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Fenice, i grillini annunciano l’assalto al Palazzo
di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – E’ l’emblema di quella cattiva politica che i grillini promettono di buttare giù dalla torre più alta del castello. Il rinvio della discussione in Consiglio regionale sulle responsabilità relative al caso Fenice, dopo un anno e mezzo di lavoro di una Commissione composta da tutte le forze politiche e contestata dallo stesso presidente De Filippo, è stato come consegnare ai “nemici” un cavallo di Troia. In via Anzio forse hanno dimenticato troppo in fretta l’indignazione di migliaia di cittadini nei riguardi di chi ha consentito più di dieci anni di veleni. E mentre all’interno del Palazzo – dopo anni di omissioni, lassismo e superficialità – ci si attarda su quella sorta di compensazione che le istituzioni dovrebbero alle popolazioni del Vulture, il Movimento 5 stelle si prepara all’assalto. 
Gli attivisti promettono battaglia: presidio fisso in viale Verrastro, fino al consiglio di martedì prossimo, e anche una fiaccolata che rappresenti tutti i morti di tumore. C’è chi propone anche lo sciopero della fame. Una delegazione prenderà parte ai lavori del consiglio di martedì. Ancora una volta è il forum on line il luogo in cui gli attivisti chiamano il popolo alle armi.
Il punto entra di diritto nell’ordine del giorno dell’incontro che si terrà domani a Matera. «Stiamo assistendo a uno sconcertante scaricabarile istituzionale che i “pavidi” signori del governo regionale stanno attuando». La verità è che il Consiglio regionale che ha deciso di rinviare la discussione alla prossima seduta, si è incartato sul come confezionare le pesanti responsabilità finali di un sistema di controllo che complessivamente non ha funzionato. Il risultato è di quelli che non avremmo mai voluto sentire: dopo un anno e mezzo si chiede ancora tempo. Nel frattempo l’inceneritore di Melfi continua a inquinare. E nel giorno che segue all’animata seduta, il sindaco di Melfi, Livio Valvano, annuncia nuove prescrizioni  alla srl che gestisce l’impianto. Una su tutte: dovrà fornire spiegazioni tecniche al persistente superamento dei contaminanti nei pozzi di monitoraggio. In pratica dovrà dire perché, nonostante l’intervento di messa in sicurezza, i dati Arpab continuano a segnalare la presenza  di sostanze molto nocive. Il problema è tutt’altro che risolto. Il Consiglio ignora la questione, concentrato com’è a trovare il modo “migliore” in cui chiudere la brutta parentesi del passato. Nel frattempo le popolazioni del Vulture hanno paura e rabbia.  Il presidente del Comitato per il diritto alla Salute di Lavello, Nicola Abbiuso esprime profonda amarezza per le notizie che arrivano da viale Verrastro. In pratica è stato come mettere in discussione il lavoro svolto in quasi due anni da un organismo composto da tutte le forze politiche. Con il presidente De Filippo che ha presentato una sorta di “controrelazione” tesa a puntualizzare diversi aspetti del documento. E che alla fine ha fatto saltare il voto politico che aveva chiesto il consigliere Rosa. Nella prossima seduta sarà quasi come ripartire da zero: integrare o no la relazione? Chiedere una proroga della Commissione sciolta più di un mese fa senza il voto dei suoi componenti? Il presidente Pagliuca non usa mezzi termine: «La richiesta di ieri significa dire che chi doveva lavorare non l’ha fatto. La verità è che mi hanno fatto lavorare da solo. Ho dato il mio impegno incondizionato e non retribuito a questa causa, con l’intento di fare chiarezza, e così è stato. Oggi si mette in discussione questo lavoro. Dove erano gli esponenti del Pd che dovevano dare il loro contributo? I contenuti della relazione sono stati pubblicati già un mese fa. Perché chiedere ora altro tempo?».
Una vicenda «vergognosa» per il consigliere del gruppo misto, Gianni Rosa, che martedì sera aveva chiesto di votare la relazione. Doppia amarezza anche per il consigliere Navazio, che allo scadere della commissione aveva proposto una strada diversa proprio per evitare che si venisse a creare questo tipo di situazione. E che oggi dice: «Siamo stati ingannati. Sono stato ingannato nelle mie funzioni di sindaco della città. Ci siamo fidati di agenzie, di apparati amministrativi, della buona volontà della politica. Oggi non ci fidiamo più». Ma ora «che fare?», chiede il consigliere Sel, Giannino Romaniello. I grillini in proposito hanno le idee molto chiare: «Dimissioni di tutta la giunta, “pulizia” degli uffici». Anche Rosa chiede una profonda verifica della efficienza degli enti preposti al controllo, con particolare riferimento alle modalità di assunzione e del conferimento degli incarichi.  Per il consigliere Navazio le strade possibile sono due: «ribaltare il dipartimento Ambiente come un calzino e fermare un’azienda fino a ora sleale». Il che significa chiudere Fenice. Ipotesi che però al momento sembra però non percorribile: la regione in perenne emergenza rifiuti non può permettersi la chiusura del’’impianto. Ma nel frattempo la situazione rimane grave: Fenice continua a inquinare, per di più bruciando talquale come non potrebbe fare. Imponendo il proprio prezzo di conferimento. Su questi punti il Comitato di Lavello ha presentato un esposto alla magistratura. L’inceneritore, a cui la Regione non ha ancora rilasciato l’Aia, continua a bruciare attraverso proroghe delle vecchie autorizzazioni provvisorie rilasciate dalla Provincia. «Ma se Fenice continua a produrre veleni – chiede il presidente Abbiuso – non si capisce come possa rimanere in attività»?
Mariateresa Labanca
m.labanca@luedi.it

