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Le Stelle acceseper Fenice
Visita di Pagliuca al presidio in diretta con LiuzziIl movimento: «Apertura sì ma nessuna alleanza»
di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – Donatella ha meno di trent’anni, arriva da Venosa, con il giovane marito Gioacchino e la bimba che porta in grembo. Leda nascerà tra meno di mese. «Sono qui per lei, soprattutto per lei – dice con un sorriso rassicurante, mentre tiene in mano la sua fiaccola accesa, sfidando il freddo e la pioggia – Voglio che viva in un posto migliore, non a contatto con i veleni a cui da anni hanno condannato il nostro territorio». E’ arrivata con il gruppo di attivisti partiti dalla città d’Orazio. «E’ la prima volta che prendo parte a qualcosa del genere. Prima pensavo di non poterla nemmeno capire la politica». «La proposta dei grillini – aggiunge il suo compagno – ci è sembrata più credibile. Sensibile a quelli che sono i nostri problemi. Piena di etica e di valori». Sono tra i più giovani che hanno preso parte ieri all’iniziativa promossa dal Movimento cinque stelle, davanti alla Regione, per portare l’attenzione sulle tante emergenze ambientali lucane, a partire da Fenice, ma anche per ricordare le tante persone colpite da tumore. Le fiaccole accese non sono più di una trentina. Illuminano il piazzale di viale Verrastro all’imbrunire, mentre di fronte le luci del Palazzo di spengono. E’ un bel effetto, ma probabilmente non proprio quello sperato. Non è la grande mobilitazione che qualcuno si aspettava. Ci sono soprattutto attivisti, giunti dalle zone più sensibili alle problematiche della salute del territorio, come Scanzano, Venosa, Rionero, Val d’Agri. A loro si è aggiunto anche qualche cittadino, pochi in verità. Non ci sono neanche gli studenti. Le stelle brillano ma non abbastanza da illuminare la città. Le cattive condizioni climatiche non hanno dato da una mano dal punto di vista dei numeri. Le macchine che scendono lungo viale Verrastro rallentano incuriosite ma nessuno si ferma. Ma nel gruppo dei presenti c’è molta partecipazione e coesione. «La nostra è un’iniziativa autentica. Non siamo qui a nome di nessuno. Abbiamo raccolto le istanze dei cittadini e le abbiamo portate qui in questo piazzale», dice il referente di Potenza, Antonio Motta. Oggi è al suo quarto giorno di sciopero della fame. Giacinto Cerviere viene da Rionero. «In questi anni – dice al Quotidiano – la sinistra, neanche quella più radicale, è riuscita a rappresentare i reali interessi della popolazione. Non solo per il caso Fenice ma anche per altre questioni relative ad ambiente e salute, che la politica è incapace di rappresentare. E le elezioni lo hanno detto chiaramente: nella città di Placido e Barozzino il Movimento 5 stelle ha preso il 32 per cento dei consensi». Da quel Vulture che porta ancora le ferite del grande inceneritore di Melfi arriva pure Anna Rita Colangelo. Non è un’attivista. «Sono venuta perché volevo esserci. Ho due figli piccoli». Anche lei è qui per loro e per quel familiare che è venuto a mancare a causa di un tumore. Per tutte le vittime di cancro il presidio chiede un minuto di silenzio. Ancora, ci sono i referenti della Val d’Agri e di Venosa. Sono accomunati da una consapevolezza: «I cittadini sono esasperati perché i partiti classici sono lontanissimi dai problemi che viviamo quotidianamente. In questi anni ci è mancato tutto». E intanto un risultato è stato portato a casa: una delegazione di grillini sarà ascoltata prima dei lavori del Consiglio regionale di domani, quando verrà discussa nuovamente la relazione conclusiva della commissione regionale d’inchiesta. Chiederanno – spiega Motta – un impegno preciso da parte delle forze politiche a favore di un nuovo modello di gestione dei rifiuti, che faccia partire in Basilicata una sorta di progetto pilota, con una differenziata vera, al pari di quanto accade in altre città europee. Ancora, di mettere la regione in grado di costruire un sistema alternativo che consenta di dire definitivamente addio a Fenice e ad altri impianti di incenerimento. Si tratta del pacchetto “rifiuti zero” che consentirebbe di raggiungere il doppio risultato dell’efficienza della gestione e del rispetto dell’ambiente. Disponibilità al dialogo è stata garantita dal consigliere regionale del Pdl e presidente della Commissione d’inchiesta, Nicola Pagliuca, che nel pomeriggio ha raggiunto il presidio in concomitanza con il collegamento in diretta da Roma con la neo deputata M5S, Mirella Liuzzi che nel frattempo annuncia un’iniziativa parlamentare. «Siamo soddisfatti per aver trovato l’apertura di una parte politica. Ma – dice – la questione non va strumentalizzata». «Nessuna alleanza», sottolinea con forza. «Dialogheremo con tutte le forze disponibili a confrontarsi sulle nostre richieste». Si parte da una: «La relazione conclusiva della Commissione regionale va firmata. La politica deve assumersi le proprie responsabilità. Ed è ora di dire basta allo scarica barile. Rimarremo qui fino a quando dalla regione non arriverà un segnale positivi alle nostre richieste».
m.labanca@luedi.it
POTENZA – Donatella ha meno di trent’anni, arriva da Venosa, con il giovane marito Gioacchino e la bimba che porta in grembo. Leda nascerà tra meno di mese. «Sono qui per lei, soprattutto per lei – dice con un sorriso rassicurante, mentre tiene in mano la sua fiaccola accesa, sfidando il freddo e la pioggia – Voglio che viva in un posto migliore, non a contatto con i veleni a cui da anni hanno condannato il nostro territorio».
