Verso le elezioni
Evitato il giudizio dei garanti del PdE alla Camera c’è una casella libera
Liste pulite Luongo rinuncia
Il parlamentare fa un passo indietro “volontario”É imputato per corruzione nel processo Iena 2
di ANTONIO LIOTTA
POTENZA – Antonio Luongo rinuncia a correre per la Camera dei Deputati. Il fulmine a ciel sereno arriva al termine della Commissione nazionale di garanzia del Pd presieduta da Luigi Berlinguer e convocata ieri pomeriggio per decidere su alcune candidature ritenute poco opportune.
Tecnicamente, Luongo non è stato escluso – come i big siciliani Mirello Crisafulli o Antonio Papania – ma ha rinunciato volontariamente al suo posto in lista, proprio come Bruna Brembilla candidata in Lombardia. Quel che è certo è che a pesare come un macigno è stato il rinvio a giudizio per corruzione nell’ambito del maxi-processo “Iena 2” sulle infiltrazioni della malavita negli appalti della Basilicata.
Nessuna condanna definitiva, certo, ma comunque un’ipotesi di reato di un certo peso per un amministratore pubblico. E se si considera che Crisafulli è stato escluso a causa di un rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, è molto probabile che la stessa sorte sarebbe toccata al parlamentare lucano. Luongo, quindi, ha preferito fare un passo indietro “sua sponte”, evitando così di sottoporsi al giudizio del comitato dei garanti. Una commissione che, come dichiarato dal presidente Berlinguer al termine della seduta, «ha scelto sulla base dell’interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato» tanto da «ottenere due rinunce volontarie e a deliberare l’esclusione, con motivazioni tra loro diverse, di tre candidati dalle liste del partito».
Il nome del parlamentare lucano era finito in questi giorni anche nell’appello pubblico lanciato da Franca Rame per chiedere l’esclusione dei cosiddetti “impresentabili” dalle liste democratiche. Compariva proprio in cima a quell’elenco di candidati “ombrosi” che per qualche giorno ha preoccupato, e non poco, Pierluigi Bersani, il quale aveva pubblicamente assicurato la massima trasparenza. E non poteva passare inosservata nello stato maggiore dei democratici quell’accusa di corruzione per un “contributo elettorale” di 15 milioni delle vecchie lire in cambio di presunte «pressioni» di due suoi stretti collaboratori dell’epoca sulla commissione di gara per l’assegnazione dell’appalto 2001 per le pulizie della Asl numero 4 di Matera. Di questa vicenda giudiziaria si era parlato anche alla vigilia delle primarie, appuntamento a cui Luongo ha partecipato facendo incetta di voti e arrivando dietro per numero di preferenze solo al presidente del Consiglio regionale Folino.
Un passo indietro, quello del parlamentare uscente del Pd – entrato alla Camera nel 1999 e riconfermato per altre due legislature – che imbarazza il partito regionale e non fa certo piacere al segretario Speranza. Non solo. La mossa scompagina anche i già fragili equilibri delle liste democratiche perché, a questo punto, il terzo posto per Montecitorio, dietro a Speranza e a Folino, torna ad essere vuoto. Uno scorrimento dell’elenco premierebbe la senatrice materana Antezza (una delle “scontente” eccellenti per le scelte del partito) e farebbe risalire in quarta posizione il governatore De Filippo, che proprio ieri mattina ha incontrato a Roma Bersani, incassando il pressing del leader Pd per una candidatura che adesso potrebbe non essere solo “di servizio”. Ma torna a sperare anche Carlo Chiurazzi, che fino a poche ore fa sembra tagliato fuori dai giochi mentre, un passo indietro, scalpitano anche le altre donne Pd (Sileo e Latorraca). Tutto, in ogni caso, dovrà essere definito in pochissimo tempo perché i termini per la presentazione delle liste sono ormai vicinissimi. E l’uscita di scena di Luongo arriva come il colpo di scena a sorpresa di un romanzo a puntate ancora senza finale.
POTENZA – Antonio Luongo rinuncia a correre per la Camera dei Deputati. Il fulmine a ciel sereno arriva al termine della Commissione nazionale di garanzia del Pd presieduta da Luigi Berlinguer e convocata ieri pomeriggio per decidere su alcune candidature ritenute poco opportune. Tecnicamente, Luongo non è stato escluso – come i big siciliani Mirello Crisafulli o Antonio Papania – ma ha rinunciato volontariamente al suo posto in lista, proprio come Bruna Brembilla candidata in Lombardia. Quel che è certo è che a pesare come un macigno è stato il rinvio a giudizio per corruzione nell’ambito del maxi-processo “Iena 2” sulle infiltrazioni della malavita negli appalti della Basilicata. Nessuna condanna definitiva, certo, ma comunque un’ipotesi di reato di un certo peso per un amministratore pubblico. E se si considera che Crisafulli è stato escluso a causa di un rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, è molto probabile che la stessa sorte sarebbe toccata al parlamentare lucano. Luongo, quindi, ha preferito fare un passo indietro “sua sponte”, evitando così di sottoporsi al giudizio del comitato dei garanti. Una commissione che, come dichiarato dal presidente Berlinguer al termine della seduta, «ha scelto sulla base dell’interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato» tanto da «ottenere due rinunce volontarie e a deliberare l’esclusione, con motivazioni tra loro diverse, di tre candidati dalle liste del partito».Il nome del parlamentare lucano era finito in questi giorni anche nell’appello pubblico lanciato da Franca Rame per chiedere l’esclusione dei cosiddetti “impresentabili” dalle liste democratiche. Compariva proprio in cima a quell’elenco di candidati “ombrosi” che per qualche giorno ha preoccupato, e non poco, Pierluigi Bersani, il quale aveva pubblicamente assicurato la massima trasparenza. E non poteva passare inosservata nello stato maggiore dei democratici quell’accusa di corruzione per un “contributo elettorale” di 15 milioni delle vecchie lire in cambio di presunte «pressioni» di due suoi stretti collaboratori dell’epoca sulla commissione di gara per l’assegnazione dell’appalto 2001 per le pulizie della Asl numero 4 di Matera. Di questa vicenda giudiziaria si era parlato anche alla vigilia delle primarie, appuntamento a cui Luongo ha partecipato facendo incetta di voti e arrivando dietro per numero di preferenze solo al presidente del Consiglio regionale Folino. Un passo indietro, quello del parlamentare uscente del Pd – entrato alla Camera nel 1999 e riconfermato per altre due legislature – che imbarazza il partito regionale e non fa certo piacere al segretario Speranza. Non solo. La mossa scompagina anche i già fragili equilibri delle liste democratiche perché, a questo punto, il terzo posto per Montecitorio, dietro a Speranza e a Folino, torna ad essere vuoto. Uno scorrimento dell’elenco premierebbe la senatrice materana Antezza (una delle “scontente” eccellenti per le scelte del partito) e farebbe risalire in quarta posizione il governatore De Filippo, che proprio ieri mattina ha incontrato a Roma Bersani, incassando il pressing del leader Pd per una candidatura che adesso potrebbe non essere solo “di servizio”. Ma torna a sperare anche Carlo Chiurazzi, che fino a poche ore fa sembra tagliato fuori dai giochi mentre, un passo indietro, scalpitano anche le altre donne Pd (Sileo e Latorraca). Tutto, in ogni caso, dovrà essere definito in pochissimo tempo perché i termini per la presentazione delle liste sono ormai vicinissimi. E l’uscita di scena di Luongo arriva come il colpo di scena a sorpresa di un romanzo a puntate ancora senza finale.