POTENZA – E’ l’emblema di quella cattiva politica che i grillini promettono di buttare giù dalla torre più alta del castello. Il rinvio della discussione in Consiglio regionale sulle responsabilità relative al caso Fenice, dopo un anno e mezzo di lavoro di una Commissione composta da tutte le forze politiche e contestata dallo stesso presidente De Filippo, è stato come consegnare ai “nemici” un cavallo di Troia. In via Anzio forse hanno dimenticato troppo in fretta l’indignazione di migliaia di cittadini nei riguardi di chi ha consentito più di dieci anni di veleni. E mentre all’interno del Palazzo – dopo anni di omissioni, lassismo e superficialità – ci si attarda su quella sorta di compensazione che le istituzioni dovrebbero alle popolazioni del Vulture, il Movimento 5 stelle si prepara all’assalto. Gli attivisti promettono battaglia: presidio fisso in viale Verrastro, fino al consiglio di martedì prossimo, e anche una fiaccolata che rappresenti tutti i morti di tumore. C’è chi propone anche lo sciopero della fame. Una delegazione prenderà parte ai lavori del consiglio di martedì. Ancora una volta è il forum on line il luogo in cui gli attivisti chiamano il popolo alle armi.Il punto entra di diritto nell’ordine del giorno dell’incontro che si terrà domani a Matera. «Stiamo assistendo a uno sconcertante scaricabarile istituzionale che i “pavidi” signori del governo regionale stanno attuando». La verità è che il Consiglio regionale che ha deciso di rinviare la discussione alla prossima seduta, si è incartato sul come confezionare le pesanti responsabilità finali di un sistema di controllo che complessivamente non ha funzionato. Il risultato è di quelli che non avremmo mai voluto sentire: dopo un anno e mezzo si chiede ancora tempo. Nel frattempo l’inceneritore di Melfi continua a inquinare. E nel giorno che segue all’animata seduta, il sindaco di Melfi, Livio Valvano, annuncia nuove prescrizioni  alla srl che gestisce l’impianto. Una su tutte: dovrà fornire spiegazioni tecniche al persistente superamento dei contaminanti nei pozzi di monitoraggio. In pratica dovrà dire perché, nonostante l’intervento di messa in sicurezza, i dati Arpab continuano a segnalare la presenza  di sostanze molto nocive. Il problema è tutt’altro che risolto. Il Consiglio ignora la questione, concentrato com’è a trovare il modo “migliore” in cui chiudere la brutta parentesi del passato. Nel frattempo le popolazioni del Vulture hanno paura e rabbia.  Il presidente del Comitato per il diritto alla Salute di Lavello, Nicola Abbiuso esprime profonda amarezza per le notizie che arrivano da viale Verrastro. In pratica è stato come mettere in discussione il lavoro svolto in quasi due anni da un organismo composto da tutte le forze politiche. Con il presidente De Filippo che ha presentato una sorta di “controrelazione” tesa a puntualizzare diversi aspetti del documento. E che alla fine ha fatto saltare il voto politico che aveva chiesto il consigliere Rosa. Nella prossima seduta sarà quasi come ripartire da zero: integrare o no la relazione? Chiedere una proroga della Commissione sciolta più di un mese fa senza il voto dei suoi componenti? Il presidente Pagliuca non usa mezzi termine: «La richiesta di ieri significa dire che chi doveva lavorare non l’ha fatto. La verità è che mi hanno fatto lavorare da solo. Ho dato il mio impegno incondizionato e non retribuito a questa causa, con l’intento di fare chiarezza, e così è stato. Oggi si mette in discussione questo lavoro. Dove erano gli esponenti del Pd che dovevano dare il loro contributo? I contenuti della relazione sono stati pubblicati già un mese fa. Perché chiedere ora altro tempo?».Una vicenda «vergognosa» per il consigliere del gruppo misto, Gianni Rosa, che martedì sera aveva chiesto di votare la relazione. Doppia amarezza anche per il consigliere Navazio, che allo scadere della commissione aveva proposto una strada diversa proprio per evitare che si venisse a creare questo tipo di situazione. E che oggi dice: «Siamo stati ingannati. Sono stato ingannato nelle mie funzioni di sindaco della città. Ci siamo fidati di agenzie, di apparati amministrativi, della buona volontà della politica. Oggi non ci fidiamo più». Ma ora «che fare?», chiede il consigliere Sel, Giannino Romaniello. I grillini in proposito hanno le idee molto chiare: «Dimissioni di tutta la giunta, “pulizia” degli uffici». Anche Rosa chiede una profonda verifica della efficienza degli enti preposti al controllo, con particolare riferimento alle modalità di assunzione e del conferimento degli incarichi.  Per il consigliere Navazio le strade possibile sono due: «ribaltare il dipartimento Ambiente come un calzino e fermare un’azienda fino a ora sleale». Il che significa chiudere Fenice. Ipotesi che però al momento sembra però non percorribile: la regione in perenne emergenza rifiuti non può permettersi la chiusura del’’impianto. Ma nel frattempo la situazione rimane grave: Fenice continua a inquinare, per di più bruciando talquale come non potrebbe fare. Imponendo il proprio prezzo di conferimento. Su questi punti il Comitato di Lavello ha presentato un esposto alla magistratura. L’inceneritore, a cui la Regione non ha ancora rilasciato l’Aia, continua a bruciare attraverso proroghe delle vecchie autorizzazioni provvisorie rilasciate dalla Provincia. «Ma se Fenice continua a produrre veleni – chiede il presidente Abbiuso – non si capisce come possa rimanere in attività»

 

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