È arrivata con il gruppo di attivisti partiti dalla città d’Orazio. «È la prima volta che prendo parte a qualcosa del genere. Prima pensavo di non poterla nemmeno capire la politica». «La proposta dei grillini – aggiunge il suo compagno – ci è sembrata più credibile. Sensibile a quelli che sono i nostri problemi. Piena di etica e di valori». Sono tra i più giovani che hanno preso parte ieri all’iniziativa promossa dal Movimento cinque stelle, davanti alla Regione, per portare l’attenzione sulle tante emergenze ambientali lucane, a partire da Fenice, ma anche per ricordare le tante persone colpite da tumore.
Le fiaccole accese non sono più di una trentina. Illuminano il piazzale di viale Verrastro all’imbrunire, mentre di fronte le luci del Palazzo di spengono. È un bel effetto, ma probabilmente non proprio quello sperato. Non è la grande mobilitazione che qualcuno si aspettava. Ci sono soprattutto attivisti, giunti dalle zone più sensibili alle problematiche della salute del territorio, come Scanzano, Venosa, Rionero, Val d’Agri. A loro si è aggiunto anche qualche cittadino, pochi in verità. Non ci sono neanche gli studenti. Le stelle brillano ma non abbastanza da illuminare la città. Le cattive condizioni climatiche non hanno dato da una mano dal punto di vista dei numeri. Le macchine che scendono lungo viale Verrastro rallentano incuriosite ma nessuno si ferma.
Ma nel gruppo dei presenti c’è molta partecipazione e coesione. «La nostra è un’iniziativa autentica. Non siamo qui a nome di nessuno. Abbiamo raccolto le istanze dei cittadini e le abbiamo portate qui in questo piazzale», dice il referente di Potenza, Antonio Motta. Oggi è al suo quarto giorno di sciopero della fame. Giacinto Cerviere viene da Rionero. «In questi anni – dice al Quotidiano – la sinistra, neanche quella più radicale, è riuscita a rappresentare i reali interessi della popolazione. Non solo per il caso Fenice ma anche per altre questioni relative ad ambiente e salute, che la politica è incapace di rappresentare. E le elezioni lo hanno detto chiaramente: nella città di Placido e Barozzino il Movimento 5 stelle ha preso il 32 per cento dei consensi».
Da quel Vulture che porta ancora le ferite del grande inceneritore di Melfi arriva pure Anna Rita Colangelo. Non è un’attivista. «Sono venuta perché volevo esserci. Ho due figli piccoli». Anche lei è qui per loro e per quel familiare che è venuto a mancare a causa di un tumore. Per tutte le vittime di cancro il presidio chiede un minuto di silenzio. Ancora, ci sono i referenti della Val d’Agri e di Venosa. Sono accomunati da una consapevolezza: «I cittadini sono esasperati perché i partiti classici sono lontanissimi dai problemi che viviamo quotidianamente. In questi anni ci è mancato tutto».
Per intanto un risultato è stato portato a casa: una delegazione di grillini sarà ascoltata prima dei lavori del Consiglio regionale di domani, quando verrà discussa nuovamente la relazione conclusiva della commissione regionale d’inchiesta.
Chiederanno – spiega Motta – un impegno preciso da parte delle forze politiche a favore di un nuovo modello di gestione dei rifiuti, che faccia partire in Basilicata una sorta di progetto pilota, con una differenziata vera, al pari di quanto accade in altre città europee. Ancora, di mettere la regione in grado di costruire un sistema alternativo che consenta di dire definitivamente addio a Fenice e ad altri impianti di incenerimento.
Si tratta del pacchetto “rifiuti zero” che consentirebbe di raggiungere il doppio risultato dell’efficienza della gestione e del rispetto dell’ambiente. Disponibilità al dialogo è stata garantita dal consigliere regionale del Pdl e presidente della Commissione d’inchiesta, Nicola Pagliuca, che nel pomeriggio ha raggiunto il presidio in concomitanza con il collegamento in diretta da Roma con la neo deputata M5S, Mirella Liuzzi che nel frattempo annuncia un’iniziativa parlamentare. «Siamo soddisfatti per aver trovato l’apertura di una parte politica. Ma – dice – la questione non va strumentalizzata». «Nessuna alleanza», sottolinea con forza. «Dialogheremo con tutte le forze disponibili a confrontarsi sulle nostre richieste».
Si parte da una: «La relazione conclusiva della Commissione regionale va firmata. La politica deve assumersi le proprie responsabilità. Ed è ora di dire basta allo scarica barile. Rimarremo qui fino a quando dalla regione non arriverà un segnale positivi alle nostre richieste».
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