Prosegue tra silenzio e ira il post voto del Pd
Lacorazza prova a individuare temi per la ripartenza ma c’è l’incertezza per molti di essere diventati incandidabili
di SALVATORE SANTORO
POTENZA – Per chi da almeno venti anni è abituato a vincere e in molti casi stravincere non è semplice ora. E non è facile nemmeno per chi ha sempre deciso tutto (o quasi), politicamente parlando, con ampio margine di tempo. Oggi no.
E’ come se a una tratto qualcuno avesse avvicinato di un tratto il limite del “conosciuto”.
Per i maggiorenti del Pd di Basilicata (che pensavano di festeggiare l’ennesima vittoria e il solito rituale di giubilo post – elettorale) è cominciato una sorta di incubo. Tutto è diventato incerto. Paradossalmente per chi è stato eletto a Camera e Senato il futuro è ancora più caotico. Riuscirà Bersani a governare? E se sì per quando? Domande a cui nessuno in Basilicata sa darsi una risposta. Nemmeno i vari Bubbico, Margiotta, Folino, Antezza e Speranza che il 25 febbraio hanno strappato il pass per il Parlamento.
Sulla carta doveva essere un pass per il governo di centrosinistra della durata di 5 anni. Insomma una “garanzia” di un lustro di continuare (o iniziare) a far parte dell’élite della politica nazionale. Ma tutto a un tratto non si sa nemmeno se la legislatura avrà inizio oppure no. Va da sè che insieme a un iniziale spaesamento monta anche la rabbia. Per almeno due motivi. Il primo è che rischia di saltare tutto il quadro costruito certosinamente in tanti anni. Il secondo è che chi si sentiva imbattibile in poche ore ha capito di non esserlo. Tanto più che questa debolezza improvvisa – quanto imprevista – ha ridato forza a chi nemmeno sperava di poter rimettere in discussione equilibri che parevano granitici. Insomma chi sembrava destinato a un futuro radioso tra sottogoverno, incarichi di partito nazionale, si è trovato in poche ore sotto il fuoco incrociato di amici e avversari.
Perdere i nervi è il minimo. Poi c’è chi sa incassare e chi no. Ma resta che il Pd di Basilicata rischia di diventare da carro dei vincitori a polveriera. E non sono i parlamentari eletti a essere in fibrillazione. Anche per i vari De Filippo, Santarsiero, Lacorazza, Adduce che amministrano la cosa pubblica in Basilicata tutto è diventato più complesso.
E il tema che probabilmente rende tutti più “nervosi” è che chi si sentiva al “sicuro” ora rischia di diventare addirittura incandidabile. Se si dovesse andare a votare, tra sei mesi piuttosto che un anno, è impensabile che il Pd possa presentare gli stessi volti noti. Almeno non tutti. A meno che non venga cambiata nel frattempo la legge elettorale. Ma serve un governo nazionale per questo. Perchè se si riuscisse a ritornare alle preferenze e non alle liste bloccate allora ogni big, insieme a tutte le nuove leve, potrebbe di nuovo giocarsi le proprie carte. Ma non c’è alcuna certezza. E si prosegue a vita. Senza che da Pd, arrivino analisi o commenti. Tutti in trincea. Tranne il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza che dimostra più “agilità” a muoversi sul crinale del rinnovamento, del voto di protesta e del dialogo con gli insoddisfatti che non hanno votato il Pd.
Lacorazza ha commentato su Fb: «E’ parziale l’analisi di chi è etichetta come antipolitico l’atteggiamento degli elettori al movimento Cinque Stelle. Grillo è una cosa, i suoi elettori potrebbero essere un’altra. Grillo offre l’alveo a tanti affluenti che da percorsi diversi non hanno trovato una canalizzazione alle variegate domande che anche alla politica sono state poste e più in generale ad una classe dirigente. Va fatta un’analisi più profonda che non significa avere le stesse risposte alle domande che vengono poste».
