CATANZARO – Terra povera, ma soprattutto con difficili prospettive di sviluppo, specie a causa di un tessuto imprenditoriale particolarmente debole che non potrebbe trainare la crescita. Lo spaccato della Calabria che emerge dal Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, è drammatico. Molto rare le occasioni in cui questa terra riesce a risalire le graduatorie in termini di efficienze, potenzialità e sviluppo. Pil in continua discesa, imprese (quasi tutte piccolissime) costrette a chiudere, tasso di disoccupazione alle stelle, spesa per la ricerca e sviluppo al minimo storico, sono solo alcuni degli aspetti più critici che emergono dal rapporto presentato dagli industriali. Per quanto riguarda il Prodotto interno lordo calabrese, nel 2011 si è assestato a 29.801 milioni, con una riduzione del 6,9 per cento rispetto al 2007 e dello 0,7 per cento del 2010. Stessa tendenza per il sistema delle imprese attive in regione: sono 156.460 quelle registrate nel 2012 con un meno 0,4 per cento rispetto al 2007 e uno 0,7 per cento rispetto al 2011. In questo contesto, la Calabria è la regione meridionale con i tempi di pagamento maggiori da parte delle Aziende sanitarie (850 giorni, valore quasi 11 volte superiore a quello del Friuli Venezia Giulia, regione più virtuosa in quest’ambito). Male anche l’export, con i dati regionali che indicano come in quattro regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria) il valore dell’export al 2011 risulta ancora molto inferiore a quello registrato nel 2007. Particolarmente bassa è la propensione alle esportazioni della Calabria (circa l’1%) e del Molise (6,3%), regioni nelle quali risulta, peraltro, in forte peggioramento rispetto al 2006. Aumenta nella regione il numero di imprese a partecipazione estera in Molise, in Puglia, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna. Nel meridione la regione che presenta la percentuale maggiore di imprese che si connettono ad internet tramite banda larga è l’Abruzzo (83,7%), facendo registrare uno dei maggiori incrementi rispetto al 2003 (quando il valore era pari al 23,9%); segue la Sardegna (83,2%).Basilicata, Calabria, Campania e Puglia presentano percentuali inferiori alla media meridionale. Il tessuto imprenditoriale appare troppo debole: il 93,2 per cento hanno da 1 a 9 addetti, il 6,4 per cento tra 10 e 49 dipendenti, solo lo 0,4 per cento tra 50 e 249, mentre non esistono aziende con oltre 250 dipendenti.
OCCUPAZIONE. La Calabria, seguita da Sicilia e Campania, è la regione italiana con il più elevato tasso di disoccupazione, mentre l’Abruzzo si conferma la regione meridionale con il tasso di disoccupazione più basso, pur se in forte peggioramento rispetto al 2011. I dati evidenziano un preoccupante 19,7 per cento di disoccupazione, contro il 12,7 del 2011 e l’11,9 del 2010. Rispetto all’occupazione femminile, con riferimento al primo semestre 2012, la Calabria registra il livello più elevato, seguita da Campania e Sicilia. Il dato è in peggioramento in tutte le regioni. La disoccupazione giovanile nel 2011 è al 40,4, l’anno precedente era al 39. Ovvio che ne risenta il dato degli occupati: nel 2012 557 mila, contro i 577 del 2011 e i 602 del 2007. In questo ambito, però, si inserisce il dato dei lavoratori irregolari sul totale dei lavoratori: la regione meridionale con la maggiore incidenza è, infatti, la Calabria (29,2% nel 2009). Scende mediamente nei primi nove mesi del 2012 la Cassa integrazione guadagni per la quale risultano 10,1 milioni di ore, contro i 17 milioni del 2011 e le 4,5 del 2007. Così, tra disoccupati, aziende in crisi e pochi investimenti, tra le regioni meridionali, la Sicilia e la Calabria sono quelle che presentano le più elevate percentuali di famiglie in condizione di povertà relativa.
BANCHE. Il tasso attivo sulle operazioni a breve termine in Italia è aumentato rispetto al dato di marzo 2011, passando a 6,1% nel I trimestre 2012. Nel Mezzogiorno, il tasso attivo si mantiene costantemente superiore alla media italiana in tutto il periodo analizzato, attestandosi a 7,6% a marzo 2012. A tale data, tra le regioni meridionali, la Calabria (8,87%) e la Sicilia (7,9%) presentano i tassi più elevati, mentre la Sardegna (5,93%) presenta il valore più basso. Anche i tassi passivi in Italia sono cresciuti tra marzo 2011 e marzo 2012 (da 0,45% a 0,68%), ma nel Mezzogiorno, a marzo 2012, continuano ad essere inferiori a quelli registrati nelle altre macro-aree italiane. Tra le regioni meridionali, il tasso più basso si riscontra in Calabria (0,29%), quello più alto in Sardegna (0,58%), che si conferma, pertanto, la regione che presenta le condizioni più vantaggiose per gli operatori economici sia per il risparmio sia per l’indebitamento. Nel 2011, in particolare, il 48,2 per cento delle aziende manifatturiere hanno percepito un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito; un dato in forte aumento se si considera che nel 2010 erano state il 38 per cento.
IL TERRITORIO. Tenendo conto di quindici variabili di natura economico-sociali di base, Confindustria ha provato a tracciare anche il percorso dello sviluppo su base provinciale. Anche in questo caso le cinque province calabresi sono molto indietro, e per Crotone e Vibo Valentia il dato è particolarmente complesso, considerato che solo la provincia di Enna fa peggio. In queste condizioni, meglio fa la provincia di Reggio Calabria che conquista l’89esimo posto con un coefficiente di 72,40; segue Cosenza (96esima) con 67,13; Catanzaro (98 posto) con 66,78; Crotone (105) con 62,07; Vibo Valentia (106) con 61,24).
TURISMO. Qualche sorriso arriva dai dati sul settore turistico, dove si registra un lieve aumento (+2,6%) negli arrivi del 2011 e nelle presenze (+0,9%). Restano, però, secondo i dati del rapporto, particolarmente negative le stime di investimenti nel settore per la Calabria e la Campania.
FONDI EUROPEI. Luci e ombre anche sulla capacità di spesa dei fondi europei. Per quanto riguarda il Fesr la Calabria ha impegnato il 44,7% dei fondi disponibili con il 17,1% dei pagamenti, acquisendo un dato non entusiasmante. Molto meglio il Fse con il 47 per cento degli impegni e il 28,1 dei pagamenti che posiziona la Calabria al secondo posto tra le regioni meridionali dopo la Basilicata.