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ERA nata da una costola di Catanzaro ma rischia di confluire ora nella maxi provincia di Cosenza: il destino di Crotone, nelle carte sul tavolo del governo Monti, sembra segnato, almeno secondo quanto riferisce oggi il Corriere della Sera. E se nella mappa dei nuovi enti locali Vibo Valentia sembra indirizzata verso il Catanzarese, per l’area bruzia si profila un’espansione da record. A quella che già è una delle province più estese d’italia – la quinta in assoluto – si aggiungerebbe tutta la fascia silana e jonica fino al confine con Botricello e Petronà: un territorio immenso da quasi 8.500 chilometri quadrati, con una popolazione di 900mila abitanti. L’intera Calabria, per avere un’idea, occupa 15.000 chilometri quadrati ed è abitata da due milioni di persone.
Il decreto, anticipa il Corsera, arriverà con il primo consiglio dei ministri di novembre. Dalla fine di giugno 2013 poi scatterà il commissariamento per tutte le Province, anche quelle che sono escluse dal “taglio”, per gestire la transizione e gli accorpamenti.
Per la Calabria sarà una rivoluzione: Reggio diventerà area metropolitana e conserverà il suo territorio provinciale, Vibo tornerà dove si trovava prima del 1992 e Crotone seguirà invece il suo nuovo destino. E così, da Cutro alla città capoluogo, ad esempio, saranno necessarie quasi due ore e mezzo; da Isola Capo Rizzuto a Tortora, invece, la traversata da sudest a nordovest richiederà ben oltre le quattro ore.
A questo punto, quindi, è ovvio aspettarsi un’infiammata nel dibattito: il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico ha convocato una nuova seduta del Consiglio regionale delle Autonomie locali, organo rappresentativo degli Enti Locali e di consultazione e cooperazione tra gli stessi e gli organi della Regione. Dopo un primo incontro in cui il Cal ha espresso il proprio parere sull’ipotesi di soppressione delle province di Vibo Valentia e Crotone, l’organismo tornerà a riunirsi giovedì 25 ottobre, alle ore 15.00, nell’Aula «Giuditta Levato» di Palazzo Campanella.
«Non possiamo pensare che una riforma importante come questa – dice il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi – possa venir meno solo per delle resistenza localistiche». Anzi. Per mettere al sicuro il risultato ed evitare la tentazione del dietrofront, vedi campagna elettorale e nuovo governo, il decreto prevede un processo a tappe forzate. Dalla fine di giugno del 2013 tutte le Province, anche quelle che non si vedranno toccare i confini, saranno guidate da un commissario. Toccherà a lui curare la transizione verso il nuovo regime.
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