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Catenaccio light per primo piano da non modificare – CATEGORICO
POTENZA – Tre dei quattro consiglieri regionali finiti sotto processo per la prima inchiesta sui rimborsi benzina hanno assistito all’udienza tra il pubblico, mentre sul banco dell’accusa c’era il pm Sergio Marotta che oltre a questo a ottobre ha ricevuto anche  un fascicolo tutto nuovo sugli sperperi del parlamentino di via Anzio. Così per tanti aspetti ieri mattina è sembrato di assistere a un prequel dei processi che verranno quando verranno scoperte anche le carte col lavoro che in questi giorni stanno ultimando carabinieri e guardia di finanza. 
E’ ripreso ieri mattina il dibattimento sulle accuse contro l’ex presidente del consiglio regionale Prospero De Franchi, i consiglieri Franco Mattia e Francesco Mollica e l’ex Giacomo Nardiello. Dopo una serie di rinvii per incertezze sul destino del ruolo del giudice Aldo Gubitosi, che a breve dovrebbe assumere un altro incarico, si è optato per una brusca accelerata per provare a chiudere il processo di primo grado in tempi ragionevoli anche in considerazione dei termini di prescrizione per i fatti più risalenti che risalgono al 2004.  
Stando al capo d’imputazione i quattro consiglieri avrebbero mentito poco dopo aver varcato la soglia del palazzo, compilando il modulo per il risarcimento previsto per il disagio degli spostamenti necessari ai residenti lontani dal capoluogo per presenziare alle sedute del consiglio. De Franchi aveva dichiarato la residenza nel comune di Corleto, Mattia a Tolve, Nardiello a Ruoti, e Mollica ad Anzi, mentre tutti e quattro avrebbero potuto usufruire di un domicilio nel capoluogo, per cui gli inquirenti considerano il rimborso percepito alla stregua del bottino di una vera e propria truffa ai danni delle casse della Regione. 
A dimostrazione del fatto che i quattro vivessero nel capoluogo molto più che nei rispettivi luoghi di residenza ieri mattina è stato sentito uno degli agenti della mobile di Potenza che a cavallo tra il 2008 e il 2009 hanno condotto gli accertamenti guidati dal pm Henry John Woodcock. Il sovrintendente Giuseppe Palermo ha illustrato i dati raccolti nei tabulati degli «eventi telefonici» sulle utenze cellulari dei consiglieri tra il 2007 e il 2009, e poi analizzati osservando per ognuno di quegli eventi la cella agganciata e la sua localizzazione. Per dare qualche numero: 35mila per De Franchi, solo 493 dei quali a Corleto; 18mila per Nardiello, solo 151 dei quali a Ruoti; 18mila anche per Mattia, 2800 dei quali a Tolve; infine un po’ meno di 6mila per Mollica, solo 175 dei quali ad Anzi. D’altra parte l’investigatore ha messo in luce che in più occasioni il cellulare di ognuno di loro avrebbe agganciato una cella dei paesi di residenza durante le riunioni del consiglio. Il senso per l’accusa era quello di dimostrare che percepivano un rimborso per quelle sedute ma in realtà erano da tutt’altra parte. Per mercoledì prossimo sono stati fissati gli interrogatori degli ultimi testi dell’accusa. Poi sarà il turno delle difese.   
l.amato@luedi.it

POTENZA – Tre dei quattro consiglieri regionali finiti sotto processo per la prima inchiesta sui rimborsi benzina hanno assistito all’udienza tra il pubblico, mentre sul banco dell’accusa c’era il pm Sergio Marotta che oltre a questo a ottobre ha ricevuto anche  un fascicolo tutto nuovo sugli sperperi del parlamentino di via Anzio. Così per tanti aspetti ieri mattina è sembrato di assistere a un prequel dei processi che verranno quando verranno scoperte anche le carte col lavoro che in questi giorni stanno ultimando carabinieri e guardia di finanza. E’ ripreso ieri mattina il dibattimento sulle accuse contro l’ex presidente del consiglio regionale Prospero De Franchi, i consiglieri Franco Mattia e Francesco Mollica e l’ex Giacomo Nardiello. Dopo una serie di rinvii per incertezze sul destino del ruolo del giudice Aldo Gubitosi, che a breve dovrebbe assumere un altro incarico, si è optato per una brusca accelerata per provare a chiudere il processo di primo grado in tempi ragionevoli anche in considerazione dei termini di prescrizione per i fatti più risalenti che risalgono al 2004.  Stando al capo d’imputazione i quattro consiglieri avrebbero mentito poco dopo aver varcato la soglia del palazzo, compilando il modulo per il risarcimento previsto per il disagio degli spostamenti necessari ai residenti lontani dal capoluogo per presenziare alle sedute del consiglio. De Franchi aveva dichiarato la residenza nel comune di Corleto, Mattia a Tolve, Nardiello a Ruoti, e Mollica ad Anzi, mentre tutti e quattro avrebbero potuto usufruire di un domicilio nel capoluogo, per cui gli inquirenti considerano il rimborso percepito alla stregua del bottino di una vera e propria truffa ai danni delle casse della Regione. A dimostrazione del fatto che i quattro vivessero nel capoluogo molto più che nei rispettivi luoghi di residenza ieri mattina è stato sentito uno degli agenti della mobile di Potenza che a cavallo tra il 2008 e il 2009 hanno condotto gli accertamenti guidati dal pm Henry John Woodcock. Il sovrintendente Giuseppe Palermo ha illustrato i dati raccolti nei tabulati degli «eventi telefonici» sulle utenze cellulari dei consiglieri tra il 2007 e il 2009, e poi analizzati osservando per ognuno di quegli eventi la cella agganciata e la sua localizzazione. Per dare qualche numero: 35mila per De Franchi, solo 493 dei quali a Corleto; 18mila per Nardiello, solo 151 dei quali a Ruoti; 18mila anche per Mattia, 2800 dei quali a Tolve; infine un po’ meno di 6mila per Mollica, solo 175 dei quali ad Anzi. D’altra parte l’investigatore ha messo in luce che in più occasioni il cellulare di ognuno di loro avrebbe agganciato una cella dei paesi di residenza durante le riunioni del consiglio. Il senso per l’accusa era quello di dimostrare che percepivano un rimborso per quelle sedute ma in realtà erano da tutt’altra parte. Per mercoledì prossimo sono stati fissati gli interrogatori degli ultimi testi dell’accusa. Poi sarà il turno delle difese.   

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