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LAMEZIA TERME – Arlacchi scelga tra la carica politica e quella gestionale. L’aut aut arriva dal commissario regionale del Pd, Alfredo D’Attorre, che il 28 aprile, aprendo la conferenza stampa con il capogruppo alla Regione Sandro Principe e il consigliere regionale Mario Maiolo, sui fondi comunitari, ha parlato del “caso Arlacchi”. L’europarlamentare, eletto in Italia dei Valori e passato dopo poco più di un anno nel Pd, è anche presidente della società “Progetto Magna Graecia” istituita dalla Regione subito dopo le elezioni del 2010. La società è controllata dalla Regione, ha tra gli azionisti diversi comuni calabresi e ha come missione quella di valorizzare i siti archeologici della Calabria. La norma istitutiva è stata anche impugnata dal Governo alla Corte costituzionale perché violerebbe la norma che pone lo Stato nella posizione di esclusività nella gestione dei beni culturali. D’Attorre, che sul punto immaginiamo abbia concordato la linea da tenere con la segreteria nazionale, ha posto all’europarlamentare la questione dell’’incompatibilità tra carica elettiva e quella di gestione. «Io credo – ha detto ieri D’Attorre – che chi riveste una carica parlamentare non è il caso che rivesta anche un incarico di gestione in società partecipate dalla Regione e dai Comuni. Penso che quanto prima l’onorevole Arlacchi – ha aggiunto – sciolga questo nodo. Uno dei principi che riveste l’azione del Pd – ha ricordato il commissario – è la compatibilità tra cariche politiche e rappresentative e cariche gestionali. E’ una questione su cui penso che l’onorevole Arlacchi prenda posizione». 

Ma D’Attorre ha contestato anche un’altra iniziativa di Arlacchi, quella sul Porto di Gioia Tauro senza che questa sia stata concordata con le forze sociali e con lo stesso partito. «Ne ho parlato anche con il diretto interessato – ha detto in conferenza stampa D’Attorre – su Gioia Tauro bisogna procedere con grande attenzione. E poi – ha aggiunto – non ho capito questa iniziativa di convocare in un viaggio a Bruxelles alcuni esponenti istituzionali. Mi è sembrata una cosa organizzata non con il dovuto grado di concertazione, innanzitutto con la forze sociali». Per D’Attorre «chi sta in un gruppo espressione del Pd è bene che anche nello svolgimento della sua attività istituzionale abbia la preoccupazione di tener fermo quel principio della concertazione e del coinvolgimento di tutti i soggetti che costituiscono un tratto caratterizzante della nostra azione politica». La vicenda sarà destinata ad avere ulteriori epiloghi e visto il trascorso di Arlacchi non sono esclusi colpi di scena. Infatti, quando a settembre del 2010, decise di rompere con Idv e con Antonio Di Pietro si era messo in una posizione di “incompatibilità politica” con i dipietristi. «Il mio profilo è chiaro, sono un uomo di sinistra», disse al Quotidiano. E poi affrontando il caso Reggio puntualizzò: «Sono contento che a Reggio le istituzioni si muovo bene contro la ‘ndrangheta. Finalmente dopo anni di scarso impegno abbiamo un sistema della magistratura e degli apparati investigativi che stanno ottenendo degli ottimi risultati nella lotta contro le cosche». 

Sulla Regione elogiò i primi passi della giunta Scopelliti: «Sono contento nel vedere che l’esordio del presidente Scopelliti sia incoraggiante e positivo con la pulizia e la razionalizzazione della sanità che lui sta avviando, dove di scontra con decenni di lassismo e corruzione. Razionalizzare la sanità in Calabria vuol dire colpire interessi mafiosi e paramafiosi, certe volte peggiori della stessa ‘ndrangheta e se Scopelliti si muove in questa direzione con coraggio e determinazione è un fatto inedito e incoraggiante. Preferisco vedere questi segni nella mia Regione». 

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