, e non solo nei partiti tradizionali, in vista del voto che dovrà indicare la nuova guida delle Regione, con il difficile compito di portare fuori la Basilicata da uno dei peggiori periodi mai conosciuti, e in attesa della definizione di una data per l’appuntamento con le urne.
Nel Partito democratico le acque sono più agitate che mai con previsioni di bufera in aumento nella difficile, quasi impossibile, missione di trovare un’interpretazione condivisa e unitaria sulla risposta da dare a una società civile che non lo riconosce più come il partito di riferimento. Discorso simile nel Pdl a cui in questo momento guarderebbero con interesse alcune forze centriste come Scelta civica, a condizione di un passo indietro da parte dei soliti noti che non sarà però facile convincere al sacrificio. Nel frattempo c’è da capire se il Movimento di Grillo, dopo il successo alle urne dello scorzo marzo, sarà in grado di riempire di contenuti la sfida aperta lanciata alla classe dirigente lucana. Equilibri ancora tutti da costruire. Ma nel frattempo la società civile non se ne sta a guardare. E il messaggio che arriva da più parti sembra essere univoco: non affidate più la Basilicata a chi non si è dimostrato all’altezza.
Un particolare fermento, a esempio, si registra nel mondo cattolico. Qualche giorno fa è stato don Raffaele Lombardi, il parroco delle rivolta di Scanzano, a farsi interprete di un appello rivolto agli “uomini di buona volontà” attraverso un editoriale pubblicato sul foglio della diocesi di Matera, Logos. “Liberiamo la Basilicata” è il titolo molto esplicito del messaggio appassionato lanciato dal direttore dell’Ufficio regionale per i problemi sociali e del lavoro: «La Basilicata da anni, per non dire da sempre, è ostaggio di una classe politica inefficiente che gioca alla “staffetta” tra chi occupa ruoli regionali, nazionali o provinciali ed enti regionali mentre il popolo resta a guardare o a sperare la fatidica raccomandazione».
E’ un messaggio rivolto a cittadini, cattolici, associazioni, laici, sindacati, imprenditori, agricoltori e pure agli stessi partiti. Perché – spiega il parroco in quello che può essere definito il suo manifesto – «la politica non è una professione a vita, appannaggio di pochi che si alimentano dei del voto dei propri assistiti, ma è una vocazione, dedizione per il bene comune». Quindi l’appello: scendano in campo le persone animate da vero spirito di servizio per il bene comune. Non consegnare più la regione ai soliti noti in lizza «per occupare poltrone che da anni appartengono a chi, con maggioranze bulgare del 60 – 70% governano una regione che con tutte le sue risorse detiene anche il primato della disoccupazione e delle povertà».
Don Lombardi si rivolge direttamente ai cittadini onesti, affinché scommettano di più sulle proprie risorse umane morali e intellettuali e si mettano insieme per una svolta, un rinnovamento radicale della classe politica. Dalle scorie di Scanzano alla melma (com’è l’ha chiamata il governatore uscente De Filippo) del Palazzo regionale: oggi come nel 2003, in due momenti gravi e molto delicati per tutti i lucani, don Lombardi chiama alla mobilitazione pacifica dal basso, per ritrovare la dignità di popolo.
Ma non ci sono solo i cattolici. Chiama a raccolta i famosi “cervelli” fuggiti dalla Basilicata, Pieluigi Argoneto, presidente di Liberascienza, anche se in maniera autonoma rispetto alle attività dell’associazione e soprattutto sotto nessuna bandiera politica. L’idea è quella di stimolare un dibattito intorno al futuro della Basilicata.
L’intenzione non sarebbe finalizzata a un coinvolgimento diretto nella campagna elettorale con una propria lista, ma a un contributo nella definizione delle priorità programmatiche attraverso una piattaforma di contenuti, un po’ come è stato fatto, in quell’occasione a nome dell’associazione, con i candidati al Parlamento alle ultime Politiche. Un modo per portare al centro della campagna elettorale non solo la solita questione dei nomi ma le idee, anche quelle di coloro che in Basilicata non ci vivono più e che sulla base delle proprie esperienze possono contribuire all’arricchimento.
Qualche settimana fa, aveva fatto appello al coinvolgimento di giovani anche il segretario della Uil, Carmine Vaccaro, che nel corso di una delle ultime assemblee sindacali aveva chiaramente rivolto un messaggio a chi ha coloro che hanno voglia di impegnarsi per costruire una Basilicata migliore. Per la società civile sarà una grande prova. Anche per comprendere se il successo del Movimento 5 stelle in Basilicata è stato solo frutto dell’effetto traino del leader Grillo, o se realmente il fallimento dell’ex partito regione ha liberato spazi da colmare con voci ed espressioni nuove.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA