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POTENZA – Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E Salvatore Margiotta e Piero Lacorazza sono due “pezzi da novanta” nella partita che si giocherà in casa Pd per la scelta del candidato per la presidenza della Giunta. Il primo ha rotto gli indugi e l’ha detto ufficialmente nell’intervista rilasciata sabato scorso a Hyperbros: «Fino a poco tempo fa avrei rifiutato subito, questa volta ci penserei. Non è una mia ambizione, ma darei un contributo». Insomma, il senatore c’ha fatto più di un pensierino.L’altro, invece, apertamente non lo dice. Anzi ritiene che questo non sia il tempo per eventuali passi in avanti. Convinto che sia necessario attendere innanzi tutto la decisione di Roberto Speranza, a cui l’intero partito ha chiesto di pensare alla possibilità di tornare in Basilicata e accettare la sfida della Regione. E anche se nella recente intervista a “Repubblica”, il capogruppo alla Camera ha detto di essere innamorato del nuovo incarico, «bisogna comunque attendere la sua risposta». Ma che tra le possibili ambizioni del presidente della Provincia ci sia quello di correre per la carica di governatore non è un segreto per nessuno. Fatto sta che il diretto interessato ritiene che non sia questo il momento giusto per uscire allo scoperto. E non solo perché in ballo c’è la candidatura di Speranza. «Ritengo che ragionare in termini di tatticismi, con una discussione tutta interna al Pd, nuoccia ulteriormente al partito. Non è questo che i lucani vogliono. E anzi si rischia un nuovo pericoloso strappo. Questa volta la politica è arrivata in ritardo rispetto alla società. Dovremmo quanto meno metterci al passo rispetto alle istanze che arrivano dai lucani. Altrimenti, a mio avviso, si continua a sbagliare». Detto questo, Lacorazza spiega di essere interessato al momento «più alle questioni che riguardano l’amministratore che il politico». Ma a voler misurare gli umori che viaggiano in rete, il confronto sul “Pd che vogliamo” è più che vivo che mai. E non risparmia qualche tensione. Ieri il senatore e il presidente della Provincia ne hanno dato buona prova su twitter. La riflessione aperta da Lacorazza partiva dall’elezione di Epifani a reggente del partito nazionale. “Dopo ex comunisti, ex democristiano, con Epifani un ex socialista alla guida del Pd. Arrivera’ il Pd dei post per unire passato e futuro”. Insomma, Lacorazza che ha le carte per sentirsi l’interprete di quel rinnovamento richiesto dal basso, e che il concetto di “aprire” lo ribadisce più volte, lo vorrebbe un pò diverso quel partito i cui dirigenti hanno una storia più da ex di qualcosa che da protagonisti di una forza politica attuale. E ripete: “Bisogna parlare anche a chi ha votato per la prima volta dopo l‘89”. Il senatore Margiotta non lascia cadere la palla e ribatte: “Nel gruppo dirigente, nessun escluso, nè ex, nè post”. E all’“intruso” Angelo Zambrino che chiede se per la Basilicata valgano le stesse valutazione e che soprattutto dà del “decotto” al partito democratico lucano, il senatore risponde: «Vedrai che non è vero. Io e Piero dimostreremo che è ben vitale. E lo faremo senza litigare». Solo che Margiotta – all’ultima affermazione – ci aggiunge pure un punto interrogativo tra parentesi. E al presidente che tira in ballo anche la bocciatura alla sua richiesta di deroga per la corsa al Parlamento, il senatore risponde: “Le vorrei rifare le primarie. Con te, Folino, Luongo e magari pure Speranza”. “Anche De Filippo e Santarsiero….e anche gli amministratori locali che hanno il contato con il territorio”, insiste il presidente. “Sai bene come andava a finire – ribatte Margiotta – Ma se non lo sai, facciamolo ora…”. Ma a bomba, Lacorazza si tira indietro: “Chi vivrà, vedrà”. Prima, «bisogna aspettare Roberto». Poi, ok alle primarie «ma con candidati che siano reali interpreti delle richieste che arrivano dai territori. Penso anche a bravi amministratori, a esempio. Non sempre i soliti, in diritto perché da più di 20 anni sulla scena politica. Certo è che le Primarie non sono un congresso, e non si fanno per contarsi. Se ci si divide su questo si commette un grave errore. E poi non è certo secondario parlare di un progetto per la Basilicata. Intendo un progetto concreto e non non un programma elettorale». «Speranza – continua Lacorazza – al momento è sicuramente la migliore candidatura. L’unico limite che ci vedo per la Basilicata è la perdita di una rappresentanza così autorevole a Roma dove si decidono le sorti della Regione. Se non ci fosse la candidatura di Roberto? Non lo so cosa farei. Per ora preferisco concentrarmi sul far bene il presidente della Provincia».
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