Lacorazza quindi aggiunge: «Credo che sia stato sottovalutato dalla politica l’esito dei referendum su nucleare e acqua».
POTENZA – Per chi da almeno venti anni è abituato a vincere e in molti casi stravincere non è semplice ora. E non è facile nemmeno per chi ha sempre deciso tutto (o quasi), politicamente parlando, con ampio margine di tempo. Oggi no. E’ come se a una tratto qualcuno avesse avvicinato di un tratto il limite del “conosciuto”. Per i maggiorenti del Pd di Basilicata (che pensavano di festeggiare l’ennesima vittoria e il solito rituale di giubilo post – elettorale) è cominciato una sorta di incubo. Tutto è diventato incerto. Paradossalmente per chi è stato eletto a Camera e Senato il futuro è ancora più caotico. Riuscirà Bersani a governare? E se sì per quando? Domande a cui nessuno in Basilicata sa darsi una risposta. Nemmeno i vari Bubbico, Margiotta, Folino, Antezza e Speranza che il 25 febbraio hanno strappato il pass per il Parlamento. Sulla carta doveva essere un pass per il governo di centrosinistra della durata di 5 anni. Insomma una “garanzia” di un lustro di continuare (o iniziare) a far parte dell’élite della politica nazionale. Ma tutto a un tratto non si sa nemmeno se la legislatura avrà inizio oppure no. Va da sè che insieme a un iniziale spaesamento monta anche la rabbia. Per almeno due motivi. Il primo è che rischia di saltare tutto il quadro costruito certosinamente in tanti anni. Il secondo è che chi si sentiva imbattibile in poche ore ha capito di non esserlo. Tanto più che questa debolezza improvvisa – quanto imprevista – ha ridato forza a chi nemmeno sperava di poter rimettere in discussione equilibri che parevano granitici. Insomma chi sembrava destinato a un futuro radioso tra sottogoverno, incarichi di partito nazionale, si è trovato in poche ore sotto il fuoco incrociato di amici e avversari. Perdere i nervi è il minimo. Poi c’è chi sa incassare e chi no. Ma resta che il Pd di Basilicata rischia di diventare da carro dei vincitori a polveriera. E non sono i parlamentari eletti a essere in fibrillazione. Anche per i vari De Filippo, Santarsiero, Lacorazza, Adduce che amministrano la cosa pubblica in Basilicata tutto è diventato più complesso. E il tema che probabilmente rende tutti più “nervosi” è che chi si sentiva al “sicuro” ora rischia di diventare addirittura incandidabile. Se si dovesse andare a votare, tra sei mesi piuttosto che un anno, è impensabile che il Pd possa presentare gli stessi volti noti. Almeno non tutti. A meno che non venga cambiata nel frattempo la legge elettorale. Ma serve un governo nazionale per questo. Perchè se si riuscisse a ritornare alle preferenze e non alle liste bloccate allora ogni big, insieme a tutte le nuove leve, potrebbe di nuovo giocarsi le proprie carte. Ma non c’è alcuna certezza. E si prosegue a vita. Senza che da Pd, arrivino analisi o commenti. Tutti in trincea. Tranne il presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza che dimostra più “agilità” a muoversi sul crinale del rinnovamento, del voto di protesta e del dialogo con gli insoddisfatti che non hanno votato il Pd. Lacorazza ha commentato su Fb: «E’ parziale l’analisi di chi è etichetta come antipolitico l’atteggiamento degli elettori al movimento Cinque Stelle. Grillo è una cosa, i suoi elettori potrebbero essere un’altra. Grillo offre l’alveo a tanti affluenti che da percorsi diversi non hanno trovato una canalizzazione alle variegate domande che anche alla politica sono state poste e più in generale ad una classe dirigente. Va fatta un’analisi più profonda che non significa avere le stesse risposte alle domande che vengono poste». Lacorazza quindi aggiunge: «Credo che sia stato sottovalutato dalla politica l’esito dei referendum su nucleare e acqua».