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POTENZA – Il gigante che pareva indistruttibile ha mostrato all’improvviso di avere i piedi d’argilla. Due mesi fa le prospettive erano tutte colorate a tinte vivaci all’interno del Pd lucano; o meglio all’interno del partito regione. Speranza ormai delfino ufficiale di Bersani pareva lanciato verso prospettive da copertina. A un tratto si è ritrovato, a 34 anni, capogruppo alla Camera dei deputati. Immaginare un futuro da ministro per lui era il minimo. C’è chi nei corridoi di via Verrastro a Potenza si lanciava in ipotesi da trionfo: «Bersani al governo per un anno, poi elezioni anticipate con Renzi candidato premier e Speranza addirittura segretario nazionale». Magari era un’ipotesi azzardata e fortemente ottimistica ma non era certo campata in aria. Essere il braccio destro del segretario nazionale del maggior partito italiano a poco più di trent’anni autorizza a qualsiasi sogno. Tanto più che l’ascesa era stata così rapida e il piglio deciso con cui il giovane Speranza si era accomodato sui salotti televisivi più importanti di Italia nei quali baccagliava e difendeva le scelte di Bersani senza uscire sconfitto al cospetto di La Russa, piuttosto che con Carfagna o Lupi inorgogliva chi lo aveva visto (politicamente parlando) crescere.
Non solo. La scalata di Speranza veniva “letta” come sicuro traino anche per gli altri. Tanto che nessuno si era meravigliato più di tanto quando Filippo Bubbico è stato nominato tra i dieci saggi di Napolitano o quando Gianni Pittella all’Unità ha ufficializzato l’auto . candidatura alla segreteria nazionale. Altro che “Amaro lucano”. Pareva che per il Pd lucano la ribalta nazionale fosse solo una questione di dettagli.
Eppure le crepe erano già ben visibili. Le Parlamentarie per la scelta dei candidati democratici in Basilicata erano state tutt’altro che serene. Non solo. Speranza il segretario democratico trentenne non aveva certo favorito (se si esclude se stesso) il ricambio generazionale. E se non ci fosse stato lo “stop” di Roma alla ricandidatura di Antonio Luongo sarebbe andato fuori oltre a Chiurazzi anche un altro big (Antezza o Margiotta). Senza contare che poi alla conta del 25 febbraio il Pd non aveva brillato fermandosi ai minimi storici. Ma la ribalta nazionale aveva aiutato a dimenticare i problemi in fretta.
Ma l’ottimismo ha comunque dovuto far i conti con la realtà. Il Pd a Roma è dilaniato. Ed è stato quello che è stato con Bersani che in un paio di mesi è passato dalle luci alle ombre più scure. Ha dovuto dimettersi lasciando il Pd senza guida. Il rischio è l’anarchia. E in Basilicata non è che le cose siano tanto migliori. Speranza “orfano” del suo segretario nazionale rischia grosso. Certo non è solo: i vari Folino, Luongo e Bubbico dovrebbero garantire per lui.
Ma non è detto: il consigliere regionale Dalessandro (vicino a Bubbico) ha sbottato contro il segretario regionale bollando come “stupidaggini” le parole dello stesso Speranza. Probabile anche che De Filippo e Lacorazza rimangano neutrali. Ma non tutti eviteranno di affondare il colpo.
Ovviamente non c’è solo il tema Speranza. Lui è il segretario regionale. Ma non è che tutto dipenda da lui. In fondo l’harakiri romano non gli può essere imputato. In Basilicata negli scorsi tre anni ha lavorato essenzialmente a tenere insieme il gruppo dirigente. Ora se il Pd esplode, esplode per decine di motivi non riconducibili a una sola persona.
Il problema piuttosto è capire come affrontare le contingenze. Che sono tante. Tra un mese circa si vota per le Comunali. Sbagliare nelle liste e nelle alleanze significherebbe perdere in diverse amministrazioni. Con tutto quello che ne conseguirebbe anche a livello di opinione pubblica. Ma non tutto ovviamente dipende dalla regia democratica lucana. Ad ogni modo chi potrebbe “salvarsi” e anche bene è Filippo Bubbico. Dopo il disastro dell’elezione della Presidenza della Repubblica c’è da comporre il governo. Tutto fa pensare a un governo di unità nazionale sponsorizzato da Napolitano. Immaginare i dieci saggi promossi a ministri non è una ipotesi peregrina. Tutt’altro. Come anche immaginare che per Speranza si aprano altre opportunità. E lo stesso vale per Gianni Pittella che se era un buon candidato due settimane fa lo rimane. E senza contare che con Enrico Letta che diventa il reggente del Pd nazionale per De Filippo si aprono scenari improvvisamente più semplici.
Ma il punto è un altro. Pensare in grande non è peccato. Ma forse oggi sarebbe prima il caso di capire se (per fare un esempio) a Pignola il Pd si riuscirà a candidare il miglior sindaco possibile oppure vinceranno le solite logiche. Quelle, le stesse, che a 400 chilometri da Potenza hanno fatto fare una figuraccia prima a Franco Marini e poi a Romano Prodi.
Questo senza voler ancora una volta ricordare che esiste un problema giunta regionale che prima o poi dovrà essere affrontato.
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